Henry Kissinger e l’abbraccio economico con la Cina: come evitare una nuova Guerra Fredda
Il Dragone di allora negli Anni '70 non era ancora la superpotenza economica di oggi
Henry Kissinger, l’ex segretario di Stato americano, protagonista del Secondo Dopoguerra e degli anni della Guerra Fredda, è morto mercoledì scorso all’età di cento anni. Era stato il promotore e l’ideatore dell’odierno abbraccio economico tra gli USA e la Cina.
Un abbraccio che ha dato a lungo prosperità e opportunità ai mercati occidentali. Espandendosi e facendo così affidamento su una manodopera a basso costo. Ma oggi la Cina non è rappresenta più la fucina dell’Occidente. Oggi Pechino possiede il know-how, i capitali, le strategie, per sfidare l’ordine globale a stelle e strisce. E Kissinger in una delle sue ultime interviste lo aveva capito: l’abbraccio con il Dragone è diventato un abbraccio mortale. Ed oggi siamo nuovamente dinanzi ad un mondo molto simile a quello che Kissinger aveva sfidato negli Anni ’70. Un mondo polarizzato, dove due ordini, due regimi, due giganti si contendono alleati, risorse, per il dominio globale.
Dall’idea iniziale di Henry Kissinger in piena Guerra Fredda al sorpasso della Cina
Il rapporto con Pechino è stato uno dei cardini della politica estera di Henry Kissinger. Che negli Anni ’70 per cercare di assicurarsi un vantaggio nella Guerra Fredda contro l’Unione Sovietica, negoziò segretamente con la Cina. Una mossa geniale allora per Kissinger, che davanti agli occhi del mondo aveva mostrato gli USA vicini all’establishment maoista, che aveva già conquistato gran parte della “simpatia” dell’opinione pubblica occidentale. Nel 1972 vi fu la storica visita in Cina del presidente statunitense Richard Nixon, che favorì di li in avanti la nascita delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. E non solo. Come ben sappiamo la loro cooperazione andrà ben aldilà, stringendo un rapporto economico di vera e propria reciproca dipendenza. La Cina si sarebbe impegnata a comprare debito pubblico americano. In cambio gli USA sarebbero diventati il primo mercato importatore di beni cinesi. Che presto avrebbero invaso anche l’Europa. Entrando a pieno regime nel WTO.
A distanza di circa 40/50 anni, la Cina però oggi non è più quel un Paese sottosviluppato e lontano. Ma una superpotenza economica che bussa alle porte dell’Occidente, tessendo le fila per il riassetto di un nuovo ordine globale. E ovviamente ad Henry Kissinger questo straordinario sviluppo non è sfuggito. Tanto che il governo Biden si è recentemente affidato a lui, per ricucire i rapporti diplomatici con il Dragone, a seguito delle tensioni con Taiwan e il pallone spia cinese. La sua missione a Pechino nel luglio di quest’anno è servita a riannodare le fila di un dialogo ormai agli sgoccioli. E in parte ha preparato il terreno al recente vertice fra Biden e Xi Jing Ping a San Francisco, che ha segnato una piccola tregua nell’escalation della tensione, vicina a quanto accadeva in piena Guerra Fredda. Ma che è lungi dall’aver rappresentato una vera e propria de-escaltion.
Il futuro dell’umanità dipende da Washington e Pechino
Dalle relazioni tra America e Cina, Kissinger non aveva dubbi che ormai sarebbe dipeso il futuro dell’umanità intera. Già negli anni subito successivi alla crisi finanziaria 2008, Kissinger si rende conto che la leadership cinese stava cambiando. Che il Dragone ora era sempre più convinto che il tempo dell’imitazione degli Stati Uniti stava finendo. Che il modello politico-economico americano si era inceppato e c’era spazio politico per un nuovo emergente leader. In Cina si stava difatti facendo avanti una nuova generazione cinese, figlia del progresso, nazionalista, orgogliosa. E ponderando ogni singola mossa politica nonché strategia economica, il Dragone si è portato avanti. Possedendo oggi gran parte delle materie prime necessarie per la svolta elettrica green del Pianeta.
Kissinger aveva affermato che oggi “bisogna capire la permanenza storica della Cina, e al tempo stesso impedirle di diventare egemone. Ma non ci riusciremo attraverso prove di forza“. E ha messo in guardia più volte gli americani riguardo i pericoli di una nuova Guerra Fredda che a suo dire “fermerebbe il progresso su entrambe le sponde del Pacifico, diffonderebbe tensioni in ogni regione del mondo“. Ad oggi se questo avvertimento è stato accolto dal governo americano non è ben chiaro. La Cina persegue l’obbiettivo della de-dollarirazzione globale, stringendo recentemente accordi finanziari con l’Arabia Saudita. Mentre gli USA lanciano un nuovo potentissimo bombardiere nucleare a lungo raggio capace di eludere i radar. Una tregua è ben lontana, ma speriamo basti a evitare una nuova Guerra Fredda, questa volta tra Usa e Cina.