La guerra a Gaza rischia di far esplodere la Cisgiordania
Nella Striscia c'è cibo per 5 giorni, nei territori a ovest del Giordano i palestinesi patiscono disoccupazione di massa e stipendi congelati
A un mese dall’inizio della guerra fra Hamas e Israele, le truppe di Tel Aviv sostengono di aver circondato Gaza City: “La Striscia è ora divisa in due settori: Nord e Sud” affermano dall’Israel Defense Forces (IDF). Per Hamas gli ultimi attacchi di Israele avrebbero causato la morte di oltre 200 persone. La guerra rischia di allargarsi: gli Usa hanno schierato un sottomarino nucleare davanti alla coste di Israele. Le Nazioni Unite tornano a chiedere un immediato cessate il fuoco.
Gli incontri internazionali si susseguono ormai quotidianamente. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha incontrato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ad Ankara per discutere della situazione a Gaza e del conflitto tra Israele e Palestina. Si tessono alleanze, si progettano soluzioni ma anche contrapposizioni attorno a uno scenario di guerra che rischia di precipitare nel baratro tutto il Medio Oriente.
Cisgiordania, un polveriera
Di certo le tensioni della guerra a Gaza si ripercuotono in tutti i territori occupati da Israele. A cominciare dalla Cisgiordania. Un ragazzo palestinese, Mahmud al-Atrash, di 20 anni, è rimasto ucciso il 6 novembre in incidenti con l’esercito avvenuti a Halhul, presso Hebron. Lo riferisce la agenzia Maan. L’Intelligence militare israeliana, citato dai media, ha avvertito che in Cisgiordania la situazione tocca livelli di guardia.
Il motivo? Gli appelli di Hamas a tutti i palestinesi a unirsi alla lotta a Gaza; la disoccupazione di 140mila pendolari che da un mese non possono lavorare in Israele. Ci sono poi il congelamento degli stipendi di 120mila dipendenti dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e le sempre più estese violenze dei coloni israeliani contro agricoltori impegnati nella raccolta delle olive. I coloni hanno aumentato le aggressioni verso i palestinesi dopo i massacri di Hamas del 7 ottobre e li cacciano con la forza da case e villaggi. Le forze di sicurezza israeliane hanno inoltre arrestato vicino a Ramallah la nota attivista 22enne Ahed Tamini.
Israeli settler violence in the occupied West Bank is getting worse by the day. The UN says the number of attacks has risen sharply since 7th October. Many Palestinian villagers are now fleeing their homes for good as a result of threats against their land, and their lives… pic.twitter.com/VmKNlLZl3b
— Nada Bashir (@nadaabashir) November 5, 2023
Violenti combattimenti a Gaza
A Gaza, invece, l’esercito israeliano ha ucciso comandanti di Hamas e ha colpito oltre 450 obiettivi nella Striscia nelle ultime 24 ore. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui i soldati “hanno preso il controllo di un compound militare di Hamas con posti di osservazione, aree di addestramento per gli operativi e tunnel, uccidendo numerosi terroristi“. Violenti scontri sono in corso dall’alba del 6 novembre tra le Forze di difesa israeliane (IDF) e Hamas in diversi quartieri della città di Gaza, soprattutto nei settori nord-orientale e meridionale.
“Come un anno di bombe in Afghanistan”
Intanto, continuano i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. Nella sola prima settimana di guerra (dal 7 al 14 ottobre) “Israele ha sganciato su Gaza quasi lo stesso numero di bombe che gli Stati Uniti hanno lanciato in Afghanistan in un anno, l’anno più pesante (per i bombardamenti, il 2019, ndr.)”. “Gaza ha una superficie di 141 miglia quadrate. L’Afghanistan di 252.071 miglia quadrate“. Così ha scritto su X il 6 novembre Eric Umansky, caporedattore di ProPublica, testata giornalistica online statunitense, la prima a vincere un Premio Pulitzer di giornalismo, nel 2010.
La strage dei dipendenti ONU
Secondo l’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near Est (UNRWA), la principale agenzia ONU nel territorio di Gaza, altri 5 dipendenti delle Nazioni Unite sono stati uccisi nella Striscia nelle ultime 48 ore. L’Agenzia ha dichiarato in un rapporto di essere inoltre venuta a conoscenza dell’uccisione di due membri del personale lo scorso 24 ottobre. In tutto fino a oggi sono 79 gli operatori dell’agenzia umanitaria dell’ONU uccisi a Gaza dal 7 ottobre.
Le principali agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e gli enti di beneficenza internazionali tornano dunque a chiedere un immediato “cessate il fuoco umanitario“ a Gaza. Lo si legge in una dichiarazione congiunta firmata, tra gli altri, dai vertici dell’Ocha, dell’Unicef, del Programma alimentare mondiale, dell’Oms, di Save the Children e di Care International. Nella nota la situazione di Gaza è definita “orribile” e “inaccettabile“.
The flow of food and aid from #Egypt to #Gaza is on the rise, but it is nowhere near enough. Needs are unthinkable, desperation is deepening.
There is no more time to lose. Lives depend on it. pic.twitter.com/xrbkRdaU2j
— Cindy McCain (@WFPChief) November 5, 2023
Le scorte attuali di beni alimentari essenziali a Gaza sono sufficienti per circa altri 5 giorni. Lo sostiene il World food programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare, che è anche la più grande organizzazione umanitaria del mondo. Secondo Cindy McCain, direttrice esecutiva del Wfp, la situazione per la popolazione di Gaza è “catastrofica“. E gli aiuti di pochi camion che passano dal valico di Rafah, con l’Egitto, sono una goccia nel mare: totalmente insufficienti. Ai bambini di Gaza, come ha raccontato anche VelvetMag, resta da bere l’acqua salata del mare.