È il cardinale Angelo Becciu il primo porporato a ricevere una condanna penale in Vaticano da un Tribunale composto da laici in duemila anni di storia della Chiesa cattolica. Becciu, un ex stretto collaboratore di papa Francesco, ha subito una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione. Ma anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e 8mila euro di multa.
La decisione è stata annunciata il 16 dicembre dal Tribunale presieduto dall’ex capo della procura di Roma, Giuseppe Pignatone, nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra. Un affare torbido, su un giro di centinaia di milioni di euro, in cui sono coinvolti in tutto 10 imputati.
Becciu, l’esito del processo
Il Tribunale ha emesso condanne complessivamente per 37 anni e un mese di reclusione. L’unico imputato assolto è monsignor Mauro Carlino, ex segretario personale di Becciu. Inoltre il Tribunale ha ordinato la confisca per l’equivalente delle somme costituenti corpo dei reati: oltre 166 milioni di euro. Gli imputati hanno inoltre ricevuto, in solido tra loro, la condanna al risarcimento dei danni in favore delle parti civili: oltre 200 milioni di euro.
L’accusa aveva chiesto per Becciu 7 anni e 3 mesi di reclusione. Il Tribunale ha riconosciuto il cardinale sardo colpevole di due peculati. Ossia per l’investimento iniziale nel Palazzo di Sloane Avenue a Londra e per i 125mila euro inviati alla cooperativa Spes di Ozieri (Oristano) del fratello Antonino. Ma anche per una truffa aggravata, in concorso con la sedicente esperta di intelligence Cecilia Marogna. E questo perché per il Tribunale i 575mila euro che dalla Segreteria di Stato erano finiti alla società slovena Logsic di Marogna servivano a tutt’altro che alla liberazione della suora colombiana rapita in Mali, come si sosteneva ufficialmente.
La Corte ha invece assolto Becciu da altri peculati, dall’abuso d’ufficio e dalla subornazione del testimone monsignor Alberto Perlasca. La subornazione è il reato di chi offre o promette denaro a un testimone, a un perito o a un interprete, per indurlo a una falsa testimonianza, perizia o interpretazione. “Ribadiamo l’innocenza del cardinale e faremo appello” ha dichiarato il difensore di Becciu, avvocato Fabio Viglione.
Le altre condanne
Il processo conclusosi con la condanna di Angelo Becciu è durato 2 anni e mezzo, per vicende che, secondo l’accusa, avrebbero comportato perdite per la Santa Sede di oltre 200 milioni di euro. Fra gli imputati condannati c’è anche il consulente Enrico Crasso: 7 anni; il broker Raffaele Mincione: 5 anni e 6 mesi; il funzionario vaticano Fabrizio Tirabassi: 7 anni e 6 mesi.
Ci sono inoltre l’avvocato Nicola Squillace: 1 anno e 10 mesi (sospesi); l’altro broker Gianluigi Torzi: 6 anni; Cecilia Marogna: 3 anni e 9 mesi. Renè Bruelhart e Tommaso Di Ruzza, ex vertici dell’AIF (l’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede), hanno avuto solo pene pecuniarie. Dei 73 anni e un mese di carcere che aveva chiesto il promotore di giustizia Alessandro Diddi, la Corte, dopo 4 ore e mezza di camera di consiglio, ne ha concessi 37 e un mese. Unico imputato assolto, monsignor Mauro Carlino, ex segretario di Becciu, ex dell’Ufficio amministrativo e ora semplice parroco nella sua Lecce (“verso di lui una gogna mediatica” aveva commentato l’arcivescovo Michele Seccia).
Diddi: “La sentenza ci dà ragione“
Alla lettura della sentenza il promotore di giustizia, Alessandro Diddi, ha commentato: “Credo che l’impostazione abbia tenuto. E questa per me è la cosa più importante. Credo che in questi processi non bisogna mai esultare per il risultato. Un pubblico ministero non può essere mai felice per le condanne, quello di cui sono soddisfatto è che il lavoro lungo e meticoloso ha retto nonostante le contestazioni che ci sono state mosse in questi anni. Ci è stato detto che siamo degli incompetenti, degli ignoranti. In realtà il risultato ci dà ragione. Adesso sono sereno, dormo tranquillo“. Un peso non indifferente nel procedimento lo hanno avuto le intercettazioni contro papa Francesco emerse a carico di Becciu e di alcuni suoi collaboratori.