Scontro Iran – USA: cosa significa l’attacco in Pakistan?
I bracci armati di Teheran mantengono la pressione molto alta in Medio Oriente
I precari equilibri in Medio Oriente, continuano a preoccupare i governi occidentali. La situazione, con notizie di bombardamenti che si allargano in Pakistan, Siria, Yemen, Iraq e Libano, sembra sempre più intricata. La fitta tela di alleanze e nemici – chi pro-Israele e chi pro-Iran – mostra ormai un quadro regionale in via di ebollizione.
La guerra contro gli Houthi nel Mar Rosso ha costretto americani ed europei con le proprie navi da guerra ad attaccare le basi militari in Yemen. Colpendo recentemente anche la capitale Sanah, innalzano l’ira della giunta Houthi e del popolo yemenita. Ma gli occhi sono tutti puntati sulle mosse dell’Iran. Che con il raid di pochi giorni fa in Pakistan, nell’area del Panjur, ha fatto tribolare le cancellerie di mezzo mondo. In realtà molti esperti sostengono che Teheran si stia ben guardando dal non generare un’ulteriore escalation nella regione. Ma che allo stesso tempo con le sue mosse, stia lanciando dei chiari avvertimenti agli USA e Israele.
I pericolosi piani di Netanyahu e i diversi bracci armati iraniani che preoccupano gli USA
A far da sfondo allo scontro indiretto fra USA-Iran, vi sarebbero i drammatici dati della guerra in Palestina che toccano cifre record a cui non avremmo mai più voluto assistere. Dal 7 Ottobre Israele ha raso al suolo 1/3 terzo di tutti gli edifici di Gaza. Il 70% delle scuole , i 2/3 degli ospedali e ben la metà delle abitazioni civili. Causando la morte di 23mila palestinesi, di cui la maggior parte sono donne e bambini. In media si stima che ogni giorno muoiano 250 palestinesi. Gli attacchi israeliani in 4 mesi di guerra sarebbero già a quota 22mila. Quelli degli USA nella guerra in Iraq, solo per avere un parametro di riferimento, tra il 2014 e 2017, furono in totale 15mila. Come se non bastasse un inchiesta del The Post, fa sapere che sono morti più giornalisti nella guerra a Gaza che in tutta la Seconda Guerra Mondiale. Ma dal Presidente del governo Netanyahu, non arrivano cenni di cedimento.
Anzi le sue dichiarazioni alla stampa lasciano chiaramente intendere che non ha intenzione di fermarsi, ma che porterà avanti la guerra per mesi e mesi fino al raggiungimento degli obbiettivi. Che alcuni temono possano comprendere l’intera conquista dei territori palestinesi, nonché anche parte del nord del Libano. Ma la violenza della repressione israeliana non poteva non generare importanti ripercussioni nella regione mediorientale. L’Iran è oggi reputato l’unico attore in grado di tenere a bada le milizie libanesi di Hezbollah e quelle yemenite degli Houthi. Questi bracci armati indiretti dell’Iran servirebbero a mantenere alta la pressione sugli USA affinché convincano Israele a rivedere i propri obbiettivi.
Teheran e l’attacco in Pakistan: avvertimenti e strategia contro Washington
Ovviamente Washington ha come interesse primario una stabilizzazione della regione, avendo altri fronti scoperti in Europa con la Russia, nella guerra in Ucraina. E nell’Indopacifico a Taiwan con la Cina. Ma non può lasciar intendere al mondo di aver perso la propria supremazia militare, che negli ultimi decenni è stato un potentissimo deterrente per la soluzione dei conflitti globali. E dunque sta collaborando con gli israeliani in raid mirati e chirurgici, per depotenziare il nemico in Iraq, in Libano, in Siria, uccidendo capi strategici di Hezbollah. Come nel dicembre scorso dove a Damasco ha perso la vita, Razi Moussavi, che si occupava del coordinamento dell’alleanza militare che esiste da tempo tra l’esercito di Assad e le truppe di Hezbollah. L’Iran ovviamente però non è rimasto fermo a guardare, e con il raid in Pakistan, nell’area del Panjur, ha innalzato ulteriormente la tensione.
Con il raid in Pakistan, potenza nucleare, Teheran ha chiaramente avvertito Washington della volontà di rispondere e la possibilità di alzare l’asticella. Le recenti mosse dell’Iran inoltre hanno puntato a rafforzare i rapporti con la Russia di Putin. Lasciando pensare ad un asse Pechino-Mosca-Teheran sempre più vicino. Nelle ultime settimane è diventato infatti più consistente l’aiuto militare iraniano alla Russia con la vendita di droni Shahed. Un vero e proprio flusso capace di determinare le sorti della guerra, dove non solo in questo momento gli arsenali di Kiev sono vuoti, ma Zelensky ha estrema necessità di uomini al fronte. E infatti si accinge a fare una leva di mezzo milione di soldati. Chi vuole restare fuori per ora da questo “triumvirato” anti-USA invece sembrerebbe essere l’India di Modi. Una potenza data ormai in ascesa, e destinata a diventare la nuova Cina per le industrie occidentali. E che vede dunque malissimo il dominio iraniano sul Mar Rosso per i propri scambi commerciali.