Tangentopoli in Liguria, lo strano caso di Signorini senza più soldi
L'ex capo del Porto di Genova non avrebbe più disponibilità sui suoi conti. Ipotesi gioco d'azzardo o spostamento del denaro altrove
Per l’inchiesta sulla corruzione in Liguria si apre il 20 maggio una settimana che si annuncia decisiva. In programma nelle prossime ore lo svelamento delle copie forensi di telefoni, personal computer e altri dispositivi del presidente della Regione, Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio. Si svolgeranno inoltre le audizioni, davanti ai magistrati inquirenti, di diversi testi.
Fra questi il sindaco di Genova, Marco Bucci. Gli elementi su cui sono al lavoro gli investigatori sono molti. C’è in particolar modo la situazione finanziaria di Paolo Emilio Signorini, l’amministratore delegato della società di servizi Iren ed ex capo dell’Autorità del porti di Genova e Savona. Quando ricopriva questo ruolo Signorini guadagnava circa 230mila euro all’anno. Una cifra che sarebbe ulteriormente aumentata con il passaggio ad amministratore delegato di Iren. Ma quando la Guardia di finanza lo ha arrestato (si trova in carcere) non ha trovato denaro nella sua disponibilità. Secondo gli inquirenti, la situazione economica di Signorini potrebbe essere legata, come spiega Il Secolo XIX, alla passione per il gioco d’azzardo.
I conti in rosso di Signorini
Dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla tangentopoli in Liguria emergono più volte le difficoltà economiche dell’ad di Iren, a cui spesso è andato in soccorso Aldo Spinelli. Come nel caso del conto per il matrimonio della figlia (circa 13mila euro) e per l’acquisto di un bracciale Cartier per la fidanzata. Dalle indagini sarebbe emersa la passione di Signorini per il casinò di Monte Carlo che frequentava con una certa regolarità e dove spesso a pagare fiches e soggiorni era lo stesso Spinelli. Gli inquirenti vogliono ora capire se il gioco possa essere stato un vizio tale da azzerare i conti del manager o se i capitali di Signorini non siano stati spostati altrove.
Esame anche su quelli di Toti
Al vaglio anche i conti del governatore della Liguria, Giovanni Toti. Gli investigatori vogliono capire se vi siano tracce di finanziamenti ricevuti indebitamente in cambio di favori a qualche imprenditore. Dopo l’effettuazione delle copie di telefoni, pc e altri dispositivi, inizieranno le operazioni di analisi dei contenuti. Ma per avere dei risultati ci vorrà del tempo: non è chiaro se la Procura voglia aspettare di avere in mano la perizia per interrogare Toti o, se come chiesto dal presidente della Regione, l’audizione avverrà prima.
Stefano Savi, avvocato del presidente della Liguria, ha affermato nei giorni scorsi che il suo assistito è “ben determinato a esaminare gli atti per presentare una difesa“. Una difesa che spieghi “come tutto quello che è contenuto, i fatti che sono richiamati negli atti stessi, sono in realtà da interpretare differentemente alla luce della politica che hanno sempre seguito lui e la Regione da lui guidata“. La giornata di lunedì 20 maggio è inoltre cruciale per la presentazione per il ricorso al tribunale del Riesame, i termini scadono infatti a mezzanotte. Al momento tuttavia nessuno dei principali indagati ha fatto sapere di voler fare appello. L’unico procedimento aperto è infatti quello per il dissequestro di alcuni beni requisiti a Mauro Vianello, presidente di Ente Bacini.