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Usa, O. J. Simpson è morto a 76 anni

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È morto negli Stati Uniti, a 76 anni, O.J. Simpson, ex stella della National Football League americana. Simpson è stato anche un attore. Era malato di cancro. La famiglia ha confermato il decesso, avvenuto il 10 aprile, con un post sui social media. Simpson è stato protagonista di uno dei principali casi giudiziari statunitensi (fu chiamato “il processo del secolo”) degli Anni Novanta. 

Nel 1994 il tribunale lo assolse dalle accuse di avere ucciso la ex moglie Nicole Brown Simpson e l’amico di lei Ronald Goldman. Tutta la vicenda giudiziaria del campione afroamericano ebbe un enorme seguito in America. Anche con una forte componente razziale, in una Los Angeles dove era ancora vivo il ricordo della sommossa scoppiata dopo il pestaggio da parte della polizia dell’afroamericano Rodney King nel 1992.

Simpson processo nel Nevada condanna 2008Simpson processo nel Nevada condanna 2008
O. J. Simpson. Foto Ansa/Epa Isaac Brekken

Simpson, il processo del secolo

Ma soprattutto fu un evento televisivo. A partire dal famoso inseguimento da parte della polizia della Ford Bronco di Simpson. Il campione di football non si era presentato al commissariato due giorni dopo che il 17 giugno 1994 Nicole Brown era stata trovata uccisa insieme all’amico Ronald Goldman nella sua casa di Brentwood.

Per ore gli elicotteri che sorvolavano le autostrade di Los Angeles trasmisero in diretta l’inseguimento di O.J. Simpson. Il processo poi fu uno degli eventi televisivi americani più seguiti della storia. In particolare il momento in cui, il 3 ottobre 1995, da una giuria a maggioranza afroamericana, O.J. Simpson fu dichiarato non colpevole.

Un risultato ottenuto grazie al “dream team” di avvocati, guidati dall’afroamericano Johnnie Cochran. Fu lui che riuscì a spostare l’attenzione dagli evidenti elementi di colpevolezza ai comportamenti scorretti e razzisti del dipartimento di polizia di Los Angeles. Elementi di colpevolezza che invece il tribunale riconobbe in sede di processo civile, due anni dopo. La Corte condannò Simpson a pagare 25 milioni di dollari di risarcimento alle famiglie delle due vittime.

Fra sport e carcere

Prima della vicenda giudiziaria che rimarrà sempre legata al suo nome, O.J. Simpson era stato uno dei più famosi e amati campioni di football dei suoi tempi. Aveva letteralmente cambiato il modo in cui gli atleti afroamericani venivano percepiti nel mainstream. Tanto che contemporaneamente alla carriera sportiva, prima come star della Usc al college e poi nella Nfl, con i San Francisco 49ers e i Buffalo Bills, O.J. divenne una celebrità. Partecipò a film, serie tv, pubblicità – come quella della Hertz – e conquistò le copertina di riviste come Rolling Stone.

Nicole Brown e Ronald Goldman. Foto X @myfabulousfind1

Una volta lasciato il campo sportivo, fu tra i protagonisti delle serie dei film La pallottola spuntata, e fece anche il commentatore sportivo per Monday Night FootballUna decina di anni dopo i processi per omicidio, Simpson fu al centro di un’altra vicenda giudiziaria. Nel 2008 fu condannato per rapina e sequestro di persona in Nevada. Ci fu una lite in un albergo di Las Vegas riguardo a memorabilia della sua carriera sportiva. Simpson sosteneva gli fossero state rubate. Trascorse così 9 anni in prigione prima di essere rilasciato.

Il processo per omicidio di Nicole Brown e Ron Goldman rimane comunque uno dei più celebri della storia americana. Assurto a pietra di paragone di tutti i processi mediatici che sono seguiti. Nel 2016 la Fox ha realizzato la serieThe People vs. O.J. Simpson: American Crime Story‘ che è stato un successo. Mentre Espn l’anno dopo ha realizzato il documentario O.J.: Made in America.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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