Preoccupa in Europa la situazione nel Mar Rosso, dove gli attacchi delle milizie filo-iraniane yemenite, hanno costretto parecchie compagnie petrolifere a cambiare la propria rotta commerciale verso Capo di Buona Speranza.
Lo snodo dove le milizie yemenite attaccano le navi mercantili rappresenta una rotta commerciale chiave per il trasporto del greggio dal Medio Oriente verso l’Europa. I governi europei sono preoccupati che la situazione possa degenerare e l’incertezza provochi un rigurgito inflazionistico a causa dei prezzi delle materie prime come accade per la guerra in Ucraina.
Il rischio per le navi mercantili nel Mar Rosso: gli Houthi spaventano l’Europa
Nel Mar Rosso attraverso il canale di Suez vi è il passaggio di una delle rotte commerciali più rapide e sicure per le navi mercantili che trasportano merci tra Asia ed Europa. Attaccando questo snodo, le milizie filo-iraniane yemenite, gli Houthi, oggi hanno causato il dirottamento di intere compagnie del settore. Che pur di navigare per mari più sicuri, si dirigono verso Capo di Buona Speranza all’estremo sud dell’Africa. Ma questa rotta comporta ben 2 settimane in più di tempo, rallentando e aumentando inevitabilmente i costi di trasporto. Per impensierire le milizie ribelli Washington ha dato via ad una coalizione marittima multinazionale, alla quale i governi europei hanno aderito mandando le proprie navi da guerra. Adesso la situazione è in uno stallo. E gli esperti attendono le prossime mosse degli Houthi. Basterà mostrare i muscoli per far terminare gli attacchi?
Secondo fonti del Pentagono ad oggi gli attacchi sarebbero già più di 100, e non sono assolutamente da sottovalutare. Lo testimoniano anche le caratteristiche tecnologicamente avanzate delle unità che faranno parte della task force promossa dagli USA. Che avrebbe ordine ad oggi di fungere come ulteriore deterrenza e non di cercare un vero e proprio scontro frontale con le milizie ribelli. Ma dipenderà tutto dalle mosse degli Houthi, se sono disposti a innalzare ulteriormente la frequenza degli attacchi tanto da incrementare la percezione del rischio in Occidente e far cambiare dunque valutazione. L’Europa è la più esposta alla rotta e sarebbe dunque quella a pagarne più le conseguenze in caso di un ulteriore incremento della percezione globale di incertezza. Nel caso difatti si dovessero verificare ulteriori interruzioni nello stretto yemenita di Bab el Mandeb, i costi delle spedizioni di greggio verso l’Europa incrementerebbero a dismisura provocando una fiammata inflazionistica.
Il vecchio continente e le materie prime dal Golfo Persico: USA e Cina meno colpite
Ogni giorno circa il 9% del GNL passa attraverso il Canale di Suez. E dopo il disaccoppiamento dalla Russia, l’Europa ha incrementato la propria dipendenza dalle materie prime dei Paesi del Golfo Persico, come il Qatar ad esempio. E considerando la stagione invernale in arrivo in questo momento un clima di incertezza potrebbe provocare sui mercati parecchi problemi. Visto che le rotte alternative, come il GNL americano dall’Atlantico non rappresentano affatto un affare. L’alleato numero uno del Vecchio Continente infatti non smercia il proprio gas a prezzi scontati come avviene per il commercio di materie prime tra Russia e Cina. Le compagnie USA vedono il proprio gas all’Europa addirittura ad un prezzo che è stimato 4 volte superiore a quello destinato per il mercato interno.
Gli attacchi degli Houthi non sono che una conseguenza del conflitto Israelo-palestinese, che alla pari di quello russo-ucraino sta generando ripercussioni e tensioni al livello globale. E ancora una volta il gigante economico, oggi sempre meno gigante, più fragile e sensibile ai cambiamenti globali, è l’Europa. Che non possiede da decenni una visione economica e politica strategica di lungo raggio. E oggi ne paga le conseguenze. Se la situazione nel Mar Rosso infatti dovesse degenerare USA e Cina per quanto riguarda le materie prime essenziali sarebbero molto meno colpite. Gli USA a parte le proprie scorte e la propria produzione nazionale, potrebbero affidarsi alle materie prime dell’alleato canadese. Mentre la Cina avrebbe nelle materie prime di Russia e Arabia Saudita un valido piano b di emergenza.