Addio Paolo Taviani: si è spenta anche l’altra metà della coppia fratelli-registi
Il regista era rimasto dal 2018 senza l'altra sua metà artistica, il fratello Vittorio, con cui ha condiviso la regia per cinquant'anni
Si è spento a Roma nella serata di giovedì 29 febbraio Paolo Taviani: il regista è scomparso all’età di 92 anni, vicino alla sua famiglia. Per oltre cinquant’anni ha contribuito a scrivere la storia del grande schermo nostrano, in coppia con il fratello Vittorio, scomparso nel 2018.
Leonora Addio era stato il suo ultimo film, il modo in cui ha scelto di congedarsi al grande pubblico, ma anche una grande sfida per Paolo Taviani, che per la prima volta, a 90 anni, ha scritto e diretto un film senza suo fratello, Vittorio. A dimostrazione che non è mai troppo tardi per imparare, anche in un’età in cui è opinione comune pensare di non avere più nulla da apprendere.
Per oltre cinquant’anni, Paolo Taviani, in coppia con il fratello Vittorio, ha difatti contribuito a scrivere la storia del cinema nostrano, e non solo. I due fratelli hanno lavorato in perfetta armonia, riuscendo a trovare un equilibrio tra i loro stili, i soggetti di cui trattare, le sceneggiature: il tutto, riflettendo sui cambiamenti culturali che per mezzo secolo hanno attraversato il nostro Paese. Il loro sodalizio è durato fino al 2018, anno in cui Vittorio – il maggiore dei due – si è spento, dopo una lunga malattia. Dopo circa sei anni, anche Paolo Taviani si è congedato, vicino all moglie Lina Nerli Taviani e ai figli Ermanno e Valentina.
Paolo Taviani si è spento all’età di 92 anni: carriera e vita privata del compianto regista italiano
Tra gli animatori del Cine Club di Pisa, Paolo e Vittorio Taviani hanno esordito al mondo della regia nel corso degli Anni Cinquanta grazie a una serie di documentari incentrati sull’immediato dopoguerra, tra cui San Miniato luglio ’44, con una sceneggiatura di Cesare Zavattini. Ben presto, però, i due fratelli sono passati al cinema prettamente di finzione, risentendo della lezione del neorealismo italiano. Nel 1962 hanno diretto, insieme a Valentino Orsini, Un uomo da bruciare, liberamente ispirato alla vicenda del sindacalista Salvatore Carnevale, vittima di mafia e interpretato da Gian Maria Volontè. Ed è proprio l’attualità alla base della loro filmografia, riletta in chiave metaforica, così come la letteratura.
Gli anni successivi sono segnati da molti altri progetti, tra i quali I sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione (1969), San Michele aveva un gallo (1972) e Allonsanfàn (1974). Il 1977 ha assistito all’affermazione dei fratelli Taviani a livello internazionale: grazie al loro Padre padrone, riadattamento dell’omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda, infatti, i due registi hanno ottenuto la Palma d’Oro al 30° Festival di Cannes. Il lungometraggio è stato inoltre inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare. Solo cinque anni dopo, la coppia di fratelli ha ottenuto un ulteriore riconoscimento alla Croisette per il loro La notte di San Lorenzo, che gli è valso il Gran premio della giuria.
L’influenza della letteratura e di Luigi Pirandello
Il loro percorso artistico e professionale è proseguito all’insegna del perfetto equilibrio tra storia e letteratura. Nel 1984 è uscito Kaos, costituito da sei episodi tratti dalle Novelle per un anno di Luigi Pirandello; Il sole anche di notte (1990), da Lev Tolstoj; Le affinità elettive (1996), basato sull’omonimo romanzo di Goethe e Tu ridi (1998), ancora da Pirandello. Proprio il drammaturgo nostrano sembra un motivo conduttore della loro filmografia, in particolar modo nella poetica di Paolo Taviani, che per Leonora addio ha scelto di trarre nuovamente spunto da una novella di Pirandello, per il suo unico progetto diretto in solitaria, ad oggi suo testamento.