Recessione in Regno Unito e Giappone: costa sta succedendo
Più di un economia del blocco occidentale si è inceppata. Mentre aumentano le spese militari
La recessione tecnica del Giappone investe l’Europa, ma non solo: gli effetti lunghi di inflazione e tassi, hanno già cambiato le previsioni della Commissione Europea sulla crescita dell’EEurozona. Che crescerà nel 2024 meno della Russia.
Poste sotto pressione dalle guerre e dall’inflazione galoppante, dovuta al clima di incertezza e all’inevitabile aumento del costo delle materie prime. Molte economie mondiali oggi del blocco occidentale stanno sperimentando una preoccupante contrazione del PIL. Giappone, Germania e Regno Unito sono tra quelle in recessione tecnica. Una notizia per niente incoraggiante, se si pensa al loro peso specifico all’interno dell’economia globale. Il sospetto di alcuni esperti è che molte delle economie europee oggi in difficoltà stiano puntando, anche sotto pressioni USA, ad un’economia di guerra. Dove la decrescita dell’export è bilanciata dall’aumento della produzioni di armi.
Giappone e Regno Unito in recessione: pesano le guerre e l’inflazione
Già nel quarto trimestre 2023, il PIL giapponese era sceso dello 0,1% su base annua e rispetto al trimestre precedente dello 0,4%. E dopo aver registrato per ben tre trimestri di fila un decremento, l’economia del Sol Levante è entrata quest’anno in recessione tecnica. Una doccia fredda per il mercato che attendeva un piccolo aumento invece dello 0,2%. Il PIL nominale 2023 del Giappone si è così attestato a 4.200 miliardi di dollari, facendo scivolare Tokyo al quarto posto nella classifica mondiale, dopo USA, Cina e Germania, che ha strappato, nonostante le sue difficoltà, il terzo posto con un PIL a 4.500 miliardi di dollari. Ma il Giappone non è l’unica potenza in grave difficoltà. A registrare dati preoccupanti è anche il Regno Unito.
Assieme a Tokyo infatti anche l’economia di Londra è oggi finita in recessione tecnica. Il Regno Unito possiede in Europa l’inflazione più persistente e più alta, che sta lentamente colpendo le famiglie e i consumi. Ma non solo. Londra ha registrato un crollo del PIL pro capite dello 0,6%. Gli standard di vita del Paese dunque si stanno abbassando e anche la crescita salariale sta iniziando a scendere abbastanza rapidamente. Dall’8,5% di luglio 2023, ad una crescita di dicembre attestatasi a poco più del 6%. La situazione interna dunque per il Premier Sunak non è affatto semplice. Ma nonostante la recessione il primo ministro inglese continua a porsi in prima fila nel sostegno economico a Kiev. Sunak ha infatti dichiarato che invierà all’Ucraina quest’anno ben 5 miliardi di sterline e circa 1.000 droni militari.
L’ordine globale in crisi: l’economia di guerra e lo scontro fra due blocchi economici
Il sospetto degli esperti è che molte delle economie europee oggi in difficoltà stiano puntando, anche sotto pressioni USA, a convertirsi in economie di guerra. Produrre più armi per sostenere la crescita del PIL. Visto che l’export di altri beni e servizi sta diventando sempre più complicato a causa delle guerre in corso. Un problema che ha toccato fortemente la Germania, che ha accusato infatti più di tutti l’allentamento da Mosca e Pechino. Senza il gas russo a basso costo e l’export verso Pechino anche la locomotiva d’Europa ha visto terminare la sua crescita. L’economia tedesca non si è salvata da questa ondata di rallentamento ed è infatti entrata in recessione già nel 2023. A causa della crisi che ha colpito il settore industriale per effetto degli alti costi dell’energia e delle difficoltà di esportare in risposta alla crisi economica mondiale. Fattori che si sono uniti poi alla debolezza dei consumi interni.
La recessione delle economie più grandi del cosiddetto blocco occidentale deve preoccuparci parecchio. Rappresentano l’ennesimo sintomo di un ordine globale in crisi. Dove da tempo la Cina progetta di spostare l’asse del commercio verso Oriente, e nel farlo oggi possiede un alleato chiave come la Russia. Mentre l’UE ha rivisto la stime sul PIL della zona Euro nel 2024 al ribasso rispetto alle aspettative. Gli scambi commerciali fra Pechino e Mosca decollano, contribuendo a rendere la crescita russa più forte di quella dell’Eurozona. Il colosso cinese infatti ha sostituito l’Ue negli scambi commerciali con Mosca. L’export di veicoli è salito dell’800% in pochi anni, come quello di macchinari, tech e beni di consumo. Nonostante le innumerevoli sanzioni del blocco occidentale arrivate al tredicesimo pacchetto, l’Unione Europea ancora fatica a fare i conti la realtà. Un impatto delle misure adottate tristemente sovrastimato, o addirittura vanificato.