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Tommaso Agnese, presidente di Fabrique du Cinéma: “Condividere è il segreto dell’evoluzione culturale di un’arte”

I Fabrique du Cinéma Awards celebrano nel 2023 la loro nona edizione. Noi di VelvetMAG abbiamo intervistato il presidente della rivista

Tommaso Agnese regista di cinema, tv e teatro e presidente della rivista Fabrique du Cinéma, contribuisce attivamente all’instancabile ricerca nella promozione del cinema giovane e innovativo. Il 18 dicembre i Fabrique du Cinéma Awards celebrano al Teatro Sala Umberto la loro nona edizione e, sul premio, abbiamo intervistato il presidente. 

Quando il cinema cerca il suo ampio respiro, è tra le pagine di Fabrique du Cinéma che trova margine di espressione. Il cinema e l’arte under 35 trova il suo posto nei contenuti della rivista trimestrale. La cornice nella quale quest’ultima viene presentata, è ricca di situazioni di intrattenimento. Un vero e proprio evento culturale, con mostre fotografiche e pittoriche, workshop, tavole rotonde, che vedono partecipare oltre 4 mila persone.

Tommaso Agnese
Tommaso Agnese. Crediti: Instagram/tommaso_agnese – velvetmag

I Fabrique du Cinéma Awards tornano con un live show dove verranno premiate le 12 categorie più importanti per il cinema e la serialità televisiva. L’innovazione è indubbiamente l’elemento chiave della ricerca di Fabrique e ne spiega i dettagli in questa intervista il presidente della rivista e regista Tommaso Agnese.

In esclusiva a VelvetMAG Tommaso Agnese

I Fabrique du Cinéma Awards con alla conduzione Francesca Valtorta e Riccardo Cotumaccio, non sono solo il Premio di una rivista. Lo spazio dedicato ai giovani e agli emergenti sono la cifra del vostro successo?

Intanto dà una speranza, un merito a tutte le persone che faticano per realizzare dei progetti e non è detto che devi essere per forza famoso per realizzare un progetto importante. Noi andiamo a raccontare le persone che ci mettono il cuore, che ci mettono l’anima nel proprio mestiere, che esso sia il cinema o l’arte. Considerando oggi i social, molte di queste persone sono invisibili nonostante abbiano un grande contenuto, una grande qualità.

Attraverso la nostra rivista sono passati Alessandro Borghi, Matilda De Angelis, tutti attori che attualmente sono sulla cresta dell’onda, ma che allora erano solo agli inizi. Così come Seydou Sarr, il ragazzo che ha fatto il film di Matteo Garrone (Io Capitano, n.d.r). Lui è sull’ultima copertina di Fabrique du Cinéma. E’ un ragazzo giovanissimo! Incredibilmente, dopo aver vinto il premio al Festival di Venezia nessuna rivista di cinema lo ha raccontato. Io ho chiamato subito cogliendo l’esclusiva. E questo è il nostro spirito!

Fabrique du Cinéma
Fabrique du Cinéma. Crediti: Instagram/tommaso_agnese – velvetmag

Sei il presidente della rivista Fabrique du Cinéma. Come vedi le nuove leve?

Oggi c’è un richiamo – secondo me sbagliato – alla celebrità e che non ha nulla a che fare con l’arte e al contenuto vero e proprio che è una conseguenza alla produzione artistica di qualità. Purtroppo, tantissimi giovani si perdono nel mondo dei social che trasforma tutto e tutti in prodotti commerciali o commerciabili. Mentre dall’altra parte, ci sono tantissimi ragazzi giovani che si danno da fare con la propria forza di volontà per conseguire dei risultati artistici. E sono proprio loro che ci interessa raccontare. I social stanno prendendo il sopravvento e rendono più difficile notare questi ragazzi.

In quale dimensione vedi il cinema di oggi?

Noi di Fabrique du Cinéma siamo tutti dei liberi professionisti. Ognuno si occupa di qualcosa nell’ambito del cinema. Io sono un regista e scrittore. Il fondatore di Fabrique Davide Manca è un grandissimo direttore della fotografia. Ognuno ha il proprio mestiere e insieme curiamo con passione questo progetto che è Fabrique. Detto questo posso esporre il mio personale pensiero sul cinema. Qualitativamente il cinema si è abbassato molto. Ci sono dei film molto interessanti e che escono fuori da questo abbassamento qualitativo. Ma, la necessità di produrre film che vanno ad occupare delle caselle predeterminate all’interno delle piattaforme, ha creato dei tempi e un sistema produttivo che va a diminuire la qualità dei film stessi.

