Transinistria: il governo chiede aiuto ai russi e agli europei
L'economia della Transinistria dipende dal gas gratis di Gazprom. A dicembre però rischia di crollare tutto
La Transnistria è recentemente ritornata sotto l’occhio dell’attenzione mediatica, a seguito delle richieste del governo di Trisapol che richiedevano un aiuto a Mosca per far fronte alla situazione interna.
In realtà, seppur questo lembo di terra è notoriamente filo-sovietico e russofono, le richieste mosse dal governo sono state rivolte anche al Parlamento europeo, all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (OSCE) e alla Croce Rossa. Infatti l’assistenza richiesta dalla Transinistria è soprattutto di natura economica e non militare. Dove la guerra in Ucraina rischia di levare ai suoi abitanti la sua principale fonte di indotto che consiste in maggioranza dall’import gratis di gas russo.
I rapporti tra Mosca e la Transinistria: il gas gratis come arma economica che passa per Gazprom
Non è un caso se in questi due anni, Odessa è stata difesa dagli ucraini con fermezza e a costo di migliaia di perdite. Secondo fonti occidentali una volta conquistata la città, vi sarebbe un alto rischio che da lì Putin possa decidere di raggiungere la vicina Transinistria e occupare il territorio. Impossessandosi così dell’intero sbocco sul Mar Nero. Il governo di Tiraspol è quindi un osservato speciale dell’UE e degli USA. E le recenti richieste hanno allarmato l’Occidente circa un possibile secondo scenario ucraino. Ma in realtà il governo della Transinistria, che gestisce un lembo di terra nella quale convivono oggi russi, ucraini e rumeni in pace. Ha richiesto soprattutto assistenza economica, e non militare, non solo rivolta Mosca. Ma anche ad altre istituzioni occidentali, per far fronte ad una situazione sempre più pericolosa.
I flussi economici della Transnistria infatti dipendono soprattutto dalla fornitura gratuita di gas da parte di Gazprom. E dai redditi generati dalla vendita sul mercato interno, con la Moldavia, che coprono la maggior parte del bilancio di Tiraspol. Questo sistema ha consentito alle autorità di Tiraspol di offrire ai residenti della Transnistria beni e servizi pubblici in linea con gli standard regionali. In alcuni casi addirittura a condizioni migliori rispetto ai Paesi limitrofi. Il governo di Chișinău, capitale della Moldavia, non è mai stato molto contento ovviamente della sfida alla sua sovranità derivante da Tiraspol, introducendo negli anni misure e dazi alle esportazioni delle aziende transnistriane. Dove al momento sono sopratutto oggetto di forte malcontento i nuovi dazi doganali sulle merci destinate alla Transnistria e i blocchi delle esportazioni legati alle sanzioni della guerra in Ucraina che colpiscono alcune imprese locali.
Le esigenze e le preoccupazioni della popolazione della Transinistria
L’attuale governo Moldavo però ha come priorità nei suoi piani futuri l’integrazione europea, e dunque non batte ciglio nell’obbedire alle direttive di Bruxelles. Dirottando le proprie forniture di gas verso fonti alternative a Gazprom. Il problema però è che il 31 dicembre 2024, scadrà l’accordo quinquennale che prevede il transito del gas russo attraverso l’Ucraina verso l’Europa che, con ogni probabilità, non verrà rinnovato. Ad oggi il 100% del gas che Gazprom vende alla Moldova viene trasferito alla Transnistria. Ma che ne sarà dell’economia della Transnistria senza il passaggio del gas russo, se oltre la metà del bilancio di fatto dipende oggi direttamente da questo?
A meno di 12 mesi da questa importante scadenza, non è ancora molto chiaro quale sarà la situazione il primo gennaio 2025. E la questione è oggi inevitabilmente dibattuta nei media locali e regionali, innalzando la preoccupazione della popolazione. Una brusca fine della fornitura di gas dalla Russia sconvolgerebbe infatti i meccanismi socioeconomici della Transnistria da un giorno all’altro. Con le autorità che si ritroverebbero in breve tempo senza i fondi necessari per pagare i lavoratori del settore pubblico, creando una situazione di crisi generale molto difficile da gestire. Sembrerebbe logico trovare a questo punto a tempo debito una soluzione per preservare lo status quo. Ma non è così semplice, poiché ci sono in gioco dinamiche molto più grandi della Transnistria.
Il ruolo geopolitico strategico di Tiraspol oggi: munizioni sovietiche e soldati russi
In Transinistria infatti vi sarebbero migliaia di munizioni di fabbricazione sovietica, che farebbero gola in questo momento a Kiev. Nella striscia però sono presenti circa un migliaio di soldati russi che presidiano l’arsenale e “proteggono” la popolazione. Non è così semplice dunque per Bruxelles trovare un accordo che accontenti e allo stesso tempo preservi sia le ambizioni degli abitanti della Transinistria e Mosca. Che difficilmente farà a meno di questa zona di influenza a favore dell’entrata in Europa della Moldavia. Quest’incertezza però rischia di portare in breve tempo ad una crisi sia politica, che umanitaria. Tiraspol non può fare a meno nel breve termine del gas russo, ma non può essere abbandonata per questo dall’Occidente. Stracciare il passaggio del gas russo significa affamare un’intera popolazione, e non dobbiamo sorprenderci se a quel punto dovesse bussare alla porta di Mosca.