Pittore, matematico, ma soprattutto visionario. Artista eclettico e riservato affascinato dalla Capitale tanto da sceglierla come sua dimora d’elezione. Le opere di Maurits Cornelis Escher, tra i più grandi nomi del Novecento, arrivano a Roma, precisamente a Palazzo Bonaparte. Prende il via, infatti, la più grande e completa mostra sul genio olandese, visitabile fino al primo aprile 2024, intitolata semplicemente Escher.
I mondi impossibili di Maurits Cornelis Escher, M.C.E., come amava firmarsi, sono entrati nell’immaginario collettivo rendendolo una vera e propria icona del mondo dell’arte moderna. Per lui l’arte in quanto tale non doveva essere unica, ma riproducibile.
La più grande mostra di Escher mai realizzata
Artista osannato da tutto il mondo, Escher nel 1923 si trasferì a Roma. Proprio per festeggiare questo importante centenario Arthemisia ha voluto rendergli omaggio con una mostra epocale che vede celati tutti i più grandi capolavori del genio olandese. “La sera (…) disegnavo la meravigliosa, bellissima architettura di Roma di notte, che mi piaceva di più di quella alla luce del giorno. Le passeggiate notturne sono il più meraviglioso ricordo che ho di Roma.” (M. C. Escher).
Inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher, con le sue incisioni e litografie, ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportarci in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design. Artista scoperto in tempi relativamente recenti ha conquistato milioni di visitatori nel mondo grazie alla sua capacità di parlare ad un pubblico molto vasto. Escher è amato da chi conosce l’arte, ma anche da chi è appassionato di matematica, geometria, scienza, design, grafica.
L’antologica comprende l’ormai iconica Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938), la celebre serie degli Emblemata, e tantissime altre. Inoltre, a impreziosire il percorso espositivo, anche una ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda che, qui a Roma, espone al suo interno i vari strumenti originali coi quali il Maestro produceva le sue opere e il cavalletto portatile che lo stesso Escher portò con sé nel suo peregrinare per l’Italia.
Escher visse a Roma per ben dodici anni
Abitò dal 1923 al 1935, al civico 122 di via Poerio, nel quartiere di Monteverde vecchio. Il periodo romano ebbe una forte influenza su tutto il suo lavoro successivo che lo vide prolifico nella produzione di litografie e incisioni soprattutto di paesaggi, scorci, architetture e vedute di quella Roma antica e barocca che lui amava indagare nella sua dimensione più intima, quella notturna, alla luce fioca di una lanterna.
In mostra a Palazzo Bonaparte, infatti, sarà presente anche la serie completa dei dodici “notturni romani” prodotta nel 1934 – tra cui “Colonnato di San Pietro”, “San Nicola in Carcere”, “Piccole chiese, Piazza Venezia”, “Santa Francesca Romana”, “Il dioscuro Polluce” – insieme ad altre opere che rappresentano i fasti dell’antica Urbe come Roma (e il Grifone dei Borghese) del 1927, San Michele dei Frisoni, Roma (1932) e Tra San Pietro e la Cappella Sistina (1936).
La mostra, col patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company. La mostra Escher rientra nel progetto L’Arte della solidarietà realizzato con Komen Italia, charity partner della mostra.
Le otto sezioni della mostra di Escher
La Prima sezione – Gli inizi mostra i primi lavori di Escher che risentono quindi dell’influenza dall’Art Nouveau. In questa sezione sono riprodotte anche le ventotto xilografie che compongono il libro XXIV Emblemata dat zijn zinne-beelden, cioè XXIV Emblemi, con massime in versi, una delle tre opere di Escher in qualità di illustratore. La Seconda sezione – Italia rappresenta lo stabilirsi dell’artista olandese nel nostro Paese. Un altro riferimento a quel periodo, si trova per esempio nella celebre opera Mano con sfera riflettente dove viene riprodotto fedelmente il suo studio di via Alessandro Poerio. Ogni anno Escher intraprendeva un viaggio attraverso l’Italia e nel Mediterraneo per riprodurne i magnifici paesaggi.
Terza sezione – Tassellature
Nel 1936 Escher soggiorna a Granada, dove visita nuovamente l’Alhambra, un complesso palaziale fortificato, costruito fra il secolo XIII e il XIV. Di queste simmetrie, Escher costituì un catalogo di 137 acquarelli, numerati e archiviati secondo un suo proprio schema logico, da usare come motivi per eseguire tassellature e metamorfosi. L’uso delle tassellature diventerà un tratto distintivo della sua arte, in cui fantasia, geometria e soggetti figurativi sono sapientemente combinati.
Quarta sezione – Metamorfosi
Le tassellature sono alla base dei cicli e delle metamorfosi, il cui tema Escher affronta a partire dal 1937. Per Escher, una metamorfosi, in particolare una trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, prende infatti le mosse dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature. La xilografia Metamorfosi II (1939-1940), uno dei capolavori di Escher, è un universo circolare in cui un una lucertola può progressivamente diventare la cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello che a sua volta si trasforma in un cubo e poi in un tetto.
Quinta sezione – Struttura dello spazio
Fin dalle sue prime opere, più ancora che per l’elemento pittorico, Escher dimostra un’attenzione particolare per l’organizzazione dello spazio compositivo. Potremmo parafrasare un suo commento alla litografia Mano con sfera riflettente del 1935, una delle sue opere più celebri, in questo modo: la sfera, riflettendolo, racchiude in sé tutto lo spazio circostante, al cui centro si staglia proprio colui che la guarda; l’uomo è quindi il centro di questo universo. Escher qui non dissimula una certa ironia riguardo all’ego dell’artista, immortalato in una dinamica autoreferenziale. La disamina di questi concetti lo porterà ad esacerbare il suo gusto per i paradossi, le distorsioni prospettiche e le illusioni ottiche che queste figure permettono.
Sesta sezione – Paradossi geometrici
Una svolta importante avviene nel 1954, anno in cui vengono esposte alcune stampe di Escher durante il Congresso Internazionale dei Matematici ad Amsterdam. Da quel momento il suo lavoro viene sempre più apprezzato dalla comunità scientifica. Questa sezione analizza come Escher abbia cercato di forzare oltre ogni limite la rappresentazione di situazioni impossibili, all’apparenza coerenti, attraverso una selezione di alcune delle sue opere più famose: Salire e Scendere, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe, o ancora Relatività. Questi capolavori riflettono un aspetto essenziale dell’arte del grafico olandese: il suo complesso rapporto con la matematica, la geometria e il tema della riproduzione grafica dell’infinito.
Settima sezione – Lavori su commissione
Come tutti gli artisti che vivono della propria opera, Escher, in qualità di grafico, riceve nel corso degli anni commissioni di vario genere. In questa sezione ritroviamo una carrellata di alcune di queste opere: ex libris biglietti d’auguri o ancora design per loghi, francobolli, articoli pubblicitari ecc. Per questi lavori, Escher fa un largo e sapiente uso delle tassellature, che non sono solo un suo tratto caratteristico, ma che si prestano per altro perfettamente all’uso: ideali per ottimizzare i tempi del processo creativo attraverso l’uso ripetuto di uno stesso elemento figurativo.