Giulia Cecchettin e le giovani ragazze di oggi: quando il possesso non è amore
La morte della 22enne come lezione per tutte prima che sia troppo tardi
L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso tutta l’Italia. Che oggi, nei Bar, alla radio, alla televisione, tutta intera si interroga alla ricerca di un perché. Alla ricerca di una “logica”, di quella falla culturale nel sistema, che ha reso possibile tutto questo.
In realtà i dati parlano chiaro, e quest’anno sono ben 107 le donne ammazzate. Ma il caso Cecchettin ha sconvolto tragicamente più di tutti l’opinione pubblica. L’idea che un ragazzo di soli 22 anni, abbia covato dentro di sé una bestia tanto feroce da colpire Giulia con venti coltellate. Senza mai destare particolari sospetti nei genitori, così da spingerli ad aiutarlo con un percorso psicologico. Ci costringe inevitabilmente a una drammatica riflessione. Sentendoci, in quanto società, in quanto uomini e donne, in qualche modo tutti coinvolti e tutti colpevoli.
La morte di Giulia Cecchettin e l’identikit di Filippo: non esiste età per diventare bestie
“Dove abbiamo sbagliato?” è questo senza alcun dubbio il tormento quotidiano dei genitori di Filippo Turetta. Che stando alle ultime indiscrezioni della stampa tedesca, ha ammesso l’intenzione iniziale di togliersi anche lui la vita. Un progetto che poi però non si è trasformato in azione. E così a breve Filippo farà rientro in Italia per comparire davanti alla Giustizia per rispondere delle sue azioni. Ma aldilà della pena giuridica, c’è una ferita morale immensa che il femminicidio Cecchettin ha aperto e che non sarà facile rimarginare. La brutalità e la giovane età di Filippo Turetta hanno scosso le nostre coscienze e incendiato l’opinione pubblica. Eravamo tutti convinti che si fosse ancora troppo giovani a quell’età per scagliare le proprie frustrazioni contro la propria compagna. E invece la morte di Giulia scopre un vaso di Pandora, nella quale non esistono tempi maturi per diventare bestie. Per sviluppare l’idea che chi ci è accanto debba obbedirci e adorarci come si fa con un idolo.
Filippo incarna l’uomo piccolo che non ha mai imparato, né capito che cosa vuol dire amare. L’inetto che non ha mai saputo credere in sé stesso. Il meschino che non desidera essere scavalcato e che ti tira giù con lui. Il sociopatico che non sa costruire relazioni, ma solo dipendenze. E il suo identikit spaventa tanto quanto l’omicidio commesso. Visto che non aveva destato troppi sospetti, anche se i conoscenti lo descrivono come ossessionato da Giulia e sospettosamente introverso. Ma quasi nessuno aveva intravisto alcuna traccia del killer che ha accoltellato ben venti volte la sua vittima. Eppure a detta della sorella, Filippo controllava ossessivamente il cellulare di Giulia e le faceva gli appostamenti sotto casa. Un soffocamento psicologico dalla quale Giulia ha capito troppo tardi di dover fuggire. O che forse, spinta dalla paura, ha preferito gestire senza un totale distacco. Che sarebbe comunque avvenuto con la sua specializzazione.
La lezione per le giovani ragazze di oggi: non accontentarsi mai
Filippo un distacco non lo tollerava, e alla “sconfitta” amorosa ha reagito con la violenza. Cercare una logica, o la falla culturale che ha permesso una simile mattanza è molto difficile. La bestialità della logica di Filippo può essere spiegata e compresa solo da un esperto o da una mente altrettanto malata. Ma le lezioni che le giovani ragazze di oggi possono trarre da questa tragica storia sono molteplici. Una frase di un noto film di Hollywood diceva che “si accetta l’amore che si pensa di meritare”. E se questo è vero allora dobbiamo imparare a non accontentarci mai. A pretendere molto di più sin da subito, e a non scendere a compromessi sin da ragazzine. Sin da quando il primo fidanzato dice che non vuole che indossiamo un determinato vestito, perché forse troppo scollato.
Quando ci fa sentire in colpa se andiamo in vacanza con le amiche o andiamo a ballare, perché qualcuno potrebbe provarci o noi potremmo tradirlo. Bisogna scappare subito da quei rapporti ossessivi dove una telefonata mancata o un messaggio della buonanotte non inviato, diventano sistematicamente causa di estrema vulnerabilità nell’altra persona. Tanto da scatenare furibondi litigi. E non dobbiamo accettare quella colossale bugia che se fanno così è perché ci tengono davvero o ci amano tantissimo, perché non è vero. L’amore perdona, è paziente e comprensivo. Non soffoca la nostra voglia di vivere, né impone le regole del gioco. Non è amore se ci fa sentire in gabbia, se è geloso dei nostri spazi, dei nostri successi, della nostra identità al di fuori della coppia. Se non esiste età per diventare bestie, non esiste nemmeno un età nella quale accettare queste insicurezze. Giulia Cecchettin ha pagato con la vita e la vita di nessuna donna deve passare invano!