I suoi lavori stanno ammaliando anche Londra, transitati prima presso la House of Lord di Westmister e da settembre al cinquantesimo piano del One Canada Square, negli spazi Spring Studios. L’’Art Player perugino Massimiliano Donnari, in arte MaMo, su Instagram spopola con l’account @mamodart. Tele rinforzate, smalti, composizioni in olio e resine con gessetti, carboncini e epici tubetti stile Arman. Una costante imprescindibile che sin dall’inizio lo ha reso distintivo: la totale dedizione alla British Royal Family, Queen Elisabeth in primis, ma anche Re Carlo e la splendida Kate.
Al suo settimo anno di produzione, MaMo si accinge a ritornare a febbraio a Londra con un catalogo importante di tutte le sue opere e per palesarsi con nuove ed interessanti creazioni. Ad accompagnarlo, in un abbraccio corale, personaggi importanti della cultura, della moda e dello star system nazionale. Tra questi il regista Enrico Vanzina, il Professor Paolo Taticchi, Carolina Cucinelli, l’esperto, già curatore della Biennale di Venezia, Angelo Bacci, Michela Proietti, la designer Elisabetta Furin, la giornalista Eva Grippa, l’imprenditrice Maria Rosi e molti altri.
MaMo, l’artista amato dal mondo della cultura
E’ “Iconico – sentenzia proprio Paolo Taticchi (accademico in Strategy and Sustainability e School Deputy Director at UCL School of Management) – sagace, brillante dandy, cosmopolita, glamour, in alcuni casi dissacrante iconoclasta”, sospeso tra la leggerezza di un bambino che fa volare la fantasia e la solida certezza di un puro imprenditore. Già, va palesato, artista, ma Donnari nasce imprenditore, con già da due decenni alle spalle nel board dell’azienda di famiglia dedita all’importazione di impianti per la lavorazione del legno.
Angelo Bacci su di lui afferma “il suo spirito versatile lo incita ad una continua sperimentazione, fino a rivestire a pieno titolo il profilo di artista contemporaneo. Una scelta coraggiosa e vincente, data dal suo carattere esplosivo e poetico che risponde all’entusiasmo della sua opera”.
I commenti dei vip sull’artista
Il noto filmmaker romano Enrico Vanzina ammette che MaMo è un vulcanico mix tra il Pop, il concettuale e l’impianto visivo, e che “sa maneggiare la comunicazione dei segni con incredibile talento e facilità”. Gli fa eco a gran voce Carolina Cucinelli, figlia del ‘filosofo’ della moda Brunello, sostenendo la “libertà creativa” dell’artista umbro, “che non rimane vincolata a canoni stilistici prestabiliti, ma che anzi non ha paura di cercare la propria strada senza limiti né impostazioni, plasmando la materia al ritmo dell’ispirazione. I suoi ritratti di figure iconiche del Ventesimo secolo o di soggetti di fantasia hanno suscitato un’ondata di immediato entusiasmo nel pubblico, fino a entrare nell’immaginario collettivo ed essere utilizzato per copertine, calendari, campagne pubblicitarie, allestimenti teatrali”.
E Michela Proietti, autrice de La Milanese e qualificata penna del Corriere della Sera ne è certa, chiosando: “MaMo ha fatto di se stesso una sineddoche: parlare della parte – ovvero di lui – vuol dire parlare di un tutto, fatto di creatività, comunicazione, connessioni”. Le sue Regine sono Marilyn, i suoi Dom Perignart barattoli di Campbell’s, che dire, parafrasando, appare lapalissiano che MaMo al MoMa sembra ormai cosa fatta!
MaMo intervista esclusiva a VelvetMAG
Come nasce la sua storia?
Provengo da una famiglia tradizionale. Ho avuto un’educazione severa e sono stato instradato ad entrare nell’attività di famiglia, ma l’’estro, la moda, la voglia di evadere e l’arte sono sempre vissuti in me. Tutto ciò ha avuto sicuramente un canale di sfogo con i social e la voglia di comunicare al mondo il mio vero io ha preso il sopravvento.
MaMo, Mamodart, Massimiliano Donnari, quali di questi è più nelle sue corde?
