Una retata di arresti – 12 persone – è scattata a Napoli all’alba del 28 maggio. I carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare in base ad accuse, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, furto aggravato ai danni della Città Metropolitana di Napoli e corruzione.

I fatti contestati sono avvenuti nelle province di Napoli, Avellino e Salerno. Le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli, sono durate circa 6 mesi. I militari hanno accertato l’esistenza di una associazione dedita allo smaltimento illecito di rifiuti speciali, di provenienza industriale, nell’impianto pubblico di Tufino.

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Un’articolata “associazione a delinquere

L’indagine è cominciata nel gennaio del 2023, grazie alle segnalazioni di anomalie della Sapna, società interamente partecipata dalla città metropolitana di Napoli. Si tratta di un’azienda che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani dell’area metropolitana del capoluogo campano. Attraverso intercettazioni di conversazioni, video riprese e pedinamenti, i carabinieri hanno scoperto che nell’impianto per la gestione dei rifiuti di Tufino si smaltivano tipologie di rifiuti di provenienza industriale, estranee al ciclo di raccolta dei rifiuti urbani.

Secondo gli inquirenti ad operare illecitamente era un’associazione a delinquere di cui facevano parte diverse figure professionali. Fra cui gli amministratori di alcune aziende di rifiuti speciali delle province di Napoli e Salerno. Vi erano inoltre autisti di automezzi adibiti alla raccolta di rifiuti urbani e alcuni dipendenti infedeli dell’impianto di Tufino. La presunta associazione a delinquere aveva organizzato, nei minimi dettagli, un articolato “modus operandi“. Ovvero uno smaltimento illecito di rifiuti speciali, di provenienza industriale, nell’impianto pubblico, a spese dell’Ente pubblico.

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Bobine rubate per imballare i rifiuti

Sempre stando alla ricostruzione dei fatti dei carabinieri del Noe di Napoli, per incrementare i profitti illegali i dipendenti dello Stir di Tufino e gli autisti dei mezzi che conferivano illecitamente i rifiuti nell’impianto, commettevano furti. Ossia, dopo aver effettuato gli smaltimenti, rubavano bobine di ferro, del valore di circa 20mila euro, da utilizzare nell’impianto per imballare i rifiuti. Gli autori dei furti nascondevano poi accuratamente le bobine all’interno degli autocompattatori.

Corruzione nell’impianto di Napoli

Emerge anche questo dalle indagini del carabinieri del Noe, coordinati dalla Dda di Napoli, che hanno portato agli arresti di 12 persone il 28 maggio. Gli autisti di 2 società aggiudicatarie di appalti per la raccolta di rifiuti urbani in alcuni paesi vesuviani, secondo gli inquirenti, ricoprivano il ruolo di tramite. Quindi di collegamento fra i produttori di rifiuti speciali e gli operai addetti alla gestione dei rifiuti all’interno dello Stir di Tufino. Il traffico illecito di rifiuti e il loro smaltimento illegale a spese dei contribuenti consentiva all’associazione a delinquere un significativo risparmio in termini economici. Di contro consentiva ai dipendenti pubblici di intascare ampie mazzette di denaro, in cambio del servizio di ‘copertura’ reso ai trafficanti.

Essenziale, sempre stando alle indagini dei carabinieri del Noe di Napoli, era infatti il ruolo svolto dagli addetti al trattamento meccanico-biologico di Tufino, complici del sistema dei profitti illeciti. I quali avevano studiato un modo per bypassare il rigido sistema di controllo previsto dalla Sapna. In questo modo gli autisti degli automezzi potevano operare indisturbati e scaricare i rifiuti illecitamente. Un’intera squadra forniva i propri turni di servizio ai complici esterni, che dunque pianificavano in totale tranquillità gli illeciti sversamenti. Nella certezza della compiacenza di tutti i componenti di quel turno, remunerati dal capo squadra, ciascuno in proporzione del contributo fornito.