Talento, creatività, personalità. Gianni Molaro è tra gli stilisti più innovativi nel mondo della sposa e non solo poichè da poco ha lanciato la sua nuova linea di prêt-àporter. E’ stato definita il Profeta dell’Art Couture, ma anche lo stilista dei record.
Ha realizzato infatti il velo da sposa più lungo del mondo (nel 1993 ben 326,70 mt), l’abito più costoso (nel 1997 con oltre 7 mila diamanti per un valore di ben 10 miliardi di vecchie lire) e l’abito più largo (nel 1994 con un diametro di 13 mt). Visionario, eclettico come pochi, è riuscito ad ammaliare anche il pubblico tv divenendo in poco tempo la punta di diamante della trasmissione Detto Fatto su Rai2. I suoi défilé emozionano lo spettatore, le sue creazioni non lasciano indifferenti. Un connubio perfetto tra pittura, scultura ed architettura. Ha da poco festeggiato i suoi primi trent’anni di carriera e un volume edito da Mondadori Un amore diverso racconta la sua vita.
Gianni Molaro designer
Courtesy of Gianni Molaro
Molaro di base a San Giuseppe Vesuviano nel 1999 fa il suo debutto sulle passerelle dell’alta moda capitolina per volere di Santo Versace. Da lì la sua carriera è in ascesa e nel 2012 apre la sua ulteriore base creativa nella centrale Via del Babuino a Roma. Ora è atteso domenica 26 novembre 2023 alla maestosa Galleria della Cardinale Colonna a Roma che accoglierà per la prima volta una sfilata dedicata interamente alla sposa e dove il designer celebrerà il suo ritorno nella Capitale. Gianni Molaro torna infatti a sfilare dopo dieci anni nella Città Eterna, con tanta emozione. La stessa che si legge nel cuore delle spose che lo scelgono e siglano i loro sogni nella cartellina rossa che conferma la scelta dell’abito da sposa firmato proprio Gianni Molaro.

Gianni Molaro intervista esclusiva a VelvetMAG

Torna a Roma a sfilare dopo dieci anni. Proprio nella Capitale ha mosso i suoi primi passi. Cosa prova ora dopo tanti anni nel ritornare in questa città ?
L’ultima mia sfilata di haute couture nella Capitale è stata nel 2014, nonostante abbia l’atelier anche qui dal 2012, non avevo avuto più stimoli perché ho assistito al lento declino della couture nella nostra Capitale. Ora che l’alta moda a Roma è completamente morta, ritengo che bisogna ripartire, non importa se gli abiti siano colorati o bianchi da sposa, l’importante è continuare ad alimentare la tradizione dell’alta sartoria. Sono emozionato come nel 1999 al mio debutto con la sfilata di alta moda a Roma. Allora c’era la Camera Nazionale della Moda che coordinava e supportava tutti, ora siamo come pecore solitarie, ma iniziando a camminare insieme possiamo formare un gregge che darà la migliore lana del mondo. Dopotutto siamo a Roma, la Città Eterna.
Gianni Molaro designer
Courtesy of Gianni Molaro

La sua moda è starà definita Art Couture ci può illustrare meglio questo concetto?
Ho coniato questa parola nel 2003 quando realizzai una collezione di abiti che non avevano più la funzione di vestire un corpo, ma di usarlo per esporsi. Creazioni che sono delle vere e proprie opere d’arte che si realizzano in sartoria: il lavoro creativo, la modellista sviluppa l’opera, la sarta la cuce e poi la si può dipingere. Sono abiti molto richiesti per mostre o musei, con lo stesso processo realizzo tele da vendere a collezionisti in gallerie d’arte.

Abiti scultorei, linee a sirena caratterizzano la nuova collezione sposa Gianni Molaro. Cosa ricercano le donne che si affidano a lei nel grande giorno?

Le mie donne per il giorno più bello della loro vita vogliono vivere un’esperienza unica, vogliono far parte del mondo Molaro, desiderano immergersi nella moda, con i miei preziosi ricami fatti a mano dalle ricamatrici, con le perfette rifiniture. Tutti gli abiti possono essere suggestivi, ma credo che da me si viva un qualcosa che va oltre l’abito, oltre il terreno. Porto con me le spose in una dimensione sacra, divina, le porto nel mondo che mi far star bene, il mondo dei sogni.

L’abito più desiderato rimane la linea sirena e quella ampia, le mie spose gradiscono ciò che inventai nel 1994: l’abito da sposa trasformabile. Allora ricordo che era di gran moda l’abito da viaggio per il taglio della torta, io volevo invece qualcosa di magico, volevo trasformare le mie donne. Lentamente e timidamente le mamme accettarono che le figlie decidessero ciò che volevano, quindi l’effetto wow prese piede. Nel 1995 compresi che tutto questo poteva essere una mia grande forza e portai in passerella le trasformazioni. Sapete chi fu la mia prima modella alla quale trasformai l’abito? La bella Lara Orfei! Tutti gli atelier iniziavano a guardarmi, dopo il velo più lungo del mondo e gli show in passerella, iniziavo ad esistere per il grande pubblico.

Quale colore e tipologia di tessuto appare maggiormente nelle nuove proposte ?

Il colore che rimane predominante per l’abito da sposa è sempre il bianco, la tradizione piace. In fondo sposarsi è una tradizione.
Gianni Molaro designer
Courtesy of Gianni Molaro
C’ è una donna che vorrebbe vestire in particolare e se si perché ?
Da adolescente sognavo di vestire molte dive, oggi con la maturità amo vestire tutte le donne che sognano un mio abito. In questa società quasi tutti gli stilisti vestono le dive è solo un problema di budget, purtroppo non c’è più il rapporto di una volta quando la diva ti cercava, mangiava con te a casa e si confidava anche delle sue cose più intime. Oggi sono le agenzie che scelgono chi farti vestire e quanto pagarle.

Nella nuova collezione sposa 2024 Gianni Molaro c’è grande enfasi anche sugli accessori, tra questi quale non dovrebbe mai mancare alla sposa?
L’accessorio che non deve mancare alla sposa è sicuramente un’armoniosa acconciatura per i capelli, c’è anche un timido ritorno dei guanti, ma con l’avvento delle unghie finte il tradizionale guanto non veste più bene la mano, non assume più una piacevole forma sulle dita, ed ecco che hanno preso piede i manicotti stretti o a palloncino che vanno bene e vestono il braccio. Poi non può mancare il velo, il suggestivo velo da sposa.

Un suo progetto futuro che ci vuole raccontare ?

E’ sicuramente il prêt-à-porter di ricerca, oggi si tende a mettere più in mostra un logo che un capo di ricerca. Io voglio riempire questo vuoto che in passato ha dato gloria ed emozioni alla moda Made in Italy. Vorrei distribuire creazioni che stimolino il cuore e che siano capi di cui mai nessuna donna voglia mai disfarsi, devono essere abiti da collezionare. Le clienti devono essere orgogliose di aver acquistato un vestito unico e devono essere felici di indossarlo.