Il primo è il nome che mi sono dato all’età di tre anni per ovviare alla lunghezza del mio nome di battesimo “Massimiliano”. MaMo + D che sta per Donnari, (non voglio e non posso dimenticare tutto quello che sono e di cui vado orgoglioso) ART è il mio mondo. Mamodart è il nome che utilizzo nei canali social. MaMo è sicuramente nelle mie corde più degli altri, difatti è il nome con cui firmo tutte le mie opere.
I suoi rapporti con i social sono funzionali, sinergici anche per gli artisti dunque? Cosa ne pensa?Assolutamente! Anche se anagraficamente sono più vicino ai boomer, ma sono sempre stato attratto dal mondo dei social. Nutro una profonda ammirazione per i vari fashion blogger, e con alcuni di questi sono venuto a stretto contatto e ne sono rimasto profondamente ammirato. Pensi che ho creato un quadro “fashion queen“ che ritrae la Regina Elisabetta vestita come una fashion blogger. Questo dipinto a Londra è stato utilizzato come primo NFT a basso impatto energetico, (progetto del Professor Paolo Taticchi). Fin da subito ho utilizzato i social. In passato mi divertivo a pubblicare per puro divertimento. Oggi pubblico storie e foto nei miei canal. Vorrei divulgare il più possibile la mia arte e la mia creatività, ma sempre con una grande ironia e divertimento.
MaMo, nel suo animo è più accentuata la parte imprenditoriale o artistica?
Direi metà e metà. La parte artistica è sempre vissuta in me. Dimostravo il mio estro sia con le opere, sia con la mia ironia in molti aspetti della vita quotidiana. Ho raccolte di scherzi fatti ad amici e nonne che farebbero invidia a molti comici, ma rimaneva un gioco: ero sempre serio quando lavoravo. Poi qualche amico esperto d’arte mi ha incitato dicendo che secondo lui le mie creazioni potevano avere un certo valore. Cosi l’artista che è in me ha avuto il sopravvento. Mi sono messo a realizzare quadri. In seguito è avvenuto l’incontro casuale con un’amica gallerista, a cui ho avuto il coraggio di mostrare i miei lavori, la quale mi sfidò dicendomi che se fossi arrivato a venti quadri mi avrebbe fatto fare una mostra. E’ nata così la mia prima personale: “incoscienza dell’essere ironia in tre D”, da lì non mi sono più fermato: artista ed imprenditore convivono serenamente.
Ha rapporti con Vanzina, ma la vediamo in ottima compagnia anche di Mogol e Ornella Vanoni. Ci vuole raccontare qualche aneddoto di qualcuno di loro?
Un’amica di Ornella, transitando a Perugia, ha notato la mia opera che la ritrae e l’ha subito chiamata. La Vanoni ha rintracciato il mio numero di telefono. Pensavo fosse uno scherzo, poi ci siamo sentiti per qualche tempo, fino allo scorso anno quando sono finalmente riuscito a conoscerla personalmente. Le ho donato una particolare replica del quadro che la raffigura. Inoltre sono stato sempre un grande ammiratore dei Vanzina, tanto che ho dedicato loro un quadro che li ritrae. L’ho donato ad Enrico durante un festival cinematografico che si tiene a Perugia. Al fine di conoscerlo meglio, ho preso il posto dell’autista che avrebbe dovuto riaccompagnarlo a Roma. Insieme ad un mio amico lo abbiamo riportato a casa: è stato un viaggio molto divertente ed ora con Enrico ci sentiamo spesso.
E’ grato del successo che sta arrivando dal Regno Unito?
Paolo Taticchi mi stia aiutando ad introdurmi in certi ambienti e durante questa mostra nei mesi di febbraio ed aprile ci saranno importanti eventi.
Si sente di dire grazie a Queen Elisabeth?
Si, la Regina Elisabetta, e tutta la forza e l’istituzione che rappresenta, è sicuramente la mia musa ispiratrice, ma sono rammaricato per la sua scomparsa. Ora non potrà più ‘ringraziarmi’ per tutta la pubblicità che le ho fatto e per quanto l’ho umanizzata e resa ancora più attraente ed iconica. Sono abbastanza ironico!