Henriette Berthelsen, 66 anni, psicologa e attivista, è una delle 143 donne Inuit – appartenenti a uno dei popoli nativi della Groenlandia – che stanno facendo causa alla Danimarca, a cui la grande isola artica appartiene. Assieme alle altre compagne, Berthelsen accusa lo Stato danese di averla costretta a subire una contraccezione forzata da adolescente, affinché non potesse procreare.

Mi è stato applicato uno IUD (un dispositivo intrauterino, ndr.) 9 volte dall’età di 13 anni, secondo la mia cartella clinica“, ha spiegato Henriette Berthelsen all’Agence France Presse (AFP). I dispositivi intrauterini sono piccoli oggetti flessibili di plastica, a forma di T, inseriti nell’utero, al fine di inibire le gravidanze. Alla donna Inuit sono occorsi decenni per elaborare la sofferenza patita da giovane ma adesso si va concretizzando, per le vie legali, un desiderio di giustizia che appartiene anche ad altre persone in Danimarca.

Henriette Berthelsen. Foto X @AFP

La campagna di contraccezione

Dagli Anni Sessanta fino al 1980 in Danimarca si è sviluppata per volontà dello Stato una campagna con cui si è imposta la contraccezione a molte donne. Si calcola che circa 4.500 donne fertili siano state costrette a sottoporsi alla procedura medica, spesso senza che ci fosse alcun consenso da parte loro o della loro famiglia. Così come avvenuto per la dottoressa Berthelsen.

La Groenlandia non è più una colonia della Danimarca dal 1953 ma a tutt’oggi fa parte dello Stato danese (dal 1979 è un territorio autonomo del Regno). Oltre mezzo secolo fa Copenhagen portò avanti una campagna per limitare la natalità nel territorio artico. Su raccomandazione delle autorità pubbliche, Henriette Berthelsen fu mandata in Danimarca per un anno a imparare il danese. E poi in un collegio danese a Nuuk, la capitale della Groenlandia, lontano dalla sua città natale di Qeqertarsuatsiaat, nel sud-ovest della isola dei ghiacci.

Un giorno la protagonista della nostra storia si accorse di “un cartello che diceva che tutte le ragazze del collegio dovevano andare in infermeria“. Per molto tempo Henriette Berthelsen non raccontò a nessuno della sua vicenda, ricordando ciò che sua madre le aveva insegnato: “Non contraddire mai un danese“. Per molte delle sue compagne di classe la contraccezione forzata ha avuto un impatto devastante, ha raccontato ancora all’AFP.

 “Tempi maturi per avere giustizia” 

Nella mia classe c’erano diverse ragazze che non hanno mai potuto avere figli“, ha detto. Berthelsen ha invece avuto 2 figli. Ora sta conducendo una campagna per convincere lo Stato danese a pagare le terapie per le vittime. Ebbe Volquardsen, docente all’Università di Nuuk, in Groenlandia, ha detto che le donne stanno cercando giustizia adesso perché i tempi sono maturi. “Ci vuole semplicemente tempo perché i gruppi emarginati, compresi i groenlandesi all’interno del regno danese, sviluppino una consapevolezza della disuguaglianza sistemica e la capacità di articolarla come un problema” ha spiegato la professoressa.

Una delle vittime ha parlato ai media diversi anni fa del trauma che ha vissuto. Nel 2022 c’è stata una serie di podcast dell’emittente pubblica danese DR che ha rivelato la portata della campagna di contraccezione forzata e il tentativo di ottenere giustizia. “È importante che lo Stato danese si assuma le sue responsabilità” ha dichiarato all’AFP Henriette Berthelsen. “Alcune cose sono accadute come risultato del colonialismo“. Come “decidere, al posto delle persone, se sono troppe o troppo poche. Commettere un genocidio, commettere violenze e soprusi contro le ragazze“.

La regina di Danimarca, Margrethe (con la coperta), a Nuuk in Groenlandia, il 10 ottobre 2021. Foto Ansa/Epa Christian Klindt Soelbeck

Cicatrici e asportazione dell’utero

L’avvocato delle querelanti, Mads Pramming, ha detto che uno dei documenti presentati alla magistratura danese come prova della campagna di contraccezione forzata è un testo sanitario del 1971. Un medico esaltava il “successo” della politica di quasi sterilizzazione delle done Inuit.

C’erano 9mila donne fertili e, in soli 4 anni, a metà di loro hanno inserito una spirale. Quindi 4.500. E la popolazione è diminuita enormemente” ha spiegato il legale delle 143 donne. “In quel periodo in alcune città non ci sono state nascite. Dopo quattro anni i fautori della contraccezione forzata conclusero che era stato un grande successo“.

La grande maggioranza delle querelanti – la più anziana ha 82 anni – sono rimaste con cicatrici durature. “Delle 143 donne, circa 50 hanno subito l’asportazione dell’utero e non hanno potuto avere figli. Tutte hanno sofferto” fisicamente e mentalmente, ha dichiarato l’avvocato Mads Pramming. Il ricorso delle donne Inuit giunge mentre Danimarca e Groenlandia stanno riesaminando le loro relazioni in una storica commissione parlamentare. Fra un anno, inoltre, si prevede che arriveranno le conclusioni di un’indagine specifica sulla campagna di contraccezione forzata.