Foto X @SkyTG24
La ong Reporters Sans Frontières (Reporter Senza Frontiere) pubblica il suo annuale rapporto sulla libertà di stampa nel mondo. E lancia l’allarme: “Un numero crescente di governi e autorità politiche non sta adempiendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo. E neppure del diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate”.
Nel rapporto si sottolinea “un preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici“. Tra i paesi in cui la situazione è peggiorata l’associazione segnala l’Argentina del neoeletto presidente Javier Milei. Mentre la Norvegia resta al primo posto della classifica – seguita da Danimarca e Svezia. L’Eritrea del dittatore Isaias Afewerki è scesa in ultima posizione, facendo peggio della Corea del Nord. Tra i cali più significativi anche Afghanistan e Siria, con quest’ultima tra i peggiori 10 paesi nella graduatoria di Reporter Senza Frontiere insieme a Cina, Iran e Corea del Nord.
Ma per RSF la situazione della libertà di stampa è complessivamente peggiorata in un gran numero di Stati. In 138 paesi del mondo gli intervistati hanno riferito che gli attori politici sono spesso coinvolti in disinformazione e propaganda. Ciò avviene sistematicamente in 31 paesi.
In questo contesto di drastico calo della possibilità per i cittadini di ricevere un’adeguata e completa informazione pubblica l’Italia non è messa bene come potrebbe. E anzi arretra. Il rapporto di Reporter Senza Frontiere assegna al nostro Paese 5 posizioni in meno rispetto all’anno scorso. Passiamo dal 41° al 46° posto, con una citazione per il caso della possibile vendita dell’agenzia di stampa Agi al gruppo Angelucci. Nel 2023 l’Italia aveva recuperato 17 posizioni rispetto al 2022, quando si era classificata al 58° posto.
Nel rapporto della ong sulla libertà di stampa si fa un accenno generale alle intromissioni, in molti paesi, dei gruppi politici. In particolare al tentativo di “orchestrare l’acquisizione di ecosistemi mediatici. Sia di media di proprietà statale che sono finiti sotto il loro controllo, sia di acquisizione di media privati da parte di imprenditori alleati“. E si sottolinea che in Italia “un parlamentare della maggioranza sta cercando di acquisire la seconda agenzia di stampa, l’Agi“.
Per l’organizzazione che controlla la ‘salute’ della libertà di stampa nel mondo si è verificata “un’imitazione spettacolare dei metodi repressivi russi” in tutta l’Europa orientale. Ma anche in Asia centrale, fino, in Europa, alla Serbia. Paesi in cui “i media filo-governativi portano propaganda russa e le autorità minacciano i giornalisti russi in esilio“. Le regioni più difficili rimangono il Medio Oriente e il Nord Africa, dove la situazione è “molto grave” in quasi la metà degli Stati presi in esame. Con il Qatar che al momento è l’unico in cui la situazione non è stata classificata né come “difficile” né “molto grave“.
L’Europa risulta essere l’unica regione del mondo in cui Reporter Senza Frontiere include, nel suo rapporto, paesi classificati come “buoni“. Qui la peggiore è la Grecia (88° posto), dietro all’Ungheria e alla Polonia. Atene sconta l’incapacità di gestire lo scandalo relativo alle intercettazioni dei giornalisti da parte dei servizi segreti e l’omicidio del veterano di cronaca nera Giorgos Karaivaz nel 2021.
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