La Russia ha liberato, graziandolo, un uomo che i giudici avevano riconosciuto colpevole dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja. La coraggiosa cronista russa della Novaja Gazeta, giornale ora chiuso, aveva denunciato le violenze e i soprusi da parte dei soldati mandati a combattere la guerra putiniana in Cecenia. Fu assassinata nel palazzo in in abitava nel giorno del compleanno del presidente russo, il 7 ottobre 2006.
Serghei Khadzhikurbanov, questo il nome del presunto killer, aveva ricevuto una condanna a 20 anni di reclusione. Ma è tornato in libertà per il ‘merito’ di essersi arruolato e aver combattuto in Ucraina. Così ha riferito il suo avvocato. Khadzhikurbanov, un ex agente del dipartimento per la lotta contro la criminalità, ha trascorso al fronte 6 mesi.
Funzionari del regime avevano invitato l’uomo, che è anche un ex investigatore, “a firmare un contratto per partecipare all’operazione militare speciale“. E “quando il contratto si è concluso, è stato graziato con decreto presidenziale“, ha detto il suo legale, Alexei Mikhalchik. Il killer di Politkovskaja avrebbe dovuto finire di scontare la sua pena nel 2034. Secondo il suo avvocato “in un certo senso” giustizia “è stata fatta perché credo che Khadzhikurbanov non fosse coinvolto nell’uccisione di Anna Politkovskaja“.
Nello specifico della dinamica della sua liberazione, degna di un regime dittatoriale se non di logiche del lontano passato zarista, “Khadzhikurbanov ha partecipato all’operazione speciale come detenuto” ha precisato il legale. “Poi ha ricevuto la grazia e ora partecipa come militare civile. Ha firmato un contratto con il ministero della Difesa. Ha lavorato nelle forze speciali negli anni ’90, ha esperienza, e probabilmente è per questo che gli è stato offerto immediatamente un posto di comando“.
L’omicidio di Anna Politkovskaja
Ammesso che sia lui il vero assassino di Anna Politkovskaja, Khadzhikurbanov uccise la cronista della Novaja Gazeta il 7 ottobre del 2006. Alla reporter anti-Putin furono sparati 5 colpi di pistola davanti all’ascensore del palazzo in cui viveva, a Mosca. Aveva criticato con i suoi numerosi reportage il governo russo e soprattutto l’intervento militare in Cecenia.
Putin non ha mai nascosto di ritenerla una nemica. Nell’ottobre 2002 la giornalista partecipò ai negoziati con i terroristi ceceni che avevano preso in ostaggio gli spettatori al teatro Dubrovka a Mosca durante uno spettacolo. Nella primavera del 2004, quando gli alunni della scuola di Beslan, nella repubblica caucasica dell’Ossezia del Nord, furono presi in ostaggio, il governo russo la chiamò invitandola a fare da mediatrice.
Cosa che Anna Politkovskaja fece, salvo il fatto che, poi, al suo rientro a Mosca in aereo, qualcuno l’avvelenò fin quasi a farla morire. Il mandante del suo omicidio è ufficialmente ignoto tuttavia è difficile scalfire l’ipotesi che si tratti di qualcuno dell’entourage di Vladimir Putin se non Putin stesso.
La fine dei nemici di Putin
Del resto è un fatto noto che nell’arco di oltre un ventennio di potere putiniano tutti i maggiori nemici del presidente – dai politici agli oligarchi – sono stati uccisi o sono morti in circostanze misteriose. Una vera e propria escalation di decessi improvvisi di top manager e industriali, ufficialmente motivati con “incidenti stradali” o “suicidi” si è verificata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Fra gli oppositori di Putin ancora in vita ma in carcere di processo in processo c’è il blogger e uomo politico Alexei Navalny.