Ode al cinema femminile e agli esordi attoriali e autoriali. Il film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, opera prima della regista, da lungometraggio originale e coraggioso – giunto ai David di Donatello con ben 19 candidature, che hanno fruttato 6 David vinti – si conferma un successo specie tra il pubblico, non solo italiano. Qui, in esclusiva a VelvetMAG Silvia Salvatori, Priscilla Micol Marino e Maria Chiara Orti che nel film interpretano rispettivamente: Sora Elvira, Sora Giovanna e Sora Rosa. 

Si è parlato tanto dell’opera prima di Paola Cortellesi, un film che riporta il bianco e nero sul grande schermo e ora anche in streaming su Netflix e NOW TV. Ma se la scelta stilistica è solo un dettaglio dal quale rende l’opera argomento di discussione, dibattito, confronto, ancor di più è cosa la Cortellesi ha scelto di raccontare.

C’è ancora domani, Silvia Salvatori, Priscilla Micol Marino e Maria Chiara Orti. Crediti photo: Poster C’è ancora domani/Instagram; Silvia Salvatori/Ansa; Priscilla Micol Marino/Instagram; Maria Chiara Orti/Ansa – velvetmag

Un film definito dagli addetti ai lavori come sapiente. Lo si è considerato un Manifesto per le donne, un lungometraggio che ricorda la commedia di Mario Monicelli e di Dino Risi. Quello firmato dalla popolarissima attrice e scritto con Giulia Calenda e Furio Andreotti, è però prima di tutto un film arguto, ambientato nel 1946. L’economia e i traumi recati dalla guerra non sono del tutto dietro le spalle. Nonostante la Liberazione si senta per le strade, per Delia (interpretata da Paola Cortellesi, n.d.r.) la sua quotidianità sembra esser cambiata poco a causa di un marito padrone e di un suocero furfante.

C’è ancora domani è un film che racconta la speranza di un tempo storico nel quale si sognava la democrazia e parità dei sessi. E’ un film sulla memoria, sul passato e su ciò che siamo stati. Sì, si è detto tanto sul film della Cortellesi, e vogliamo dire altro dopo l’attesa premiazione della 69esima edizione dei David di Donatello attraverso le parole di Silvia Salvatori, Priscilla Micol Marino e Maria Chiara Orti.

Paola Cortellesi, il suo film C’è ancora domani raccontato dalla voce del popolo

C’è ancora domani è un viaggio nel tempo con un biglietto di sola andata. La storia di Paola Cortellesi ci porta nel 1946, a guerra terminata, la città libera, ma ancora tanta, tanta povertà nelle case. Un fascismo sepolto ma forse inconscio e quel machismo nel quale si nutrivano le ignoranze e le idiozie raffigurate dalle interpretazioni di uno straordinario Valerio Mastandrea nei panni di Ivano, marito di Delia e del padre di lui Giorgio Colangeli (Ottorino).

Di quanto fossero schiavi del loro male, ne abbiamo parlato con l’attrice Priscilla Micol Marino: «Vivono questo machismo come un punto di forza. Anche gli uomini sono schiavi, ma in modo inconsapevole». Diverse sono le figure chiave nel film della Cortellesi, distinte da un ruolo definito che crea continuità alla narrazione. Tra queste, vi sono le tre comari. La voce del popolo di quegli anni erano donne dall’attenzione arguta, ogni notizia passava attraverso le loro bocche e ne generavano altre.

“C’è ancora domani” sul set. Crediti: Instagram/priscillamicol – velvetmag

«Sora Rosa è molto dolce, ma anche molto attenta. Siamo in un’epoca in cui rispetto al fatto che può sembrare banalmente estetico, ma c’è una persona di 25 anni che sembra più grande. Sicuramente la più piccola di tutte e tre e, anche con Paola (Cortellesi, nel ruolo di Delia n.d.r) questa dolcezza emerge. Io sono molto affezionata a Sora Rosa – aggiunge Maria Chiara Orti – come anche a Sora Giovanna e a Sora Elvira. Poi ce lo siamo sempre detto noi tre, che i nostri ruoli rappresentano il coro. Le comari sono d’altronde quelle donne che stanno fuori dalle porte delle case, nel cortile, che conoscono tutti e che danno una mano».

