Avantaggiato Massimo Vito, Autopoiesi, arte digitale, 40x70 cm, anno 2017 (FILEminimizer)
Multietnicità, integrazione e accoglienza verso ogni umanità del mondo, intesa come singolarità unica, in cui il valore profetico dell’arte né farà strumento di elevazione e progresso. Questi sono gli elementi che caratterizzano la Triennale di Arti Visive a Roma.
La rassegna prenderà il via dall’1 al 15 dicembre 2023 nei “Musei di San Salvatore in Lauro” del Pio Sodalizio dei Piceni. Giunta alla sua quinta edizione, l’esposizione ad ingresso libero, si conferma polo d’interesse per il pubblico. Tra gli ospiti al vernissage del primo dicembre ci sarà il conte Daniele Radini Tedeschi, autorevole voce dell’arte italiana.
Il tema portato in mostra dal titolo “La poetica delle differenze. Alla ricerca di un nuovo Umanesimo” risulta quanto mai attuale in un periodo storico come questo dove i conflitti armati sono la tragica normalità di molte nazioni. Multietnicità, integrazione ma anche fiducia nel valore profetico dell’arte, vista quest’ultima come strumento di emancipazione sociale.
“Autopoiesi”, “Oltre l’essenza”, “Anàstasis”, “Memorie sospese nello spazio”, “Nel grembo del mondo”, “Ascensione”, Archetipi”, sono solo alcuni titoli delle opere in esposizione alla Triennale di arti Visive a Roma che sembrano voler rimandare a un piano programmatico, a un’utopia in grado di ispirare un processo di rinnovamento sociale al pari, secoli fa, de Il sole di Pellizza da Volpedo o, in architettura, dei progetti visionari di Bruno Taut.
E ancora saranno presenti sculture totemiche o biomorfiche incise nel cemento, nella resina o nel legno come “Guardo oltre”, “Fructus amoris”, “Guardiano di stelle” in cui il plasticismo rimanderà a reminiscenze naturali che ricollegano l’uomo alla terra e alle geometrie vegetali, echi di quella concezione secondo cui l’arte non è artificio bensì generata spontaneamente dalla natura e sublimata dall’attività creativa.
Artisti solitari e visionari che ragionano sulla “necessità interiore”, vagheggiando una società che possa custodire la memoria seppur orientata verso un futuro ideale. La tematica della rassegna parte da un’idea di Stefania Pieralice che da anni porta avanti – in Biennale di Venezia Arte, per il Padiglione Nazionale Grenada – una “estetica della terra”, in cui ogni terra è senza limiti e senza origini razziali. In tale contesto la curatrice riconosce d’aver seguito: “un approccio non curatoriale, in cui l’interesse è stato volto alle personalità degli artisti piuttosto che alle loro opere, al mondo interiore inteso come narrazione di ognuno, in prima persona, riconoscendo in tali autobiografie il preludio a una crescita spirituale comunitaria secondo una concezione romantica e wagneriana dell’arte e della vita.”
Partendo dal fallimento del linguaggio, oggetto di separazione tra culture, etnie oltre che prigione del senso, l’iniziativa si propone di ricercare una modalità di comunicazione metastorica, che possa riconfigurare il tempo e lo spazio, attraverso l’arte visiva. Tra i partners della rassegna l’Università eCampus che ospita la prima mostra fotografica del poeta-paesologo Franco Arminio; la Galleria dei Miracoli con la personale dello scultore Arkeo e la RUFA- Rome University of Fine Arts.
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