Piante vietate in Italia: cosa dice la legge
Alcune specie sono considerate illegali e si possono rischiare importanti sanzioni in caso di detenzione
In Italia esistono norme ben precise atte a stabilire quali piante siano consentite e quali, invece, vietate. A proposito di quest’ultime, infatti, esistono leggi per quali sono previste pesanti sanzioni in caso di violazione.
La detenzione illegale di piante vietate in Italia, come stabilito dalla legge, può portare a conseguenze molto gravi per chiunque ne coltivi, anche solo una delle specie indicate, nella propria casa o nel proprio giardino. Si tratta di piante, apparentemente, innocue ma che sono vietate dalla legge perché provenienti da particolari regioni geografiche e considerate ‘specie esotiche invasive‘. In questo caso si fa rifermento alla disciplina delle norme comunitarie dell’Unione Europea come il Regolamento 1143/2014.
La legge sulle piante esotiche invasive
In Italia con il decreto legislativo n. 230 sono state stabilite le piante vietate per le quali è impossibile: la cessione a titolo gratuito, la coltivazione, la vendita e la detenzione di qualunque tipo e a qualsiasi scopo. Sebbene il primo pensiero in materia di piante vietate vada a tutte quelle che si impiegano per la produzione di stupefacenti (Canapa, Oppio, alcune specie di Papavero), molte specie non hanno nulla a che fare con la produzione di tali sostanze, eppure risultano comunque illegali per altre motivazioni. A tal proposito, occorre un’importante premessa rispetto alla quale è utile precisare che in Italia si trova una delle maggiori biodiversità al mondo.
Da Nord a Sud, infatti, la conformazione del terreno cambia notevolmente e questo fa sì che il nostro Paese possa ospitare diverse varietà di piante e animali. Tale equilibrio, però, può essere minato con l’introduzione delle suddette specie invasive. Discorso che vale sia per gli animali che per le piante. L’introduzione, in questo caso, di piante non autoctone potrebbe provocare danni irreparabili nell’ecosistema in cui verrebbero introdotte e questo fa sì che siano vietate. Si tratta di rischi corsi non solo dalla flora autoctona, con la quale entrano in concorrenza diretta e spesso sopraffacente, ma si tratta di rischi anche per l’agricoltura e le attività produttive locali.
La lista delle piante vietate
Con l’articolo 26 del decreto legislativo n. 230/17 si stabilisce che chiunque possieda una pianta esotica invasiva sia in obbligo di denunciare il suo possesso. La mancata denuncia potrebbe portare a gravi conseguenze quali sanzioni amministrative o, nei casi più gravi, l’arresto. Si tratta di piante che, fino a poco tempo fa, si trovavano nei giardini ma che ora sono considerate illegali. A renderle tali non è la loro tossicità, ad esempio, ma piuttosto la loro provenienza e le caratteristiche che le mettono in ‘concorrenza’ spietata con le specie locali, delle quali sono spesso più forti.
Tra queste si trovano l’Ambrosia, la Balsamina ghiandolosa, la Forbicina frondosa, il Rabarbaro gigante, il Giacinto d’acqua, il Topinambur, la Panace di Mantegazza. E poi anche la Peste d’acqua, la Porracchia a grandi fiori e la Pueraria. Benché si possa tendere a sottovalutare questo divieto, non comprendendo spesso fino in fondo l’importanza di salvaguardare la biodiversità, è obbligo morale di tutti preservare il patrimonio naturale. Anche se molte piante sono dall’indubbia bellezza e tutte dall’indiscusso fascino, è giusto rispettare gli ecosistemi locali e, in questo caso, la leggi che li tutelano.