«La mia Sora Elvira – interviene Silvia Salvatori – non ha proprio la caratteristica della dolcezza diciamo, ma spero di esserlo nella vita (ride, n.d.r.). Sì, è interessante, ci siamo sempre dette questa ‘cosa’ del coro. Non a caso nella tragedia, il coro era quello che assisteva, vedeva tutto quello che accadeva alla protagonista, lo commentava. Era partecipe. Non poteva cambiare gli eventi ma era testimone di questi ultimi. La Sora Elvira di C’è ancora domani è una donna arrabbiata. Apparentemente può sembrare anche invidiosa, ma è quella figura sociale che ai tempi, esattamente come succedeva a Roma, il rione è una famiglia allargata. E lei ne fa parte. Vestendo i panni di questo personaggio ho percepito una donna autentica è contraria rispetto alla storia che vive la protagonista, ma non vi dirò di più! (ride, n.d.r.)».

E se in un trio, due sono personalità estreme, l’una opposta all’altra, la terza non poteva che essere ‘la via di mezzo’, e ce ne parla l’attrice Priscilla Micol Marino che nel film ha interpretato Sora Giovanna: «Cerca sempre come può di calmare gli animi. Ma è anche molto apprensiva su quello che le accade attorno. Come dicevano le ragazze: questo è appunto un coro, sono un po’ la voce di quello che accade fuori. Voce che ascolta, voce che interviene, che partecipa. Magari sì, oggi è più difficile immaginare questo. Ma una volta si viveva tutti insieme anche se non si divideva la vita quotidiana dentro le quattro mura di una casa, ma il cortile era lì fuori e diventava il luogo di una condivisione involontaria, forse, spesso, neanche voluta».

Silvia Salvatori: «non c’è possibilità di comprensione se non c’è un contraddittorio»

Scena importante e di confronto dove appunto, si coglie la contrarietà rispetto ad un evento, è il fidanzamento che vorrebbero ufficializzare Marcella (Romana Maggiora Vergano) e Giulio (Francesco Centorame) chiesto a Delia. Tutto avviene in quel cortile e alle sue spalle le tre comari. Sguardi di complicità tra la protagonista e Sora Giovanna e Sora Rosa. Ma è presenta anche un cenno di contrarietà che risulta esser fondamentale nella comprensione della narrazione. «Sora Elvira non era per niente d’accordo riguardo a questo matrimonio – spiega Silvia Salvatori – Infatti, in quell’inquadratura, non c’è il mio sguardo contento. Al contrario. Questa figura in questo fermo immagine è importante, perché non c’è possibilità di comprensione se non c’è un contraddittorio». Un’ultima domanda per le nostre attrici, che le invita a cogliere il senso del domani domandando loro: “c’è ancora domani per?”.

C’è ancora domani, il cast. Crediti: Ansa – velvetmag

Maria Chiara Orti: «C’è ancora domani per riuscire ad essere la versione migliore di noi stessi, e quindi per la crescita individuale e collettiva». Silvia Salvatori: «C’è ancora domani è un titolo talmente concreto, oggettivo come è concreto ed intelligente il film! C’è un domani e, importante è che non sia sprecato come il giorno prima». Priscilla Micol Marino: «Una lettura positiva! C’è ancora domani vede e guarda al futuro e quindi l’auspicio, la speranza che questo sia un futuro dal quale noi possiamo guardare oltre, tenendo però considerazione di ciò che è stato. Usiamo questo domani per migliorare. Direi così: un domani per un domani».