Sono in corso in Russia fino a domenica 17 marzo le elezioni politiche che incoroneranno nuovamente Putin presidente. Si sono verificati alcuni casi di incendi alle urne e schede macchiate con getti di inchiostro. Ci sono stati arresti, in un clima di tensione e paura. Ma il risultato, in un paese il cui il regime si basa sul terrore, è scontato. E non solo perché il capo del Cremlino gode anche di popolarità in buona parte della popolazione, ma perché gli altri 3 candidati sono di facciata. E perché molti russi sono rassegnati a un’economia di guerra. Hanno paura della repressione inflitta non solo agli oppositori come Alexei Navalny ma anche a chi osa alzare un carello con scritto “No alla guerra” in Ucraina.
Sono tanti quelli che temono che se dovesse crollare il regime autoritario dell’ex funzionario del Kgb sovietico, nel paese scoppierebbe il caos. Intanto la guerra in Ucraina continua. E rischia di allargarsi al resto dell’Europa. I Balcani, di cui non si parla mai, sono una polveriera pronta a esplodere a causa delle tensioni fortissime fra Serbia e Kosovo. L’Ungheria, un paese dove c’è sempre meno libertà, stenta ad allinearsi con le politiche pro-Kiev dell’Unione europea e guarda a Mosca. E infine la Francia, con un’uscita che ha sorpreso molti, ha affermato, tramite il suo presidente, di essere pronta a rispondere alle minacce della Russia poiché possiede le armi atomiche. E che se necessario manderà i suoi soldati a combattere in Ucraina.
La Russia può vincere la guerra
Soffiano, fortissimi, venti di guerra su tutta Europa. Non c’è soltanto una componente di propaganda. È vero che questo è un anno elettorale e a giugno gli europei saranno chiamati al rinnovo del Parlamento. Ma il punto è che, come il capo di Stato francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato alla tv transalpina il 14 marzo: “La controffensiva ucraina (della scorsa estate, ndr.) non è andata come previsto. La situazione è difficile. Gli ucraini hanno dei limiti in termini di uomini perché la Russia è un paese più grande. La situazione sul fronte è estremamente fragile“. Tradotto in parole povere: l’Ucraina sta perdendo la guerra perché non ha più uomini e munizioni sufficienti.
Ma se la Russia non si ferma, non lo fa neppure Kiev. In questi giorni razzi ucraini hanno martellato per ore la regione di confine di Belgorod, in Russia. Per protesta alcune persone hanno versato inchiostro nelle urne in diverse città russe. Un tentato attacco con una bottiglia incendiaria si è verificato a San Pietroburgo, e bombardamenti di Kiev si sono verificati sui seggi nell’oblast di Kherson occupato dai russi. È insomma trascorsa in modo tutt’altro che tranquillo la prima giornata della maratona elettorale russa – dal 15 al 17 marzo – destinata a riconfermare Vladimir Putin alla guida del paese per la quinta volta. “Il regime neonazista di Kiev sta cercando di intimidire le persone e interrompere il processo elettorale” ha dichiarato il capo del Cremlino.
Russian elections: a woman in the Moscow district of Otradnoye pours green dye inside a ballot box.
The Russian Investigative Committee has opened a criminal case, with the woman now being taken to the station for questioning.
📹: SOTA pic.twitter.com/j6jooDhj4i
— Novaya Gazeta Europe (@novayagazeta_en) March 15, 2024
Sangue e morte a Odessa
I tre giorni elettorali della Russia, che si concluderanno domenica sera, non fermano però nemmeno gli attacchi russi contro l’Ucraina. Il 15 marzo almeno 20 persone sono state uccise e 73 ferite in un raid missilistico degli invasori sulla città portuale meridionale di Odessa, secondo un bilancio delle autorità locali. Un attacco definito “ignobile” dal presidente Volodymyr Zelensky che ha condannato “la feccia russa” per aver lanciato due missili. “Il secondo quando erano già arrivati soccorritori e medici“. Tra le vittime ci sarebbero infatti anche un medico e un membro delle unità di soccorso.
Le elezioni presidenziali russe si tengono anche nelle 4 regioni ucraine parzialmente occupate dalla Russia e annesse a Mosca con i referendum farsa del 2022: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. In quest’ultima, ha riferito la commissione elettorale locale, una bomba è scoppiata davanti a un seggio, mentre le truppe di Kiev ne hanno bombardati altri due, a Kakhovka e Brilevka. In questa seconda località vi sono “dei feriti“.