La detenuta Ilaria Salis, 39enne milanese in carcere a Budapest (Ungheria) con l’accusa di aver aggredito militanti di estrema destra, sarà candidata in Italia alle europee nelle liste di AVS (Alleanza Verdi Sinistra) e potrebbe così tornare libera. Se eletta, infatti, per lei scatterebbe l’immunità parlamentare. Mentre in Ungheria è sufficiente la presentazione delle liste per far scattare l’immunità, in Italia occorre prima essere eletti. 

Ma il caso Salis potrebbe non essere unico nel suo genere nel prossimo turno elettorale per il rinnovo del Parlamento Ue, l’8 e il 9 giugno prossimi. In Grecia il partito conservatore Nuova Democrazia ha inserito nella sua lista elettorale Fredi Beleri, un sindaco albanese di etnia greca condannato a due anni di reclusione in un caso di traffico di influenze che è culminato in una crisi politica con l’Albania.

Ilaria Salis in un’aula del tribunale di Budapest. Foto Ansa/Enrico Martinelli

I casi Tortora e Negri

Tornando indietro nel tempo esistono casi in parte simili a quello di Ilaria Salis. Celebre la vicenda che vide protagonista Enzo Tortora nel giugno 1984. Il presentatore televisivo, arrestato un anno prima e detenuto agli arresti domiciliari in attesa di giudizio, risultò eletto al Parlamento europeo con il Partito radicale. Raccolse ben 414.514 preferenze. Il 20 giugno tornò in libertà grazie all’immunità e si recò a Strasburgo per svolgere il suo ruolo di parlamentare. Lì chiese all’assemblea di concedere l’autorizzazione a procedere che lo portò all’assurda condanna di cui fu vittima e poi all’assoluzione in secondo grado.

Nella storia italiana esiste tuttavia un altro caso celebre di un detenuto in attesa di giudizio che venne scarcerato subito dopo l’elezione. Questa volta non al Parlamento europeo ma in quello nazionale, alla Camera dei deputati. Si tratta di Toni Negri, morto lo scorso dicembre all’età di 90 anni, accusato di essere uno degli strateghi del terrorismo rosso in Italia. Nel 1983, Negri uscì di galera ed entrò a Montecitorio, ma poi fuggì in Francia prima che i suoi colleghi gli revocassero l’immunità parlamentare.

Enzo Tortora. Morì il 18 maggio 1988 a 59 anni per un tumore ai polmoni dopo una vicenda giudiziaria totalmente ingiusta e diffamante lunga 4 anni. Foto Ansa

Salis, lo scenario

Per quanto stabilito dalle norme italiane, dunque, Ilaria Salis dovrebbe attendere in carcere l’esito delle elezioni. Se non riuscisse a raccogliere, assieme ad Avs, un numero di preferenze sufficiente per entrare al Parlamento di Strasburgo, la sua situazione di detenuta in attesa di giudizio in carcere non muterebbe. Come è noto il caso Salis è divenuto tristemente celebre per le manette, i ceppi alle caviglie e il guinzaglio con cui la giovane donna italiana è stata brutalmente esibita nell’aula di un tribunale ungherese. Modalità che hanno suscitato indignazione in tutta l’Unione europea per la palese violazione dei diritti umani dei detenuti.

Il padre di Salis, Roberto, si è appellato al Governo (la premier Meloni telefonò al suo omologo ungherese Orban) e al capo dello Stato. E oggi si profila la candidatura alle elezioni europee della militante antifascista. Se sarà eletta, Ilaria Salis quasi certamente tornerà libera. Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea prevede che gli eletti a Strasburgo “beneficiano, sul territorio di ogni altro Stato membro, dell’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario“.

Ilaria Salis è da 13 mesi in carcere a Budapest. Qui nell’aula del tribunale durante il processo. Foto Ansa/Enrico Martinelli

Possibile conflitto di magistrature

Dunque, argomenta il Corriere della Sera, “la magistratura ungherese dovrebbe prima scarcerarla e poi eventualmente chiedere all’Europarlamento di autorizzare un nuovo arresto, oltre che la prosecuzione del processo a suo carico“. Il legale ungherese della donna, Gyorgy Magyar, afferma però che siccome le imputazioni a carico di Salis si riferiscono a fatti precedenti, non è matematico che la corte di Budapest applichi l’immunità.

A questo proposito è utile ricordare come nel 2019 l’eurodeputato catalano Oriol Junqueras Vies si vide negare la scarcerazione dai giudici spagnoli. Ma la Corte di giustizia europea intervenne ribadendo che “l’immunità comporta la revoca della misura di custodia cautelare imposta alla persona interessata“. Poco dopo però l’uomo ricevette una condanna in via definitiva, con conseguente decadenza dal seggio che non riuscì mai a occupare. Nel novembre scorso, invece, si legge ancora sul Corriere della Sera, “l’ex ministro polacco Wlodzimierz Karpinski, detenuto per corruzione e candidato non eletto a Strasburgo nel 2019, è subentrato a un deputato dimissionario. Per questo i giudici polacchi l’hanno liberato“.