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Expo 2030: la bruciante sconfitta di Roma e dell’Italia

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Niente da fare per la candidatura di Roma a Expo 2030, la spunta Riyad con ben 119 voti. Mentre Roma ne ha ottenuti appena 17, aggiudicandosi per giunta solo il terzo posto, superata perfino dalla citta della Corea del Sud, Pusan.

Una dura sconfitta per l’Italia, ma soprattutto per la solidarietà europea. Dove capolista è stata Parigi a boicottare la candidatura di Roma, affermando mesi fa la propria preferenza su Riyad. Lo sgarbo istituzionale degli altri Paesi membri UE è difatti disarmante. Impressionante anche in seguito dei numerosi scandali che hanno interessato l’organizzazione dei Mondiali in Qatar 2022 e il Qatargate.
Citizens in South Korea’s southeastern port city of Busan gather for a rally at a square in front of Busan Station in Busan, 27 November 2023, in support of South Korea’s bid to host the 2030 World Expo in their city, one day before a Bureau International des Expositions vote to choose the event’s host city. EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT

Roma rappresentava l’Europa e non ha raccolto neppure il consenso degli Stati Membri

Il problema non è la sconfitta, che va sempre accettata e preventivata. Ma l’ipocrisia che attraversa l’Europa intera. Dove si parla costantemente di difesa dei diritti umani, delle pari opportunità, e poi si elogiano potenze che a ciò sono ben poco interessate. Il problema è che l’Europa invece fare squadra e presentarsi unita e solidale, come avrebbero voluto i suoi padri fondatori, nelle questioni internazionali è costantemente spaccata. Arroccata sui propri interessi nazionali e divisa da una competizione fratricida interna. Come confermano le parole del presidente del comitato promotore italiano, l’ex ambasciatore Giampiero Massolo: “È l’Europa, soprattutto con i suoi Stati Membri, ad uscire sconfitta“.
Ma come confermano le sue parole ciò di cui prendere atto è altro: “Se questo è quello che sceglie, la stragrande maggioranza della comunità internazionale, significa che la preferenza va al metodo transazionale. Vale il principio dell’interesse immediato, vale il principio della deriva mercantile. Lo stesso scenario dei Mondiali in Qatar dunque che si ripete e di cui purtroppo abbiamo imparato a conoscere tutti i retroscena attraverso lo scandalo del Qatargate. Dove sono venute alla luce tutte le strategie di lobbing e in quel caso di presunta corruzione che sfruttano i Paesi del Golfo per raggiungere  i propri interessi in Europa.

Expo 2030: la bocciatura di Roma investe tutta l’Italia

Una brutta sconfitta, siamo amareggiati” sono state le parole del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Che ha sottolineato come quella di Riyad rappresenti una “vittoria schiacciante“. Ma è inutile e fuorviante andare a rintracciare le cause principali di questa débâcle nella brutta nomea o cattiva pubblicità che la Capitale d’Italia in questi ultimi anni ha collezionato. Che senza alcun dubbio vive oggi in una fase di innegabile declino: a partire dai cinghiali, la spazzatura, il tilt del trasporto pubblico e il traffico. Tutto questo non basta, perché è ben noto come la scelta delle città Expo sia un gioco in realtà prettamente geopolitico. Un gioco nella quale le potenze del Golfo iniziano a far pesare il loro potere strategico. Che le vede oggi preziose più che mai per l’Occidente per via delle loro risorse petrolifere, soprattutto a seguito dell’isolamento di Mosca.

Quanto conta l’Occidente? Quanto è disposto a cedere in termini di diritti?

Ben venga allora corteggiare e acclamare come vincitori e nuovi eletti: gli Emirati, le autocrazie, le dittature, di qualsiasi si voglia bandiera. In nome dell’utilità e del tornaconto, in nome degli interessi nazionali, ci si può bendare gli occhi. Ma così facendo dobbiamo poi bendarci gli occhi e tapparci la bocca su tutta una serie di battaglie mediatiche di cui l’Occidente va fiero e di cui si fa oggi portavoce. Come la difesa dei diritti delle donne iraniane, come la lotta all’autocrazia cinese o russa. I mancati diritti delle donne saudite vengono forse dopo? La dicotomia tra democrazia e potere autocratico, spacciata dai media occidentali come la guerra del nostro secolo, e come incarnazione del bene e del male, perde forse di valore dinnanzi alla dittatura del petrolio?
Un momento dell’assemblea generale dell’Ufficio Internazionale delle Esposizioni per decidere la sede dell’Expo 2030, Parigi, 28 novembre 2023. ANSA/UFFICIO STAMPA EXPO / Musacchio/Fucilla
Ben venga che l’Expo ed i mondiali diano occasioni a tutti Paesi di gareggiare e primeggiare. Questa non è la questione. Su Expo 2030 Roma e il governo italiano dovranno aprire una riflessione, ma la questione è più ampia. L’Occidente non è più credibile nel suo racconto, o forse non lo è mai stato. Ma sicuramente fingeva meglio. Non scandalizziamoci dunque quando scopriremo come verrà pagata e adoperata la mano d’opera per l’Expo, e se si apriranno inchieste di corruzione. Il declino è il nostro, loro hanno solo imparato a giocare. E vogliono giocare per vincere, infatti stanno comprando gli atleti – specie calciatori – migliori, gli alberghi più importanti ed i brand più di lusso. Anche se il know how, almeno quello, non sempre è in vendita, esserne i proprietari non sarebbe cosa da poco. Basterebbe ricordarsene.
Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film. Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci. Segui Chiara su Istragram Segui Chiara su Facebook

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