1 e 2 Novembre, cosa si festeggia? Tra cultura popolare e religione
Ognissanti e la "Festa dei Morti" due tradizioni legate alla Chiesa, ma non solo
L’1 e il 2 Novembre sono due giornate in cui si celebrano ricorrenze che appartengono alla religione cristiana cattolica, ma che ha affondano le loro radici anche in tradizioni popolari e pagane. In generale il primo giorno di Novembre è indicato come la festa di Ognissanti, mentre il 2 Novembre è la ‘Festa dei Morti’.
Il 1° Novembre è il giorno di Tutti i Santi, noto anche come Ognissanti. Fa riferimento ad una festa celebrata da alcune chiese cristiane che ricordano tutti i santi, compresi quelli non canonizzati. Nel calendario liturgico della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa, è chiamata Solennità di Tutti i Santi. Il 2 Novembre, invece, è la giornata in cui la Chiesta ricorda i defunti.
Le commemorazioni dell’1 e 2 Novembre
Il primo giorno di Novembre, segue la festa di Halloween dall’origine assolutamente pagana. Tuttavia, secondo diverse tradizioni potrebbe esserci un legame tra le due ricorrenze. Alcune teorie affermano che la data del 1° Novembre potrebbe legarsi alla festività celtica di Samhain che sarebbe anche all’origine di Halloween. In questa occasione i morti sarebbero tornati nei luoghi in cui avevano vissuto. Il nome è una variante scozzese del nome All-Hallows-Eve, cioè la notte prima di Ognissanti che sarebbe All Hallows Day.
Secondo la Chiesa la canonizzazione, ovvero il diventare Santi, decreta che un defunto abbia varcato definitivamente le porte del Paradiso. L’origine della ricorrenza di Ognissanti potrebbe risalire già al IV sec. d.C. quando le prime chiese commemoravano i martiri. Allora, però, si trattava di date diverse corrispondenti alla domenica successiva alla Pentecoste o al 13 maggio. Quest’ultima data in cui il Pantheon a Roma divenne Chiesa per volere di Bonifacio IV nel 609, consacrato alla Vergine Maria e ai martiri. Fu Papa Gregorio III a scegliere come data di riferimento quella della consacrazione della cappella a San Pietro alle reliquie dei Santi Apostoli e di tutti i Santi, martiri e confessori, ovvero il 1° Novembre.
Il 2 Novembre, invece, la Chiesa Cattolica ricorda tutti i defunti. Una tradizione che ha le sue radici già nel Medioevo, quando la domenica che precedeva di due settimana la Quaresima si commemoravano i morti. La data del 2 Novembre nasce quando un abate benedettino di Cluny, nel 998, fece suonare le campane funebri dopo i vespri del 1 Novembre e il giorno successivo offrì l’eucarestia pro requie omnium defunctorum. In entrambe le giornate è tradizione portare i fiori sulle tombe dei defunti. Secondo la tradizione italiana, il fiore che indica questa ricorrenza è il crisantemo, in quanto sboccia effettivamente proprio in questo periodo dell’anno.
La tradizione popolare
A queste due ricorrenze, come accennato in apertura, sono legati anche riti specifici e piatti che si preparano in questo periodo esatto. Il cibo più comune è il dolce e, nella maggior parte d’Italia, si tratta di dolci creati con ingredienti semplici e dai nomi caratteristici (ossa di morto, fave di morto). Si posizionano nella tavola imbandita e qualcuno suole lasciarli nella notte tra il 1° e il 2 Novembre, proprio per offrirli in dono ai cari defunti che, in quella notte, vengono a visitare la loro casa. In alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre molte persone mettono in cucina un vaso di acqua fresca per far dissetare i morti. Nel Friuli invece si lascia un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane.
In Sicilia, ancora, il 2 Novembre i bambini ricevono doni dai ‘Morticini‘ e in questa Regione si preparano una varietà consistente di dolci tipici fatti di mandorle e zucchero. Le celebrazioni, ovviamente, non riguardano solo l’Italia e questa ricorrenza è celebrata anche in diverse parti del mondo con riti precisi e suggestivi. In Guatemala, ad esempio, si costruisce un grande aquilone al cimitero, che fatto volare porta buon auspicio a chi ha lasciato questa terra. In Messico, invece, si preparano altari dei morti anche in casa perché la tradizione vuole che i defunti tornino a trovare chi è ancora vivo.
Riti nel mondo
La festa in Messico El dia de los muertos, patrimonio immateriale dell’umanità, ha anche un lato allegro perché prevede colori e canzoni. Oltre ai fiori sulle tombe si portano foto, liquori e sigarette e c’è anche chi suole dormire al cimitero. In India la festa dei morti si chiama Diwali, che letteralmente si traduce come “festa delle luci“. La ricorrenza cade tra ottobre e novembre e si accendono delle lampade che, secondo le tradizioni, riportano in vita il sole morente.
In Cambogia la festa ricade nelle prime due settimane di ottobre. Il quindicesimo giorno viene detto Bon Phchoum Ben (raccolta dei ben). Per tre giorni si offrono i ben (palle di riso cotte nel latte) ai morti. Infine, in Giappone la festa dedicata ai morti ricade a luglio. Si apre con il kama buta tsuitachi (il primo coperchio della marmitta) che simbolicamente rappresenta il ‘calderone’ degli Inferi scoperchiato in quell’occasione per permettere alle anime di tornare nel mondo dei vivi. Per il Giappone le anime degli antenati sono benevole e portatrici di prosperità e questo è un po’ racchiude tutto il senso positivo di una celebrazione dedicato, nel mondo, ai defunti.
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