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Israele accusato di genocidio a Gaza, al via le udienze al Tribunale dell’ONU

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L’11 e il 12 gennaio la Corte internazionale di Giustizia, il principale organo giudiziario dell’ONU, che ha sede all’Aia in Olanda, discuterà in pubbliche udienze il caso di Israele. Lo scorso 29 dicembre il Governo del Sudafrica ha presentato istanza al tribunale internazionale accusando Tel Aviv di commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza.

Come è noto, a seguito del pogrom nazista di Hamas del 7 ottobre scorso contro giovani, donne e bambini israeliani massacrati, e alcuni rapiti e ancora in ostaggio, Israele ha scatenato una guerra furibonda. Ha compiuto bombardamenti, anche su case, luoghi di culto e ospedali, massacrando oltre 23mila persone con l’obiettivo di sradicare Hamas. L’istanza del Sudafrica al tribunale dell’ONU – da non confondere con la Corte penale internazionale, anch’essa con sede all’Aia in Olanda – ha provocato diverse reazioni internazionali e l’indignazione di Israele.

Foto X @CIJ_ICJ

Le accuse del Sudafrica

La prima giornata delle due udienze pubbliche al Palais de la Paix dell’Aia, l’11 gennaio, è dedicata alle argomentazioni dell’accusa. A illustrarle è la delegazione sudafricana, guidata dal ministro della Giustizia Ronald Lamola. Della delegazione fa parte un team di diplomatici, avvocati ed esponenti politici internazionali, come l’ex leader dei laburisti inglesi Jeremy Corbyn, più volte accusato in patria di antisemitismo. Secondo il Sudafrica, Israele vìola la Convenzione contro il genocidio che ha ratificato nel 1950.

In particolare, si legge nelle 84 pagine presentate al tribunale dell’Aia, “gli atti e le omissioni di Israele rivestono carattere di genocidio. Perché accompagnano l’intento specifico richiesto di distruggere i palestinesi di Gaza in quanto parte del gruppo nazionale, razziale ed etnico più ampio dei palestinesi“. Pretoria accusa Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia che dirime le controversie tra gli Stati. Mentre la Corte penale internazionale, anch’essa con sede all’Aia, persegue le responsabilità individuali nei crimini di guerra.

Secondo il Sudafrica, Tel Aviv non adempie “ai suoi obblighi di prevenire il genocidio. Né a quello di perseguire” i responsabili “dell’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio” come esige la Convenzione del 1950. Nell’istanza Pretoria chiede quindi alla Corte di imporre “misure cautelari (che sarebbero vincolanti) quali ordinare a Israele di cessare le uccisioni. Ma anche “i gravi danni fisici e mentali inflitti” ai palestinesi di Gaza. E di consentire l’accesso agli aiuti umanitari nella Striscia.

La reazione di Israele

Tutte accuse che Israele giudica “infondate“. Il 12 gennaio toccherà quindi al suo team di avvocati, tra cui il britannico Malcolm Shaw, spiegare le ragioni della guerra di Israele nella Striscia. “Non c’è niente di più atroce e assurdo” della causa intentata dal Sudafrica, ha anticipato il presidente della Repubblica israeliano Isaac Herzog. Il Governo di Benjamin Netanyahu ha intanto aperto un sito web “per mostrare al mondo alcuni dei crimini contro l’umanità commessi da Hamas“.

Domani compariremo davanti al tribunale dell’Aia” ha spiegato l’ufficio del primo ministro. “Questo sito aiuterà lo Stato di Israele nella sua missione di ricordare al mondo che siamo vittime dell’evento terroristico senza precedenti che abbiamo vissuto“. Durissimo il commento dell’ex premier israeliano Naftali Bennett, secondo il quale la seduta della Corte di giustizia all’Aja è “l’Affare Dreyfus del XXI secolo“.

L’Affare Deyfus fu un gravissimo errore giudiziario che spaccò la Francia tra il 1894 e il 1906. Furono mosse false accuse di tradimento e spionaggio a favore della Germania nei confronti del capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus, il quale era innocente. Alla base del processo ci fu un montante antisemitismo, fattore chiave che portò alle accuse contro il capitano. È passato alla storia in quell’occasione l’intervento giornalistico a difesa di Dreyfus dello scrittore Émile Zola con il celebre articolo intitolato “J’accuse (io accuso, ndr.)”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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