Gaza, tregua di 4 giorni: si attende lo scambio di ostaggi e prigionieri
Hamas libererà 13 persone, Israele 39. Ma la guerra non è finita. Caos a Rafah: in tanti vorrebbero approfittare del cessate il fuoco per tornare a casa
Alle 6 del mattino 24 novembre ora italiana (le 7 locali) è scattato il cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza. L’obiettivo è di consentire lo scambio di ostaggi israeliani con detenuti palestinesi. In ambedue i casi si tratta di donne e bambini. La tregua, tuttavia, appare fragile.
Dopo l’inizio ufficiale del cessate il fuoco, infatti, l’Iron Dome – il sistema di difesa antimissilistica di Israele – ha intercettato un razzo sparato dalla Striscia. A sua volta l’esercito israeliano ha ferito 15 palestinesi che cercavano di spostarsi verso il nord della Striscia.
Scambio di donne e bambini
Se la tabella di marcia della tregua sarà rispettata, nel pomeriggio del 24 novembre dovrebbero tornare il libertà verso le rispettive case 13 ostaggi israeliani – i primi di una lista di 50 già in mano al premier Benjamin Netanyahu – e 39 palestinesi. Il servizio penitenziario israeliano ha ricevuto la lista dei 39 detenuti: minorenni e donne che saranno trasferiti nella prigione di Ofer in Cisgiordania poco prima di mezzogiorno, prima del loro rilascio in Cisgiordania o a Gerusalemme Est.
Da parte sua Hamas ha affermato che la tregua di 4 giorni nei combattimenti “è una vittoria politica ottenuta sulla base della vittoria della resistenza sul campo“. Lo ha detto Ismail Haniyeh, uno dei leader di Hamas, in un incontro a Doha, in Qatar, con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian. “Il nemico non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi, tranne che per l’uccisione di donne, bambini e cittadini e la distruzione delle loro case“.
“La tregua non consente di spostarsi”
Da Gaza riferiscono che 15 palestinesi sono stati feriti dall’esercito israeliano mentre tentavano di passare dal sud al nord della Striscia. Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz aggiungendo che i feriti si trovano in ospedale a Deir al-Ballah, nel sud. L’esercito ha affermato malgrado la tregua in vigore non ammette che che gli sfollati palestinesi ritornino dal sud al nord della Striscia. E ha lanciato su Gaza volantini in arabo dagli aerei per confermarlo.
Una situazione di conflitto latente che potrebbe deflagrare in una guerra la si avverte ogni giorno di più in Cisgiordania. Un ragazzo palestinese di 22 anni, Muhammad Hannawi, è morto nel corso di scontri con l’esercito israeliano nel campo profughi di Aqbat Jaber, presso Gerico. Lo ha riferito il ministero della Sanità palestinese, citato dall’agenzia di stampa Wafa. Gli incidenti sono avvenuti durante un arresto che un’unità israeliana stava compiendo.
Ressa al valico di Rafah
Intanto a Gaza sono entrati i primi camion con aiuti umanitari, attraverso il valico di Rafah con l’Egitto. Nel corso dell’intera giornata arriveranno nella Striscia circa 200 mezzi carichi di cibo, medicine, acqua e carburante. Proprio a Rafah centinaia di persone premono per passare il valico in entrambe le direzioni. La notizia dell’entrata in vigore della tregua spinge molti a muoversi nell’idea che sia possibile.
Per la prima volta dall’inizio della guerra, il 24 novembre centinaia di persone si sono riversate sull’unico punto di passaggio per entrare e uscire dalla Striscia. E ciò è avvenuto sia dal versante egiziano che da quello palestinese. Ci sono stranieri ed egiziani rimasti bloccati nella Striscia e che vogliono passare in Egitto. Così come palestinesi bloccati nel Sinai e in altre città egiziane che lasciano l’Egitto per cercare di tornare a Gaza.