Tangentopoli in Portogallo, travolto il Governo di Antonio Costa
Trovati 76mila euro in contanti nell'ufficio del capo di gabinetto del premier. Giro di appalti opachi su miniere di litio e idrogeno verde
Si è aperta in Portogallo una fase molto difficile sul piano politico. Lo scorso 7 novembre il primo ministro socialista, Antonio Costa, si è dimesso in diretta tv a causa di quella che potremmo definire la tangentopoli di Lisbona. Un giro di tangenti e corruzione su appalti per l’estrazione del litio e la produzione di idrogeno ‘verde’.
Nel corso delle perquisizioni nell’ufficio di Vítor Escária, capo di gabinetto del premier, sono stati trovati circa 76mila euro in contanti. I mazzi di banconote erano nascosti fra le pagine di vari libri e fra casse di vino, hanno riportato il 9 novembre i media lusitani.
Appalti e crisi di Governo
L’avvocato di Escária ha affermato che tali somme di denaro nulla hanno a che fare con l’attività politica del suo assistito. Mentre Antonio Costa, il premier dimissionario del Portogallo, ha fatto sapere di aver già esonerato e sostituito il suo capo di gabinetto.
L’indagine della magistratura portoghese che ha messo in crisi il Governo verte su appalti sospetti per la transizione ecologica. E ha portato, martedì 7 novembre, a decine di perquisizioni e a 5 arresti (fra cui la detenzione dello stesso Vítor Escária). Ma anche all’incriminazione del ministro delle Infrastrutture, João Galamba, e alle dimissioni del premier Antonio Costa. In questo modo si è ovviamente aperta una crisi di Governo.
Dopo aver sentito i partiti, l’8 novembre, e poi il Consiglio di Stato, il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha deciso che parlerà alla nazione. E annuncerà se intende sciogliere l’Assemblea – in Portogallo il Parlamento è monocamerale – e procedere a elezioni anticipate. Oppure se darà l’incarico a un altro possibile primo ministro con il sostegno dell’attuale maggioranza socialista. Uno dei nomi che circola in questo momento è quello del Presidente dell’Assemblea stessa, Augusto Santos Silva.
Il Portogallo a una svolta
Saldo in sella alla guida del Portogallo dal 2015, il leader socialista Antonio Costa ha rassegnato le dimissioni non appena ha saputo che anche il suo nome era finito sul taccuino degli inquirenti. Il capo del Governo si è dichiarato estraneo ai fatti. Ha però precisato: “Le funzioni di un primo ministro sono incompatibili con qualsiasi sospetto sulla sua integrità” e ne ha tratto le conclusioni lasciando volontariamente il suo posto.
L’anno scorso Costa aveva intrapreso il suo terzo mandato da premier dopo aver stravinto le ultime elezioni legislative. Eppure, già da qualche tempo l’immagine del suo Governo era appannata. Adesso al centro dei sospetti ci sono appalti per l’estrazione del litio in miniere del nord del Portogallo. Ma anche progetti per la costruzione di una centrale energetica e di un centro dati nella città di Sines.
Agli indagati la Procura generale lusitana contesta i reati di “malversazione, corruzione attiva e passiva di titolari di cariche politiche e traffico di influenze“. E spiega che “alcuni sospettati hanno fatto il nome del primo ministro“. In particolare per quanto riguarda “suoi interventi per sbloccare procedimenti in merito“. A indagare su Antonio Costa sarà ora la Corte Suprema. “Voglio dire ai portoghesi, guardandoli negli occhi, che sulla mia coscienza non c’è il peso di alcun atto illecito” ha dichiarato in diretta tv, dicendosi anche “totalmente disponibile a collaborare” con la magistratura.