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John Elkann: “Fin da piccoli io e i miei fratelli abbiamo subito violenze da nostra madre”

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Il presidente di Stellantis, John Elkann, ha rilasciato al quotidiano Avvenire affermazioni che squarciano un velo su alcuni segreti della più importante dinastia industriale italiana. “Insieme ai miei fratelli Lapo e Ginevra fin da piccoli abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre. Questo ha creato un rapporto protettivo da parte dei nostri nonni”. 

Ripercorrendo la storia della Fiat – Stellantis deriva dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot – e della sua famiglia, Elkann ha parlato anche dell’annosa vicenda relativa all’eredità di Gianni Agnelli e di sua moglie Marella Caracciolo. Un tesoro sterminato per cui Margherita Agnelli – figlia di Gianni e Marella – agisce in giudizio contro i propri figli John, Lapo e Ginevra. Una battaglia legale che sta contrapponendo sempre più aspramente madre e figli.

John Elkann Stellantis Italia John Elkann Stellantis Italia
John Elkann. Foto Ansa/Alessandro Di Marco

Elkann contro sua madre

Nel 2004 la mia famiglia si è compattata per il rilancio della Fiat – ha sottolineato John Elkann nell’intervista ad Avvenire – ma mia madre si è chiamata fuori“. “Con mio fratello e mia sorella abbiamo piena fiducia nella magistratura italiana” ha quindi sottolineato il presidente di Stellantis a proposito dell’inchiesta giudiziaria in corso a Torino. “È una situazione che dura da vent’anni, da quando nel 2004, nel pieno della crisi di cui parlavamo prima, tutta la mia famiglia per senso di responsabilità si è compattata intorno alla Fiat, portando avanti le volontà di mio nonno (Gianni Agnelli, ndr.). L’unica a chiamarsi fuori è stata mia madre. E invece di essere contenta, per la Fiat, per la sua famiglia, per la realizzazione del volere di suo padre, ha reagito nel modo peggiore“.

Torino e il paragone con l’Olivetti

A Torino ci sono le nostre radici – ha proseguito John Elkann – dove viviamo e rafforziamo nostro impegno sociale“. “Nonostante il mio lavoro mi porti prevalentemente fuori dall’Italia, abbiamo deciso con mia moglie di abitare a Torino. Qui sono nati i nostri figli e qui sono stati battezzati e vanno a scuola. Le nostre radici sono a Torino, un territorio a cui ci sentiamo legati e sul quale continuiamo a rafforzare il nostro impegno sociale“.

Margherita Agnelli col secondo marito Serge de Pahlen. Foto Ansa/Alessandro Di Marco

Tornando poi sul tema dello sviluppo industriale di Fiat-Stellantis, John Elkann ha detto: “Abbiamo evitato il destino dell’Olivetti. Oggi l’insieme delle nostre aziende dà lavoro a più di 74mila persone in Italia, dove abbiamo investito negli ultimi 5 anni 14 miliardi, creando prodotti competitivi sui mercati mondiali“. “Guardiamo ai fatti: il nostro destino 20 anni fa era quello dell’Olivetti, una delle grandi realtà del nostro Paese. Che con il susseguirsi di diverse proprietà, cattiva gestione e ingegneria finanziaria che prendeva il posto dell’ingegneria di prodotto, oggi non esiste più. Un’altra possibilità, ugualmente infelice, era la nazionalizzazione, come nel caso dell’Alitalia o dell’Ilva. E invece non è andata così“.

“Multinazionale ricca di identità”

Tante nazionalità tra manager sono forza e ricchezza per il gruppo Stellantis ha sottolineato ancora Elkann nell’intervista ad Avvenire. L’azienda erede della Fiat sull’orlo del fallimento oggi “opera in tutto il mondo. Ha forti radici in America, Francia e Italia, e nel suo top management ci sono tante nazionalità. L’ad è portoghese, la responsabile finanziaria è americana, il capo della tecnologia è croato. Guardando ai marchi, il responsabile di Jeep è italiano, quello di Peugeot inglese, quello dell’Alfa Romeo è francese. È nel pieno rispetto delle identità nazionali che sta la vera forza e la ricchezza di Stellantis”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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