Che il vento politico in Sardegna potesse cambiare si era capito. Ma difficilmente, fino all’ultimo, qualcuno avrebbe scommesso davvero sulla vittoria del Centrosinistra alleato al Movimento Cinque Stelle contro il Centrodestra. La candidata presidente Alessandra Todde, pentastellata, ha prevalso di un soffio – 45,3% contro 45,0% – sul sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, fortemente voluto da Giorgia Meloni. E ora a destra scatta la resa dei conti. “Sono la prima presidente donna della Sardegna” ha invece orgogliosamente proclamato Todde in conferenza stampa.
Ma per il campo largo del Centrosinistra, o ‘campo giusto’ come lo chiama l’ex premier Giuseppe Conte, la vittoria in Sardegna “vale anche di più“. Perché c’era “Soru che con Azione andava a pescare voti nel campo progressista” ha detto Conte in Tv ad Agorà, il 27 febbraio. A chi gli ha chiesto se il “campo giusto” in Sardegna sarà propedeutico per patti in altre regioni italiane al voto, ha risposto: “Noi lavoriamo sempre per costruire un progetto solido” con “altre forze politiche e civiche“. Assieme a “compagni di viaggio affidabili. Non possiamo prendere un impegno con i cittadini” se abbiamo “compagni inaffidabili“, perché questo comporterebbe l’ingovernabilità e “noi non andiamo al governo per gestire il potere ma per realizzare il cambiamento“.
La Sardegna svolta a sinistra
“È una vittoria importante” ha aggiunto Conte. “Con questo passaggio noi diamo anche una sveglia al Governo a Roma“. “La tracotanza e l’arroganza, con cui non solo sta gestendo la politica nazionale ma ha pensato anche di gestire questa partita regionale, non paga“. Il Centrosinistra esulta con Giuseppe Conte, Elly Schlein, Stefano Bonaccini. “La Sardegna ha scelto la nostra Alessandra Todde. È la prima presidente di regione del M5S. La prima donna alla guida della Sardegna. È una giornata indimenticabile” ha affermato il leader dei Cinque Stelle.
Entusiasta anche la segretaria democratica, Elly Schlein: “Cambia il vento, c’era chi non scommetteva neanche che arrivassimo fino a qui“. “Sono molto emozionata perché, come dice Alessandra, quella che si profila, stiamo aspettando fiduciosi gli ultimi dati, è una vittoria dei sardi anzitutto“. Anche i leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni parlano di “vittoria straordinaria”. Si complimenta il presidente del PD, Stefano Bonaccini.
Il candidato presidente meloniano, Paolo Truzzu, ha subito una significativa sconfitta nella sua stessa Cagliari, che amministra da 5 anni. I sardi, e i cagliaritani in particolare, lo hanno bocciato. A caldo non ha parlato. Chi ha deciso subito di riconoscere la vittoria di Todde è stato Renato Soru, l’ex presidente della Sardegna che ha rotto con il Centrosinistra, candidandosi con liste civiche, Azione e +Europa. Le urne lo hanno bocciato, consegnandogli solo l’8% dei consensi. A causa dello sbarramento al 10% per le coalizioni resterà fuori dal Consiglio regionale.
La Lega perde oltre 2 terzi dei voti
La Sardegna è stata più di una volta, in passato, la regione che ha anticipato svolte politiche nazionali, così queste elezioni erano particolarmente attese. I dati politici di rilievo non mancano. Il Partito Democratico è il partito più votato, col 13,8%. Fratelli d’Italia è appaiato, al 13,6%. La Lega, che alle regionali del 2019 aveva ottenuto l’11,4% incoronando presidente Christian Solinas, è precipitata al 3,7%.
Per Matteo Salvini tira una brutta aria, politicamente parlando. La Sardegna non è certo il primo territorio a dare uno schiaffo alla Lega. Alle elezioni provinciali dello scorso ottobre a Trento, la Lega è passata dal 27,1% del 2018 al 13%, pur confermando Maurizio Fugatti presidente. C’è stato un travaso di voti verso FdI. La stessa cosa si è verificata in Sardegna il 25 febbraio 2024: Fratelli d’Italia ha conquistato, come detto, il 13,6% con un grosso balzo in avanti dal 4,7% di 5 anni fa. Ancora: a Bolzano, la sconfitta della Lega, lo scorso ottobre, è paragonabile a quella sarda: dall’11% al 3%.
Dopo la Sardegna l’Abruzzo?
Adesso tocca all’Abruzzo dove il 10 marzo si voterà per le elezioni regionali. Un altro test importante per tutti: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Elly Schlein e Giuseppe Conte. Secondo i sondaggi, quand’anche il governatore uscente di Centrodestra, Marco Marsilio di FdI, dovesse trovare riconferma è difficile che la Lega riesca a ripetere il trionfo del 2019 (primo partito con distacco al 25,9%). Altri tempi il 2019: alle Europee la Lega sbaragliò avversari e concorrenti con un esplosivo 34,2% e 9 milioni di consensi. Alle politiche del 25 settembre 2022 il partito di Salvini non è arrivato al 9% dei voti. Il prossimo giugno si svolgeranno di nuovo le elezioni europee: nessun leader in questo momento vorrebbe essere nei panni di Matteo Salvini.