Nell’arco dei prossimi mesi alcune scuole italiane potrebbero essere ‘protette’ dalle forze dell’ordine. Lo ha ipotizzato in un’intervista al Messaggero il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Il motivo? Il ripetersi sempre più frequente di aggressioni a docenti e presidi da parte di alunni e genitori. Un po’ come avviene in molti ospedali e pronto soccorso, dove le aggressioni a medici e infermieri sono tutt’altro che rare, adesso è il mondo della scuola a dover fare i conti con un fenomeno che sta diventando drammatico.
Al quotidiano romano Valditara ha affermato che “si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole nelle aree particolarmente a rischio“. L’ultimo episodio si è verificato in una scuola di Varese dove un allievo problematico di 17 anni ha accoltellato la sua docente di sostegno. La donna, 57 anni, è stata trasferita in ospedale ma non è in pericolo di vita. Anzi, ha chiesto come sta il ragazzo, sapendone le difficoltà comportamentali. Il giovane è finito agli arresti per tentato omicidio e si trova nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Dallo scorso mese di settembre a oggi si contano almeno 27 episodi di aggressioni nelle scuole italiane: più di una alla settimana.
“No ai metal detector nelle scuole”
Da parte sua il ministro dell’Istruzione ha escluso tuttavia la possibilità di prevedere controlli all’ingresso delle scuole con “metal detector e cose del genere“. E ha sottolineato che “per le aggressioni compiute dai genitori si registra un aumento esponenziale“. Durante l’ultimo anno scolastico sono stati 36 i casi di aggressioni a docenti in ambito scolastico. “Ora, dopo neanche 5 mesi, siamo già a 27. Ma se guardiamo solo alle aggressioni da parte dei familiari c’è già un aumento del 111%. Per gli episodi di cui sono responsabili gli studenti invece si registra un leggero calo, -11%“, ha precisato Valditara.
“Il monitoraggio lo abbiamo istituito l’anno scorso, prima non si sapeva quali e quanti fossero gli episodi di violenza nelle scuole italiane. In questo confronto da un anno all’altro registriamo un fenomeno significativo. Questo ci fa pensare che c’è una responsabilità educativa forte delle famiglie” ha affermato ancora Valditara. “Ecco perché, se un genitore aggredisce o prende a pugni un docente o un preside, deve risponderne nei confronti dell’aggredito, ma anche dello Stato. È lo Stato a subire un danno di immagine e di reputazione, e dunque ha il diritto di essere risarcito“.
#Varese Ha subito una delicata operazione ma non è in pericolo di vita la professoressa ferita alla schiena con un coltello. Arrestato l’aggressore, 17anni. #Valditara annuncia una risposta forte del governo per fermare gli episodi di violenza nelle scuole. @DanieleMorgera pic.twitter.com/X3iDKKfDja
— Rai Radio1 (@Radio1Rai) February 6, 2024
I ragazzi con disagio
Tornando sulla vicenda di Varese, dove il ragazzo che ha aggredito la docente aveva ricevuto una diagnosi funzionale che certificava il suo malessere, il ministro ha spiegato: “È chiaro che agire solo dal punto di vista repressivo non basta. Bisogna intervenire prima. Quando un ragazzo ha problemi che possono sfociare in episodi di aggressività non può essere abbandonato a se stesso. La scuola deve essere supportata con un servizio di tipo psicologico, eventualmente psichiatrico“. “I ragazzi che abbiano un forte disagio vanno aiutati”, prosegue Valditara. “Voglio parlarne con il collega Schillaci. Se il ministero della Salute sarà d’accordo, potremmo creare un presidio a livello di distretti provinciali, per offrire alle famiglie e alle scuole un punto di riferimento, un presidio territoriale a cui rivolgersi“.