Malgrado le voci che continuano a rincorrersi, nella Striscia di Gaza non arriva alcuna tregua della guerra in corso, anzi: a Rafah l’invasione israeliana è già cominciata. Dopo l’avviso-ordine di Israele alla popolazione dei campi profughi di “spostarsi” dall’area più meridionale della città, le operazioni militari sono ormai avviate. Secondo rapporti palestinesi, ripresi dal giornale israeliano Ynet, “veicoli blindati dell’esercito hanno attraversato la recinzione di confine nell’area di Kerem Shalom. Stanno avanzando nei quartieri a est della periferia di Rafah”.

Secondo le stesse fonti si odono “spari di carri armati e bombardamenti di artiglieria di tanto in tanto nella zona“. Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno inoltre confermato di aver preso il controllo del valico di Rafah sul lato di Gaza. La struttura, affermano, sarebbe stata utilizzata “per scopi terroristici” da Hamas. Secondo quanto riferisce l’emittente televisiva qatariota Al Jazeera, tre persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano contro una casa appartenente alla famiglia al-Darbi a ovest della città di Rafah. Le 3 vittime si aggiungono alle almeno altre 12 persone che sono morte a seguito di vari attacchi su Rafah nella notte fra il 6 e il 7 maggio. Ciò “mentre l’esercito israeliano intensifica il bombardamento della città nel sud di Gaza“.

Truppe israeliane entrano al Valico di Rafah, 7 maggio 2024. Foto Ansa/Idf

L’ONU: “Valico di Rafah inaccessibile

Il fatto che Israele abbia preso il controllo del valico di Rafah sul lato di Gaza (l’altro lato è egiziano) desta preoccupazione all’ONU per la fruibilità degli aiuti umanitari, già molto scarsi. A fronte di una popolazione palestinese alla fame: centinaia di migliaia di persone vivono ammassate nei campi profughi a Rafah nel sud della Striscia.

Secondo un portavoce dell’Ufficio ONU per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), Israele ha negato alle Nazioni Unite l’accesso al valico di Rafah. “Al momento non abbiamo alcuna presenza fisica al valico di Rafah” ha affermato Jens Laerke nel corso di una conferenza stampa a Ginevra. “Perché il Cogat (l’ente israeliano di governo dei Territori palestinesi, ndr) ci ha rifiutato l’accesso a quest’area“, che è il principale punto di transito per gli aiuti umanitari dall’Egitto alla Striscia di Gaza.

New Rafah City, una delle nuove città volute dal presidente egiziano al Sisi nel Sinai. È a 7 Km da dalla Rafah palestinese. Foto Ansa/Domitilla Conte

L’Egitto: “Aiuti bloccati

Come se non bastasse, l’Egitto ha interrotto l’operatività del terminal al valico di Rafah anche dal lato egiziano. Una fonte della sicurezza della Rafah egiziana ha rivelato che il traffico al valico è completamente bloccato, il 7 maggio, in entrambe le direzioni “finché le forze israeliane non lo abbandoneranno“. La fonte ha sottolineato che il varco ha sempre funzionato dal 12 ottobre per l’invio di aiuti e squadre di soccorso medico. Ma anche per l’ingresso in Egitto di feriti con accompagnatori, stranieri e persone con doppia nazionalità.

Il capo della Mezzaluna Rossa egiziana nel Nord Sinai, Khaled Zayed, ha confermato che il flusso degli aiuti verso la Striscia di Gaza è completamente interrotto. Sia dal valico di Rafah che da Kerem Shalom. “Ci aspettiamo di sapere nei prossimi giorni come gli aiuti entreranno nella Striscia, alla luce dell’occupazione israeliana“. A fronte di tutto questo passa in secondo piano il fatto che nei colloqui di questi giorni al Cairo fra Hamas e Israele per i negoziati in vista di una tregua, i delegati dell’organizzazione politica e paramilitare palestinese abbiano accettato una bozza d’intesa. Al momento di pace a Gaza non c’è neppure l’ombra.