Gaza, il capo di Hezbollah: “Anche noi siamo in guerra” (ma dal Libano non la fa scattare)
Gli alleati di Hamas non avevano ancora preso posizione. In Europa e in Italia cresce l'antisemitismo
Sulla guerra a Gaza interviene Hezbollah: gli alleati libanesi di Hamas. Hezbollah è un’organizzazione paramilitare islamista, potente come l’esercito regolare di uno Stato. Ed è anche un partito politico filo-iraniano.
Il capo libanese di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha rotto il silenzio e ha tenuto un discorso il 3 novembre. Israele, ha detto, “non è in grado di reggersi in piedi da solo“. Ma questo è il meno. Nasrallah ha definito “sacra e grande” l’aggressione degna di pogrom nazista che i miliziani di Hamas hanno scatenato contro la popolazione israeliana lo scorso 7 ottobre. Ovvero l’atto che è all’origine dell’attuale guerra, al quale è seguita la sproporzionata rappresaglia di Tel Aviv, divenuta un’inarrestabile carneficina ai limiti del genocidio.
Guerra e antisemitismo
Il 3 novembre il ministero della Sanità di Hamas a Gaza ha dichiarato che un convoglio di ambulanze partito dall’ospedale di Shifa verso il valico di Rafah con l’Egitto è stato bombardato dall’esercito israeliano. Decine i morti e i feriti. L’attacco sarebbe avvenuto vicino all’ingresso dell’ospedale di Gaza City. Un altro attacco sarebbe avvenuto vicino all’ospedale Al-Quds. Non mancano video raccapriccianti sui social media. E mentre crescono le violenze di Israele a Gaza – ufficialmente per colpire obittivi di Hamas – si scatena l’antisemitismo in Europa. A Parigi sui muri di varie abitazioni sono state stampate stelle di David, come ai tempi del nazismo. A Napoli c’è chi ha vandalizzato locandine con i volti degli ostaggi civili israeliani che Hamas ha rapito il 7 ottobre.
Cosa ha detto il leader di Hezbollah
Nel suo discorso il capo di Hezbollah ha precisato che l’attacco di Hamas è stato frutto di “una decisione presa al 100% dai palestinesi“. E quindi “non condivisa con altre fazioni della resistenza islamica“. Tuttavia “se alcuni si aspettavano che io oggi annunciassi la guerra“, Nasrallah ha precisato che “siamo in guerra dall’8 ottobre“. Secondo Nasrallah l’attacco di Hamas ha mostrato “come non è mai accaduto prima tutta la debolezza e la fragilità di Israele, un’entità che sta tremando“.
Nasrallah ha quindi assicurato il sostegno a Gaza, dove si sta combattendo una battaglia “decisiva“. “Siamo pronti al sacrificio, siamo pronti a dare il nostro tutto“. Dei morti nella Striscia, ha aggiunto, “si deve parlare in tutto il mondo“. Anche perché Israele “sta violando i diritti umani” nella guerra. “Tutte le vittime di Gaza sono martiri, si stanno muovendo verso un altro mondo enunciato dai profeti, ora sono lì dove non ci sono dittature e non ci sono sionisti“.
Il capo di Hezbollah ha quindi definito gli Stati Uniti responsabili per “i crimini che Israele ha perpetrato a Gaza“. E ha chiesto l’apertura di corridoi per “affrontare la situazione umanitaria“. Nasrallah ha tenuto poi a precisare che l’Iran – che secondo diverse ricostruzioni sarebbe dietro gruppi come Hamas e Hezbollah – “non controlla” i vertici dei gruppi armati in Libano e in Palestina. Ma ne “sostiene la resistenza“. E ha chiesto ai paesi arabi non di “mandare i soldati“ ma di avere “il minimo di onore e di cessare di inviare petrolio a Israele“.
A stretto giro la replica del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Qualsiasi errore compiuto dai nemici di Israele sul fronte nord – ovvero quello del Libano – comporterà “perdite inimmaginabili” ha detto dopo il discorso di Nasrallah.
Italo-palestinesi fuori da Gaza
Anche il 3 novembre, nel giorno del discorso del capo di Hezbollah, è proseguita l’uscita di cittadini stranieri dalla Striscia di Gaza verso l’Egitto. Dopo i primi due gruppi di italiani dei giorni scorsi, sono giunte in Egitto, attraverso il valico di Rafah, altre 10 persone: cittadini italo-palestinesi e familiari palestinesi al loro seguito. “Continuiamo a seguire da vicino, attraverso l’Unità di Crisi, l’Ambasciata al Cairo e il Consolato Generale a Gerusalemme, le persone tutt’ora presenti nella Striscia” ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. A Gaza rimangono “due connazionali che lavorano per la Croce Rossa Internazionale e le Nazioni Unite. Hanno deciso di rimanere a Gaza per continuare ad aiutare le persone che hanno bisogno” ha concluso il vicepremier.