In streaming su Netflix dal 2 maggio arriva Sei nell’anima. Film incentrato sull’ascesa musicale e discografica, ma anche sulla caduta e sulla rinascita di Gianna Nannini. In occasione del lancio, qui a VelvetMAG, la regista del lungometraggio Cinzia TH Torrini e l’attrice Noemi Brando nel ruolo di Tina.
Un biopic su Gianna Nannini che è anche un’irresistibile occasione nel poter risentire i primi successi della cantante come se fosse la prima volta. Su Netflix è arrivato il primo film dedicato alla vita di Gianna Nannini, Sei nell’anima. Diretto da Cinzia TH Torrini e scritto dalla stessa, insieme a Donatella Diamanti, Cosimo Calamini e Gianna Nannini questo film è ispirato all’autobiografia pubblicata nel 2016 dell’icona del rock italiano.
A vestire i panni dell’artista è l’attrice Letizia Toni che non interpreta solo Gianna Nannini ma, come ha dichiarato Cinzia TH Torrini qui, a VelvetMAG, «era diventata Gianna». Nell’intervista doppia la quale vede la stessa regista e l’attrice Noemi Brando raccontare il film e raccontarsi, si ottengono due distinte prospettive in merito al biopic che arricchisce di gran lunga tutto quello che si è vissuto anche attorno al film. Un dietro le quinte che non volevamo perderci e che ci porta a capire meglio le ombre e le luci di un’intimità autentica, ruvida e dolorosa.
Intervista esclusiva a Cinzia TH Torrini per VelvetMAG
Il suo ultimo progetto porta il titolo di uno dei successi musicali più importanti di Gianna Nannini: Sei nell’anima. Cosa rappresenta per lei questo film?
Prima di tutto, il raccontare la storia, la vita di Gianna Nannini. Per me, lei, è una poetessa che riesce a esprimere tutte le emozioni, specialmente nei primi dischi che ha fatto, molto attinenti alla realtà, anticipando situazioni sociali. Gianna poi, ha questa voce particolare che veramente fa vibrare l’anima. Infatti, abbiamo scelto proprio Sei nell’anima in quanto universale. Lì, ha avuto il dono! Ci tenevo. E il destino ha voluto che contemporaneamente tutte e due, ce lo dicessimo. Lei, stimandomi nel mio lavoro, dicendomi che riesco a tirar fuori le emozioni nei miei film, ed io lei. Ecco com’è nata questa sfida.
Chi è Gianna Nannini nella sua vita?
Siamo entrambe toscane. Lei di Siena. Io di Firenze. E la storia, invece, ha sempre raccontato quanto Siena e Firenze non siano mai andate d’accordo (ride, n.d.r). Tutto ha comunque inizio dalle nostre mamme che si conoscevano! Erano amiche e facevano parte della stessa associazione per donne imprenditrici, mi sembra l’AIDDA. Disperate tutte e due per avere una figlia cantante e un’altra regista. Si parla degli Anni Settanta, anni duri, e posso capire queste madri! C’hanno fatto incontrare ma, in tutti questi anni io non ho frequentato Gianna più di tanto. Lei mi invitava ai concerti. Andavo dietro le quinte, ci parlavamo, ci siamo incontrate a qualche intervista, ed io avvertivo lei quando avevo i miei film.
In Gianna ho trovato un po’ anche il percorso della mia vita. Quando ho deciso di fare la regista e i miei non volevano, ho trovato un’escamotage iscrivendomi all’università della Germania perché avevo visto quanto il cinema tedesco fosse ai massimi livelli. Quel luogo è stato per me l’inizio di tutto come anche per Gianna. La Germania per lei e per la sua musica, ha voluto dire tantissimo. Non a caso i suoi primi dischi li ha realizzati nello studio di Conny Plank con tutte le sue sonorità. Ai tempi era un punto musicale molto ambito, molto ricercato.
Se dovesse descrivere la sua anima, Cinzia?
Io mi sento autrice. Sin da ragazzina ho sempre voluto raccontare storie che potessero servire – forse pensando in modo infantile – all’umanità per migliorarla. Questo ideale un po’ ce l’ho, perché cerco nei miei film – anche se è intrattenimento – di dare sempre dei messaggi. Mi piace tuffarmi nelle vite degli altri e questo lavoro me lo concede. E in tutte queste vite, io cerco di scavare sempre dentro di me e portare anche le mie esperienze di vita. Per esempio in Elisa di Rivombrosa. Dentro c’è qualcosa. C’è sempre qualcosa. Gianna le riporta con le canzoni, io le riporto con le emozioni che riesco a costruire attraverso gli attori.
Letizia Toni è nel film Gianna Nannini. Penso non sia stato semplice trovare l’attrice che avrebbe dovuto interpretare la cantante.
Per trovare chi doveva interpretare Gianna Nannini abbiamo provato tutto! Scouting andando nelle scuole di recitazione, di musica. Provini e poi ancora provini. Finché non è arrivata questa ragazza toscana. Dopo qualche provino le abbiamo detto di cantare America e da lì abbiamo detto: Sì, le somiglia. E’ lei! Letizia tra l’altro, aveva lavorato con me tempo fa per un piccolissimo ruolo. Ma era diversa! Ed è stato anche questo che mi ha affascinato di lei, il suo cambiamento. Ho visto una trasformazione senza diventare una copia di Gianna. Ha tirato fuori una parte di se stessa che c’aveva dentro. Il bello della sua performance è che era diventata Gianna a tal punto che era un problema per me, perché quando venivano a trovarci avevo due Gianna (ride, n.d.r).
