Rocca di San Leo, la prigione dell’esoterista Conte di Cagliostro
Tra le strutture meglio conservate d'Italia, dall'alto dello sperone roccioso domina la vallata
La Fortezza di San Leo, detta anche più comunemente Rocca di San Leo, nel cuore della Romagna è alla sommità di un borgo con meno di tremila abitanti. La suggestiva ed emblematica struttura merita assolutamente di essere visitata almeno una volta nella vita.
La roccaforte inespugnabile che ospita e raccoglie diverse mostre legate alla sua grande ed importante storia. Si va dalla collezione di armi risalenti al millecinquecento a quelle della Prima e Seconda guerra mondiale. Nella fortezza sono custoditi perfettamente gli strumenti di tortura e persino la replica dell’affresco del Vasari che rappresenta la presa di San Leo da parte della famiglia dei Medici, fino alle esposizioni di opere contemporanee.
Rocca di San Leo, il borgo sovrastato dall’arcigna fortezza
Questa sembra aggrappata con le unghie e con i denti ad un inaccessibile sperone calcareo che rendono unica al mondo la città di San Leo. Frequentata da Dante Alighieri e San Francesco D’Assisi, la città è divenuta celebre per le vicende storiche e militari e, ancor prima, per gli insediamenti religiosi, cattolici e pagani. La Fortezza deve il suo nome all’eremita dalmata Leone che con Marino, ritiratosi sul vicino Monte Titano, contribuì all’avvento del cristianesimo nel Montefeltro.
Insieme alla sua rocca fu conteso nel VI secolo da Goti e Bizantini; con Carlo Magno fu incluso nelle donazioni allo Stato Pontificio. Dopo l’occupazione longobarda e le vicende di Re Berengario passò di mano in mano. Il possedimento fu conquistato e poi perduto dalle famiglie più potenti della storia italiana. Tra questi i Montefeltro, i Malatesta, i Medici, i Della Rovere, i Borgia. Nel XVII secolo la Rocca tornò nelle proprietà della Chiesa; nel 1860 fu definitivamente conquistata dalle truppe italiane.
La Rocca di San Leo è conosciuta soprattutto per il fantasma che infesta le sue mura
Frequentò le aristocrazie più influenti dell’epoca, come quella di San Pietroburgo, Londra e Parigi. Qui, a seguito del suo legame con il cardinale di Rohan, fu coinvolto nello scandalo della collana, un collier di diamanti creato per essere donato alla regina Maria Antonietta.
Condannato a morte per eresia, il Conte fu poi “graziato” da Papa Pio VI. Il Pontefice commutò la pena in carcere a vita presso la Rocca di San Leo. La cella in cui fu rinchiuso Cagliostro non aveva porte. Fu calato da una botola nel soffitto e sorvegliato costantemente tramite una feritoia nel muro. Una piccola finestra, con doppia se non tripla grata, faceva filtrare un po’ di luce. Il Conte di Cagliostro si spense nell’agosto del 1795, a cinquantadue anni, dopo quattro anni di prigionia.
Rocca di San Leo e Cella di Casgliostro, detta del Pozzetto
Nella parte centrale del mastio, all’interno della “torre portaia“, la cella del Pozzetto ha dimensioni piuttosto anguste (tre metri per tre). L’unica apertura sull’esterno è costituita da una piccola finestra, munita di una triplice ordine di inferriate. L’apertura era rivolta verso la Pieve e la Cattedrale affinché questa risultasse possibile. Si accede alla cella da una fessura laterale praticata nell’Ottocento ma, al tempo di Cagliostro, l’unico varco era costituito da una botola collocata nel soffitto. Proprio da qui fu introdotto il prigioniero e attraverso di essa venivano somministrate le razioni di cibo. Inoltre era effettuata una costante e continua sorveglianza, anche attraverso la piccola fessura della Rocca di San Leo che si affaccia dalla scala.
Questa cella era ritenuta ancora più sicura e forte di quella detta del Tesoro e, se anche vi furono alloggiati altri detenuti, è ormai devenuta nota come cella di Cagliostro. Il 26 agosto 1795 il famoso avventuriero ormai gravemente ammalato, si spense a causa di un colpo apoplettico. La leggenda che aveva accompagnato la sua fascinosa vita si impossessò anche della morte. Ancora oggi infatti l’intera Rocca e non solo vive nell’alone di questa fantomatica e affascinante figura.