Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è a New York per una visita che lo vedrà pronunciare un discorso all’assemblea generale dell’ONU. È il quarto capo dello Stato della storia repubblicana a farlo. L’intervento di Mattarella giunge in mezzo a due crisi internazionali che stanno rivoluzionando gli equilibri mondiali: la guerra in Ucraina e la guerra a Gaza. Nelle ore in cui si aggravano le conseguenze delle proteste nelle Università, soprattutto in America (contro la guerra a Gaza). Non manca un caso diplomatico grave: quello del connazionale Matteo Falcinelli che la polizia della Florida avrebbe torturato dopo un arresto.
Unità e dialogo senza prevaricazioni: sarà questo il leitmotiv dei discorsi del Presidente. Per Mattarella sono questi gli unici strumenti che consentiranno di superare le crisi che rischiano di precipitare il mondo in una guerra totale. In un contesto come questo l’ONU, la cui funzione resta determinante, ha però bisogno di una profonda e radicale riforma. In particolare per quel che riguarda il Consiglio di sicurezza, rimasto legato a una ‘carta geografica’ superata. Da lunghi anni e da molte parti del mondo si chiede ad esempio un cambiamento alla regola del veto, potere che appartiene alle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale.
Le guerre e le proteste degli studenti
Il multilateralismo – è il punto chiave per il capo dello Stato – è l’unica strada percorribile per evitare nuove guerre. Ed è perciò che serve la riforma delle Nazioni Unite invocata da decenni. Basti considerare che già due predecessori di Mattarella – Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano – nei loro interventi all’ONU ebbero a chiedere un nuovo modello di governance più rapido ed efficace. Ma accanto a questo ci sarà spazio per le due guerre più pericolose, quella ucraina e quella di Gaza.
Quest’ultima sta alimentando le proteste studentesche in molte Università degli Stati Uniti. Tanto che la newyorkese Columbia University, dove Mattarella avrebbe dovuto incontrare i vertici dell’Italian Academy, è ancora chiusa agli esterni dopo lo sgombero di pochi giorni fa che ha alimentato molte polemiche.
I due interventi di Mattarella
Alla vigilia del 70° anniversario dell’adesione dell’Italia all’ONU, il presidente entrerà due volte nel Palazzo di Vetro. Il primo impegno, il 6 maggio, sarà, per Mattarella, l’intervento alla Conferenza sullo stato di attuazione dell’Obiettivo 16. Si tratta di un evento annuale per monitorare gli obiettivi fissati dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile.
A seguire, Mattarella incontrerà il personale della Rappresentanza permanente d’Italia e, al Metropolitan Club, gli esponenti della comunità italiana negli Stati Uniti. Il capo dello Stato farà ritorno, nel pomeriggio, al Palazzo di Vetro per un colloquio con il Segretario Generale Antonio Guterres. Più politico l’intervento che martedì 7 maggio il Presidente terrà di fronte all’Assemblea Generale, dal titolo Italia, Nazioni Unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni. Prima, però, Mattarella avrà un colloquio con il presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, Dennis Francis.
Il caso di Matteo Falcinelli
Nelle ore in cui Mattarella (il più longevo presidente della Repubblica italiana) è a New York le diplomazie di Italia e Stati Uniti sono in contatto per il crescere delle polemiche dovute alla vicenda dello studente italiano Matteo Falcinelli, di 25 anni. Lo scorso 25 febbraio il giovane è stato arrestato e legato incaprettato mani e piedi per 13 minuti in una stazione della polizia a Miami. Falcinelli, di Spoleto, in provincia di Perugia, si trova in America perché frequenta un corso di laurea in management alla Florida International University.
Il suo arresto è avvenuto il 25 febbraio, come testimonia la data nel video della bodycam di uno degli agenti che il Quotidiano Nazionale ha pubblicato online. La vicenda non è ancora chiara: il giovane sarebbe entrato in uno strip club dove avrebbe avuto diverbi. Poi l’arresto della polizia e l’incaprettamento tramite una pratica chiamata hogtie, molto controversa anche negli Stati Uniti. Al limite della tortura.