Meloni, vittima di uno scherzo telefonico, ammette: “Controffensiva ucraina inefficace, serve via d’uscita dalla guerra”
Smontata in 2 minuti di colloquio con due comici russi, spacciatisi per politici africani, la ferrea difesa delle ragioni di Kiev contro la Russia
Uno scherzo telefonico imbarazza la presidente del Consiglio Giorgia Meloni perché l’immagine internazionale dell’Italia, paese del G7 e della NATO, ne esce appannata. In primo luogo, tuttavia, ne esce male l’immagine della premier e dei consiglieri diplomatici di cui si circonda.
Ma cosa è successo? Il duo di comici russi Vovan & Lexus, si è spacciato per un politico africano mettendosi in contatto con Palazzo Chigi lo scorso settembre, per una conversazione sulla situazione geopolitica internazionale. Diffusa sui social media, la conversazione è stata poi rilanciata in questi giorni dall’agenzia di stampa russa Tass.
Cosa ha detto Meloni
Nella telefonata Meloni parla in particolare di Ucraina e dell’inefficacia della controffensiva militare che Kiev ha scatenato in estate ma che non ha portato ad alcun sostanziale cambiamento dell’equilibrio militare sul campo di battaglia. La guerra va avanti, ininterrotta, ormai da 20 mesi e, come disse a febbraio al Financial Times il generale statunitense Mark Milley, non vedrà la vittoria sul campo di nessuno dei due contendenti. Almeno per quest’anno. Ma probabilmente anche in futuro, per cui c’è il serio rischio che la guerra vada avanti per anni se non ci si siede a un tavolo di negoziati.
“C’è molta stanchezza da tutte le parti” sul conflitto, ha detto Meloni al comico russo spacciatosi per un politico della Commissione dell’Unione Africana. E “si avvicina il momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita“. La premier ha proseguito affermando che “il problema è trovare una via d’uscita accettabile per entrambe le parti senza distruggere il diritto internazionale. Ho alcune idee su come gestire questa situazione, ma aspetto il momento giusto per metterle sul tavolo“.
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Lo scherzo telefonico di cui è stata vittima la premier Giorgia #Meloni@UltimoraPolitics pic.twitter.com/w6CQhc3N4T
— Ultimora.net – POLITICS (@ultimora_pol) November 1, 2023
“Il Consigliere di Meloni rischia il posto”
Insomma, al di là della granitica alleanza di facciata con Zelensky, pare di capire che il Governo italiano stia lavorando sottotraccia per un avvicinamento fra Kiev e Mosca al fine di far cessare la guerra perché non vede altre possibili soluzioni realisticamente praticabili.
Lo scherzo telefonico dei due comici russi ha avuto ricadute politiche non indifferenti. Palazzo Chigi è dovuto intervenire con una nota ufficiale nella quale si definiscono i due comici degli impostori. “L’Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore che si è spacciato per il Presidente della Commissione dell’Unione Africana e che è stato messo in contatto telefonico con il Presidente Meloni” si legge nella nota.
“L’episodio è avvenuto il giorno 18 settembre. Nel contesto dell’intenso impegno sviluppato in quelle ore dal Presidente Meloni per rafforzare i rapporti con i leader africani con i quali ha avuto importanti incontri a margine dell’Assemblea Generale dell’ONU tra il 19 e il 21 settembre“. Secondo La Stampa Francesco Talò, il consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, ora rischia il posto.
Migranti: “L’Europa ha lasciato sola l’Italia“
Nel corso dello scherzo telefonico la presidente del Consiglio ha parlato anche di migranti: “L’Europa ha pensato per un sacco di tempo che poteva risolvere il problema limitandolo all’Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. La dimensione di questo fenomeno è tale che coinvolge non solo la Ue, ma a mio parere anche l’ONU. Il problema è che gli altri non se ne curano e tutti concordano che l’Italia deve risolvere questo problema da sola“. I due comici russi in passato hanno colpito con le loro telefonate ‘fake’ leader come il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, il ministro degli Esteri danese, Lars Lokke Rasmussen, l’ex segretario di Stato Usa, Henry Kissinger e il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan.