Il presidente della Cop28, al Jaber (secondo da sinistra). Foto X @ilpost
La Cop28 di Dubai, il summit ONU sul clima, si conclude con un intesa all’ultimo tuffo che riesce a evitare un fiasco totale, sebbene i governi del mondo escano piuttosto male da questo appuntamento, specie agli occhi delle giovani generazioni. Al mattino del 13 dicembre, dopo trattative a oltranza, i delegati dei 198 Stati presenti, compresa la Ue, hanno infatti approvato il cosiddetto “Global Stocktake” (letteralmente “bilancio globale“).
Si tratta dell’ultima bozza di una tormentatissima intesa. Un accordo in cui non ci si impegna a chiudere al più presto e per sempre con lo sfruttamento delle fonti energetiche fossili (petrolio, gas e carbone). Ma a “transitare fuori dai combustibili fossili” entro il 2050 – cioè fra 3 decenni – accelerando però “l’azione in questo decennio critico“.
Nel testo dell’accordo non compare la dicitura “phase-out“, cioè “eliminazione graduale” dei combustibili fossili, che era presente in una versione precedente. Si parla invece di “transitare“. Un’espressione generica che costituisce però un compromesso per tenere insieme la volontà politica di giganti come gli Usa, la Cina e l’Europa che spingono verso il nucleare e le fonti di energia rinnovabili, e l’Arabia Saudita, l’Iraq e gli altri paesi arabi, e in genere tutti i grandi produttori di petrolio nel mondo. Paesi che non intendono avviare da subito in maniera drastica la progressiva rinuncia alle fonti della loro ricchezza.
Il petroliere e ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti che guida Cop28, Sultan al Jaber, plaude all’accordo, dopo essere stato contestato dentro e fuori la conferenza. Si tratta di “un’intesa storica“, ha affermato. Al Jaber ha annunciato l’approvazione del documento pochi minuti dopo l’apertura della plenaria del 13 dicembre. A quel punto i delegati si sono alzati in piedi e si sono abbracciati fra loro. “È un piano guidato dalla scienza“, ha aggiunto al Jaber.
I progressi degli esseri umani nella lotta al cambiamento climatico e per la preservazione del pianeta appaiono tuttavia molto lenti. La Cop28 di Dubai rappresenta la prima volta in cui, in un testo della Conferenza delle Parti dell’ONU, si esplicita il termine “combustibili fossili“. Il testo, di 21 pagine, al punto 28 “riconosce la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso dell’1,5 gradi e invita le parti a contribuire agli sforzi globali, secondo modalità determinate a livello nazionale, tenendo conto dell’accordo di Parigi“.
Tra le azioni indicate si conferma la richiesta di “triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare la media globale del tasso annuo di efficienza energetica entro il 2030“. Si fissa poi la volontà di accelerare gli sforzi verso la riduzione graduale dell’energia prodotta dal carbone “unabated“, ovvero senza tecnologia di cattura e stoccaggio.
Allo stesso articolo il testo finale della Cop28 invita ad “accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a zero emissioni nette, utilizzare combustibili a zero e a basso contenuto di carbonio ben prima o intorno alla metà del secolo“. E ancora, si conferma di “accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, tra cui, tra l’altro, energie rinnovabili, nucleare, tecnologie di abbattimento e rimozione” delle emissioni.
“Come la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio in particolare nei settori ‘hard to habate’, e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio“. Il documento della presidenza della Cop28 propone anche di ridurre le emissioni di metano entro il 2030. E quelle derivanti dal trasporto stradale, anche attraverso lo sviluppo delle infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero emissioni. Ma soprattutto rimedia almeno in parte a una figuraccia mondiale fatta appena poche ore prima, quando il summit sembrava ormai votato al fallimento.
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