Il 27 gennaio, come ogni anno, il mondo ricorda l’orrore della Shoah – lo sterminio di massa del popolo ebraico a opera del nazifascismo – nel Giorno della Memoria. Una data – è la ricorrenza della liberazione del lager di Auschwitz, il 27 gennaio 1945 – che quest’anno cade mentre nella Striscia di Gaza è in corso la guerra tra Israele e i miliziani palestinesi di Hamas.
In tutta Italia si svolgeranno iniziative per celebrare il Giorno della Memoria. In diverse città sono previsti cortei pro-Palestina per chiedere il cessate il fuoco a Gaza all’esercito israeliano ma il Viminale ha chiesto gli organizzatori di rinviarli per non dare adito a possibili atti di antisemitismo. I palestinesi d’Italia hanno annunciato che rispetteranno l’ordinanza.
Giorno Memoria, rischio di tensioni
Tuttavia l’organizzazione dei Giovani palestinesi annuncia che cortei a Milano, Roma, Napoli e Cagliari. In questo quadro difficile e senza precedenti – il 26 gennaio la Corte di giustizia dell’ONU non ha escluso che le forze armate di Israele abbiano commesso atti di genocidio a Gaza – il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato parole chiare. Lo sterminio degli ebrei, ha detto il capo dello Stato, è stato “il più abominevole dei crimini“. Il lager di Auschwitz ha spalancato “i suoi cancelli” su “un orrore assoluto, senza precedenti” che è stato “idealizzato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell’odio, del fanatismo, della prevaricazione“.
“Uno Stato anche ai palestinesi”
La strada da seguire, soprattutto ora che si stanno riaffacciando “pericolose fattispecie di antisemitismo” non è certo “quella dell’odio“. Ma “della pace“. Riconoscendo, oggi, anche il diritto di un popolo come quello palestinese ad avere un proprio Stato. Il discorso che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto al Quirinale in occasione della cerimonia per il Giorno della Memoria (lo ha fatto il 26 gennaio) è di quelli destinati a lasciare il segno.
Il capo dello Stato ha parlato davanti alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a una nutrita squadra di ministri, ai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, ai vertici della Comunità ebraica e ai familiari dei Giusti. Le sue parole invitano al rispetto dei diritti “di ciascuno“, condannano “l’indifferenza” di chi sceglie di “guardare dall’altra parte“. Ma soprattutto invitano, “chi ha sofferto“, come il popolo di Israele, a “non negare a un altro popolo il diritto” ad avere “uno Stato“.
La testimonianza di Irene Shashar
Le parole di Mattarella (anche il papa è vicino alla posizione “due popoli, due Stati“) seguono quelle che ha pronunciato il 25 gennaio al Parlamento europeo Irene Shashar, sopravvissuta del ghetto di Varsavia. Durante un discorso in vista del Giorno della Memoria, la signora Shashar ha descritto come è sopravvissuta agli orrori del nazismo. “Sono stata benedetta con l’opportunità di avere figli e nipoti. Ho fatto la cosa che Hitler ha cercato di prevenire così duramente. Hitler non ha vinto!“, ha dichiarato.
Parlando della guerra in corso e degli attacchi di Hamas del 7 ottobre, la donna ha detto di aver lasciato Israele “in seguito a violenze, omicidi, stupri e terrore” e ha chiesto ai deputati al Parlamento europeo la loro solidarietà e il loro sostegno per far sì che gli ostaggi siano riuniti con le loro famiglie. Dopo il 7 ottobre, “la rinascita dell’antisemitismo significa che l’odio del passato è ancora con noi“, ha avvertito Shashar. “Gli ebrei ancora una volta non si sentono al sicuro in Europa. Dopo l’Olocausto, questo dovrebbe essere inaccettabile. Mai più dovrebbe significare mai più“.