Alta tensione in Sud America, fra il Venezuela e lo Stato del Guyana. Il referendum indetto dal presidente Venezuelano, Maduro, ha visto stravincere il 4 Dicembre scorso il fronte favorevole all’annessione della regione del Guyana: l’Essequibo.
L’Essequibo, che durante la dominazione spagnola in Sud America, apparteneva al Venezuela, è una regione oggi ricca di petrolio e risorse minerarie. Che potrebbe rendere presto lo Stato del Guyana uno dei Paesi Sudamericani più in ascesa del prossimo futuro. Il presidente venezuelano non solo paventa da tempo i diritti di estrazione del pretrolio del Guyana, ma vuole ora riscriverne i suoi confini nazionali. I Paesi limitrofi, in primis il Brasile, sono oggi in allerta seguendo con apprensione i risvolti del referendum che ha regalato a Maduro un pericoloso deterrente. Si teme la destabilizzazione dell’area. E in ballo ci sono anche gli interessi economici e politici di USA e Russia.
La diatriba tra Venezuela e Guyana per l’Essequibo: la leadership di Maduro e il ruolo del petrolio
Il risultato del referendum in Venezuela, secondo il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) – ha espresso con circa 10 milioni di voti, un voto favorevole all’annessione della regione dell’Essequibo. Appartenente oggi allo Stato del Guyana. Da anni il Venezuela sostiene che il territorio, che rientrava nei suoi confini durante il periodo coloniale spagnolo, gli sia stato illegittimamente sottratto. Ma il Guyana rivendica i suoi diritti sull’Essequibo in base agli accordi del 1899 che gli assegnarono la sovranità sul territorio. Allora la regione era sotto il dominio del Regno Unito, che ne stabilì gli attuali confini. Dietro l’esacerbarsi della disputa però, più che il furor di Patria, oggi ci sarebbe sopratutto a far gola l’imponente giacimento petrolifero scoperto dalla compagnia statunitense ExxonMobil.
Si parla infatti di migliaia di tonnellate di greggio. Che sicuramente non mancano allo Stato venezuelano, ma che però contribuirebbero pericolosamente all’ascesa dello del Guyana. Che a quel punto acquisirebbe un nuovo ruolo nella regione. A seguito del referendum maduriano il presidente guyanese, Mohamed Irfaan Ali, ha affermato che il suo Paese non intende cedere alcun territorio al controllo venezuelano e ha invitato il governo Maduro a “moderare il suo comportamento”. Tra gli esperti c’è chi pensa che l’idea del referendum sarebbe nient’altro che un’operazione mirata a rafforzare il consenso del presidente venezuelano in vista della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2024. Ma esiste anche il timore e il dubbio che il referendum possa servire a Maduro per legittimare un’aggressione in qualsiasi momento ai danni del Guyana.
Il timore di una destabilizzazione dell’area: il ruolo di Brasile, USA e Russia
L’allarme infatti nei governi del Sud America e dei Caraibi è già scattato, e temono che la crisi possa degenerare in una guerra capace di destabilizzare il Sudamerica. La leadership e il consenso attorno a Maduro infatti vacillano da tempo, e il referendum potrebbe rappresentare il pretesto per avviare una crisi. Che non solo sospenderebbe l’appuntamento con le urne innescando un’emergenza nazionale. Ma sposterebbe inevitabilmente l’attenzione dai problemi interni del Paese, in grave crisi economica, su una questione esterna. E in un tempo dove lo scontro militare purtroppo è tornato al centro del tavolo come risoluzione delle controversie globali. La crisi venezuelana spaventa.
Spaventa anche per le superpotenze che dietro le file sono indirettamente coinvolte. Come il Brasile, che sebbene consideri improbabile il conflitto, ha già preparato uno scenario con le Forze Armate e ha aumentato il livello di allerta nella regione. Ampliando la presenza di militari brasiliani ai confini sia con il Venezuela che con il Guyana, con veicoli blindati. Ma anche gli interessi di USA e Russia sarebbero in ballo. Maduro è difatti uno stretto e strategico alleato del Cremlino. Mentre gli Stati Uniti recentemente hanno intensificato i propri rapporti con il Guyana. Dove Washington progetta di installare basi militari nell’Essequibo e recentemente ha inviato militari di alto rango per discutere della sicurezza del Paese. In poche parole, se il Paese dovesse essere sotto attacco non sarebbe solo.