Ucraina, i russi avanzano nel Donbass ma ora arrivano gli aiuti Usa
Varato dopo mesi di scontri al Congresso il pacchetto da 60 miliardi di dollari. Kiev continua a colpire navi nemiche in Crimea
Gli invasori russi avanzano e a seguito di oltre 2 anni di guerra l’Ucraina rischia di perdere altri territori dopo la Crimea nel 2014. Kiev, però, cerca di tirare un sospiro di sollievo. Ha incassato gli aiuti militari americani – per un valore di 60 miliardi di dollari – che chiedeva da tempo al Congresso Usa. Ciò non toglie che le forze armate ucraine stiano perdendo terreno di fronte all’avanzata russa nell’oblast di Donetsk, in Donbass.
Mosca ha annunciato che le sue truppe hanno guadagnato territorio vicino alla città chiave del campo di battaglia di Chasiv Yar. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è sotto un’estrema pressione. Anche all’interno del suo paese, dove non gode più della popolarità del primo anno e mezzo di guerra. Adesso però, dopo mesi di lotte politiche intestine e di rinvii, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato l’importante pacchetto di aiuti all’Ucraina. E ha dato spinta quanto meno al morale delle forze ucraine, costrette sulla difensiva dai russi.
L’Ucraina ha fretta
Se è vero che il testo normativo sul sostegno militare all’Ucraina deve ancora ricevere il via libera dal Senato, prima dell’ok definitivo da parte del presidente Joe Biden, l’esito del voto nella Camera Alta del Congresso appare scontato. Da parte sua Zelensky ha esortato gli Stati Uniti a garantire che gli aiuti arrivino a destinazione rapidamente. “È molto importante per noi avere una pronta decisione del Senato a sostegno del pacchetto ucraino“, ha scritto sui suoi account social. E nel suo discorso serale ha aggiunto: “Il tempo che intercorre tra le decisioni politiche e l’effettiva distruzione del nemico al fronte dovrebbe essere il più breve possibile“.
Gli analisti avvertono che in realtà occorrerà del tempo prima che Kiev possa percepire i benefici del pacchetto di aiuti, che comprende 14 miliardi di dollari per addestrare ed equipaggiare l’esercito ucraino. Solo una volta che il disegno di legge supererà il vaglio del Senato e che Biden lo firmerà definitivamente potrà cominciare il lungo processo di trasferimento delle armi in Ucraina. Mosca ha cercato di minimizzare l’impatto dei nuovi aiuti sostenendo che non fanno altro che “affondare” ancora di più Washington nella guerra. “I tentativi febbrili volti a salvare il regime neonazista di Zelensky sono destinati al fallimento” ha dichiarato propagandisticamente la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Ma Kiev umilia Mosca nel Mar Nero
Tuttavia per Kiev la situazione sul campo continua a deteriorarsi sebbene la Russia, che ha rivendicato la presa di Bogdanivka, un piccolo villaggio in prima linea a meno di 3 chilometri a nord-est di Chasiv Yar, subisca nuovi smacchi nel Mar Nero. L’Ucraina ha colpito per l’ennesima volta una nave militare di Mosca e sta mettendo duramente alla prova la capacità della marina russa di difendere la propria flotta. Gli attacchi hanno umiliato il Cremlino, costretto a spostare le navi lontano dalla penisola di Crimea.
“Un’altra brutta giornata per la flotta russa del Mar Nero” ha detto il ministero della Difesa ucraino, annunciando che la sua marina ha attaccato nelle ultime ore la nave di salvataggio Kommuna. Si tratta di un’imbarcazione per lavori in acque profonde, compreso il sollevamento di sottomarini e carichi affondati.
Il portavoce della marina ucraina, Dmytro Pletenchuk, ha dichiarato che il danno causato dall’attacco non è chiaro ma che la nave “non è più in grado di svolgere i suoi compiti“. Il governatore russo di Sebastopoli, in Crimea, Mikhail Razvozhayev, non ha confermato che Kommuna sia stata colpita. Tuttavia ha dichiarato che l’esercito di Mosca ha “respinto un attacco con un missile antinave” su una nave nel porto. E che la caduta di detriti ha causato un incendio. A fronte di questo, però, restano le difficoltà dello Stato ucraino. Il Parlamento ha di recente approvato un testo per il reclutamento dei detenuti, da spedire al fronte a combattere.