Se andiamo indietro nel tempo erano presenti molti più film di qualità. Dieci anni fa e così andando indietro. Un altro punto di vista? Si è un po’ persa la memoria storica del cinema. E’ inoltre quasi certo che da questo abbassamento della qualità ci sarà un cambiamento, perché poi si confronterà con una diminuzione dei risultati.

Possiamo affermare che i grandi maestri del cinema italiano hanno lasciato una tradizione cinematografica capace di consentire alle nuove generazioni di continuare questo grande cinema d’autore?

Anche su questo ti rispondo a titolo personale, altrimenti i miei di Fabrique si rivoltano (ride, n.d.r). Secondo me no! Purtroppo! Il grande cinema degli Anni Sessanta, Settanta, dei grandi autori, maestri, ha avuto l’unica pecca di non lasciare alle generazioni future un sistema che li permettesse di andare avanti con la stessa qualità e le stesse caratteristiche artistiche.

Quello che era successo dal dopoguerra in poi con tutte le generazioni cinematografiche, Fellini, o prima Rossellini: ognuno era aiutoregista dell’altro. C’era tutto un mondo in fermento artistico e culturale. Ecco, diciamo che la cultura, oggi, purtroppo, sta vivendo un’involuzione. Questo perché – forse – non si è creata una scuola, non si è creato un sistema automatico di rinnovo del cinema. Lo sappiamo tutti cosa è successo al cinema dopo gli Anni Settanta! E’ crollato. E’ nata la commedia il cui suo sviluppo si è tradotto nel Cinepanettone, e lì c’è stata una completa involuzione culturale – secondo me – del cinema.

Oggi ci sono grandissimi artisti come Sorrentino, Garrone che hanno ripreso, ma non c’è una scuola. Non c’è un discorso generazionale. Quello che sarebbe bello è che queste nuove generazioni di grandi registi si interessassero anche alla formazione dei giovani. Lo fanno in America. Lo fanno dove le industrie cinematografiche sono più forti. In Francia. Lavorare insieme e condividere idee è il segreto dell’evoluzione culturale di un’arte.

Cosa puoi dirci dei lavori presentati ai Fabrique du Cinéma Awards? Cosa ci raccontano?

I Fabrique Awards hanno un comitato redazionale che si occupa della selezione e della visione di tutti i titoli che arrivano – sono più di ottocento all’anno – e di selezionare quelli che sono i finalisti da cui verrà poi scelto il vincitore di ogni categoria dalla nostra giuria che è composta dal presidente José Luis Solís Olivares (vincitore della scorsa edizione, n.d.r) ovviamente insieme al resto dei giurati composta dall’attrice Laura Adriani, del musicista Omar Pedrini, dal critico Enrico Magrelli, dalla fumettista Zuzu e dal regista Fabrizio Corallo. Loro decideranno i vincitori di ogni categoria.

Andiamo e vogliamo andare verso un futuro che è quello che ci piace a noi. E’ un futuro dove la qualità, l’innovazione ed il linguaggio – cosa che si dimentica perché l’arte cinematografica ha un suo linguaggio – sono le qualità e le caratteristiche che noi andiamo a scegliere. Non è così che va tutto il sistema, ma noi di Fabrique quello che abbiamo sempre fatto è quello di scegliere i prodotti non per merito commerciale, ma artistico.

Teresa Comberiati

Spettacolo, Tv & Cronaca Rosa

Calabrese, a vent’anni si trasferisce a Roma dove attualmente vive. Amante della fotografia quanto della scrittura, negli anni ha lavorato nel campo della comunicazione collaborando con diverse testate locali in qualità di fotografa e articolista durante la 71ª e 75ª Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica. Ha già scritto il suo primo romanzo intitolato Il muscolo dell’anima. Colonna portante del blog di VelvetMAG dedicato alla cronaca rosa e alle celebrities www.velvetgossip.it, di cui redige ogni mese la Rassegna Gossip.

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