Scontro Israele-ONU: l’Occidente rinnega se stesso
La teoria dei due standard, l'ipocrisia dell'Occidente e la rabbia del mondo panarabo
La credibilità del blocco occidentale rischia di andare in frantumi a seguito dello scontro senza precedenti tra Israele e le Nazioni Unite. Dove la teoria dei “due standard” fra la guerra in Ucraina e quella in Palestina, apre una breccia oggi epocale che costerà molto cara all’Occidente.
Le parole del Segretario Generale ONU, Antonio Guterres, hanno condannato l’attacco del 7 Ottobre di Hamas. Ma hanno anche criticato “la punizione collettiva” e le violazioni dei diritti umani perpetuate a Gaza dall’esercito israeliano. Guterres come testimoniano le numerose indagini e papers dell’ONU, ha parlato ai microfoni delle condizioni a cui il popolo palestinese è ridotto da più di 50 anni. Sono difatti circa “56 anni di soffocante occupazione per il popolo palestinese” come afferma il Segretario Generale “che ha visto la sua terra costantemente divorata dagli insediamenti e tormentata dalla violenza; l’economia soffocata; la gente sfollata e le case demolite”.
Lo scontro tra Israele e l’ONU
L’ambasciatore israeliano presso l’Onu, Gilad Erdan, ha definito il discorso di Guterres “scioccante”, affermando che dovrebbe dimettersi e che “vede il massacro commesso dai terroristi nazisti di Hamas in modo distorto e immorale”. Ma i dati parlano chiaro. Anche in territori laddove Hamas possiede molta meno influenza, come nella Cisgiordania, i morti palestinesi di quest’anno bastano a testimoniare la crescente violenza da parte dell’esercito israeliano. A prescindere dall’attacco del 7 Ottobre. Ad allontanare Israele però dalla ragione sono soprattutto i numeri e i metodi della risposta militare. I bombardamenti sulla Striscia di Gaza, incessanti, hanno provocato secondo le stime del Ministero della Sanità dell’enclave, oltre 6.500 morti di cui più di 2700 bambini. Le bombe non stanno risparmiando oggi neanche la zona sud, a cui si aggiunge “l’invito” di Israele ai civili di risparmiarsi la vita abbandonando la zona nord. Senza contare la mancanza di corridoi umanitari per numerosi giorni, e l’uso di armi chimiche come bombe al fosforo.
L’ipocrisia del blocco occidentale nei confronti dei metodi di Israele
Ora: se l’Occidente paventa di essere la culla della civiltà moderna, e di difendere la democrazia come lo sviluppo massimo di uno stato civile. Se l’osservazione del diritto internazionale è la base della diplomazia fra Stati, oltre il quale esisterebbe l’anarchia o il buio del Medioevo. Se il rispetto dei diritti umani è ciò che sostanzialmente divide noi dai terroristi, e dai cosiddetti “Stati canaglia”, come li definisce il gergo USA. Come può il blocco occidentale difendere oggi i metodi brutali di Israele davanti al mondo? Già la guerra in Iraq e in Libia, hanno gravemente scalfito la nostra credibilità agli occhi dei Paesi in via di sviluppo. Che per l’ennesima volta hanno assistito all’azione delle superpotenze pronte a tutto per imporre i propri interessi, fino ad interferire brutalmente nel diritto all’affermazione di altri popoli. Ma adesso la situazione rischia davvero di scappare di mano.
La guerra in Palestina sta mostrando tutta l’ipocrisia che avvolge la cultura occidentale. Capace di pensare e garantire i diritti fondamentali della persona, ma di rinnegarli prontamente a seconda del proprio interesse. Come i doppi standard nei confronti della guerra in Ucraina e quella in Palestina. Dove da una parte la violenza spropositata e le violazioni del diritto internazionale dell’esercito russo vanno condannate fermamente e minuziosamente documentate. Mentre quelle dell’esercito israeliano vengono giustificate e mistificate. E questo approccio del blocco occidentale, ormai interamente ripiegato nelle posizioni USA, sta costruendo uno spaccato all’interno della comunità internazionale senza precedenti. Generando un ulteriore accelerazione del disincanto verso l’ordine globale a stampo occidentale.
La rabbia del mondo panarabo nei confronti di USA ed UE
Come confermano le parole della regina Rania di Giordania, che parlano di “un massacro che si consuma sotto gli occhi del mondo mentre in Occidente nessuno chiede nemmeno un cessate il fuoco. Il silenzio assordante di UE e USA ha scioccato la gente e per molti nella nostra regione rende complice il mondo occidentale”. Cresce la frustrazione anche tra altri leader regionali per la percepita riluttanza da parte degli Stati Uniti a frenare il bombardamento di Gaza. Come a Doha, dove lo sceicco è tornato sulla questione dei “doppi standard dell’Occidente”. Affermando che “c’è una crescente rabbia tra tutti in questa regione che mette in dubbio la reazione della comunità internazionale per i crimini commessi contro il popolo palestinese. Il numero di bambini uccisi in questa guerra ha superato il numero di bambini uccisi nella guerra tra Ucraina e Russia, eppure non vediamo la stessa reazione”.
Le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie chiedono urgentemente una tregua umanitaria e un cessate il fuoco, per la popolazione ormai allo stremo. Ma per gli USA, come testimoniano le parole di John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, non è il momento. Kirby alla CNN ha dichiarato difatti che “non crediamo che questo sia il momento per un cessate il fuoco. Israele ha il diritto di difendersi. Hanno ancora del lavoro da fare per perseguire la leadership di Hamas, continueremo a sostenerli o a fornire loro maggiore assistenza in materia di sicurezza”. In Europa il dibattito è molto acceso sui media e sui social, dove molti accusano l’UE di ipocrisia per i suoi diversi approcci alle guerre in Ucraina e Gaza. Ma manca una vera voce fuori dal coro, che bilanci la posizione del blocco occidentale. Che oggi arroccato nella posizione USA rinnega se stesso e i propri valori.