E invece, il ruolo di Tina?
Tina è un ruolo decisivo nella vita di Gianna. Sì, è stata decisiva nella sua vita.
In esclusiva Noemi Brando: «Gianna e Tina sono diventate migliore amiche credo proprio per l’essenza dell’anima di entrambe»
Ha 24 anni, ma il suo sguardo esprime una profondità interiore più matura. Cosa le ha forgiato così profondamente?
Forse sono state le esperienze di vita e si vedono nella mia espressione. L’idea di essermi trasferita da quando avevo 17 anni, da sola. Forse sì! Sono maturata molto in fretta. Credo di aver saltato una parte della vita importante che in realtà sto vivendo più adesso. Con questo lavoro sono riuscita a vivermi di più la bambina che è in me.
Che cosa l’ha fatta crescere così in fretta Noemi?
Ho fatto sport a livello agonistico. Dai 10 ai 17 anni mi sono sempre dedicata allo sport e comunque, il tennis ti fa dedicare tutto il tempo. Mi allenavo ogni giorno ogni weekend partivo per qualche torneo.
Gioca ancora a tennis?
No, ho smesso a 17 anni e per mia madre, ovviamente, è stato un duro colpo! Credo che il tennis stesse diventando un vero lavoro e sembrava quella l’intenzione.
Ma ha cambiato perché era arrivata la recitazione o perché un giorno ha detto “basta!”?
In realtà io non mi ero stufata. Forse era questo: mi mancava il vivere la vita. Era come se già tutto fosse scritto e quindi avevo bisogno veramente di emozioni nuove. Infatti, la carriera d’attrice, se ci penso, è stata una formazione professionale atipica che è nata – appunto – due, tre anni fa, ed è arrivata sicuramente grazie alla voglia di emozionarmi ed emozionare gli altri che mi ha portato a scegliere questo lavoro. Ho vissuto per due anni a Milano e già sentivo dentro di me il bisogno di comunicare. Per un anno ho lavorato anche nella moda, però non mi piaceva, non mi emozionava veramente. Mi mancava comunque la parola, il mezzo utile.
Ora possiamo entrare nel vivo di questa intervista e le chiedo: come è arrivata sul set di Sei nell’anima?
Ero molto emozionata soprattutto per l’incontro che c’è stato con Gianna. Lei mi ha vista e ha detto: «E’ lei! Lei è Tina!». Mi ha riconosciuta in quella che era stata la sua migliore amica. Nonostante l’emozione, sono entrata nel set con forza ed energia , e Cinzia e Gianna mi hanno aiutata. Prima del set abbiamo parlato tanto. Certe cose molto intime non sai mai dove vanno poi a finire. Credo di aver avuto una responsabilità grande.
E’ stata Gianna Nannini quindi a sceglierla?
Sì è assurdo! E’ stato veramente un incontro casuale. Io, ero al suo concerto e un amico mi dice: «Noemi vieni, ti presento Gianna!». Io essendo stata da sempre una fan, ero già molto emozionata. Arrivo nel backstage, lei si presenta e senza scambiare nessun tipo di parola inizia a dire: «Lei è Tina! Lei è Tina!». Io non capivo, non sapevo niente. Da lì è iniziato un po’ tutto, mi hanno chiamata dopo due settimane per il provino.
Gianna Nannini è sempre stata presente sul set?
Veniva spesso e si sentiva quando arrivava! Si sentiva la sua energia e questa cosa mi piaceva!
Ombre e luci di Tina. Si riconosce in qualcosa?
Tina è un personaggio molto complesso, dall’anima molto buona, sensibile. Molto fragile. E proprio questa fragilità che la porta poi su una strada buia in cui non riesce più ad uscirne. Io mi stacco da lei molto nella rassegnazione. Da questo tunnel oscuro non riesce più ad uscirne, ma perché non vuole. Non combatte nemmeno! Non riesce per se stessa ma si mette a disposizione per gli altri. Gianna e Tina sono diventate migliore amiche credo proprio per l’essenza dell’anima di entrambe. E quindi sarà poi Tina ad aprire il percorso, le strade a Gianna verso questo mondo, ed è paradossale.
Ruolo impegnativo, con un notevole spessore.
Sì, assolutamente. E’ stato un ruolo impegnativo. Ho dovuto documentarmi su Milano durante gli Anni Ottanta nel periodo dell’eroina. Io già ne avevo sentito parlare, però non avevo capito fino in fondo quanto fosse stato un periodo buio soprattutto per i giovani. Mi sono documentata guardando anche il film Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Non ho dormito!
Prima di Sei nell’anima nel ruolo di Tina, l’abbiamo vista sul set del film Supersex (serie Netflix italiana del 2024 diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, ispirata alla vita di Rocco Siffredi, n.d.r.). Guardando al domani, che ruolo desidererebbe avere?
Io ho chiesto alla mia agente di trovare un ruolo un po’ più sereno, pacato. Sono stati due ruoli molto forti. Però magari, chissà, arriverà un altro personaggio dall’animo turbato. Comunque lo vivrò, anche questo!