L’ONU: “La situazione a Gaza è apocalittica”. Quindicimila morti, il 70% sono donne e bambini
Sono forse i giorni più cruenti della guerra: l'esercito israeliano è in mezzo ai centri abitati dei palestinesi. Dagli Usa sanzioni ai coloni in Cisgiordania
La ferocia della guerra a Gaza non accenna a diminuire. La situazione nella Striscia è “apocalittica” stando alle Nazioni Unite. Secondo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, inoltre, “allo stato attuale non è possibile riportare a casa tutti gli ostaggi“. Prosegue intanto l’offensiva via terra di Israele.
Tel Aviv ha fornito dati sulle vittime della guerra a Gaza che non si distaccano molto da quelli già noti. Secondo l’esercito israeliano, almeno 15mila palestinesi sono morti durante i bombardamenti e i combattimenti dal 7 ottobre fino a oggi. Circa 5mila, un terzo, sarebbero miliziani di Hamas. Le autorità palestinesi hanno precisato che il 70% delle vittime sono donne e bambini.
Duri combattimenti a Gaza
Il capo del Comando del fronte sud israeliano, il generale Yaron Finkelman, ha affermato il 5 dicembre che “siamo nel centro di Jabalya, in quello di Shuyaia e ora anche di Khan Yunis“. “Siamo nel mezzo dei giorni più intensi dall’inizio dell’operazione di terra” ha aggiunto. “In termini di terroristi uccisi, di scontri a fuoco e di uso della potenza terrestre e aerea. Intendiamo continuare a colpire e raggiungere i nostri risultati“. Per l’ONU la situazione è “apocalittica“.
“Troppi civili innocenti sono stati uccisi a Gaza“, ha affermato il consigliere per la Sicurezza americano, Jake Sullivan. Ma un portavoce dell’esercito israeliano, riportano le agenzia di stampa, è arrivato a sostenere che il rapporto di due civili palestinesi morti nella Striscia per ogni militante di Hamas ucciso è “tremendamente positivo“, date le sfide del combattimento urbano. Combattimento urbano a Gaza che però è Israele ad aver cercato e provocato, invadendo la Striscia. Sia pure in risposta a un mostruoso pogrom nazista che i miliziani di Hamas hanno effettuato massacrando oltre 1400 israeliani in poche ore il 7 ottobre.
Usa, sanzioni ai coloni
E se a Gaza la situazione della guerra è apocalittica, in Cisgiordania aumenta il rischio che i Territori occupati finiscano nel baratro di un altro conflitto israelo-palestinese. Ci si attende che il Dipartimento di Stato Usa annunci di aver imposto sanzioni a diverse decine di coloni israeliani coinvolti in attacchi contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata. La sanzione principale consisterebbe di vietare loro di recarsi negli Stati Uniti.
Lo riporta il giornale online american Axios citando due dirigenti statunitensi. Sarebbe la prima volta dai tempi dell’amministrazione Clinton (Anni Novanta), che gli Usa arrivano a sanzionare i coloni israeliani. Secondo Axios un provvedimento del genere dimostra quanto l’amministrazione Biden sia preoccupata per l’escalation di attacchi da parte dei coloni israeliani ai palestinesi. Per la Casa Bianca il Governo di Tel Aviv non sta facendo abbastanza per prevenire la violenza.
Ostaggi israeliani, non ci sarà ritorno?
All’interno di Israele la situazione sociale e politica è tesa. A infiammare gli animi una dichiarazione del premier Benjamin Netanyahu sugli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, 200 civili circa, fra cui donne e bambini. Secondo il primo ministro “allo stato attuale non è possibile riportarli tutti indietro“. Parole che Netanyahu avrebbe pronunciato in un incontro, descritto come molto teso, con le famiglie degli ostaggi.
“Qualcuno può davvero pensare – avrebbe aggiunto – che se questa fosse un’opzione (di riportare indietro tutti gli ostaggi, ndr.) qualcuno la rifiuterebbe?” Secondo le famiglie, tuttavia, il premier non “avrebbe risposto alle domande“ limitandosi a leggere un testo già pronto. Danny Miran, fratello di Omri, uno degli ostaggi a Gaza, ha affermato al quotidiano Haaretz che la riunione dei familiari degli staggi con il Gabinetto di guerra e il premier è stata “una vergogna“.