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Elezioni in Messico, una donna presidente?

Sfida fra Claudia Sheinbaum, ex sindaco della capitale e favorita per la vittoria, e Xóchitl Gálvez. In mezzo il terzo incomodo Jorge Máynez

Domenica 2 giugno le elezioni politiche generali in Messico potranno riservare sorprese. Per la prima volta nella storia del grande paese centroamericano una donna potrebbe diventare presidente della Repubblica. Il mandato presidenziale è di 6 anni. I messicani rinnoveranno inoltre 128 membri del Senato, sempre per un periodo di 6 anni, e 500 membri della Camera dei Deputati per un periodo di 3 anni. L’articolo 83 della Costituzione messicana vieta al presidente in carica Andrés Manuel López Obrador (detto AMLO dalle inziali del suo nome) di candidarsi per un secondo mandato.

Due dei tre candidati a queste elezioni presidenziali sono donne. La prima è Claudia Sheinbaum, ex sindaco di Città del Messico, appartenente al partito di sinistra populista Morena, lo stesso del presidente uscente. Sostengono Sheinbaum i partiti dell’attuale coalizione di Governo Sigamos Haciendo Historia. La seconda dona candidata è la senatrice Xóchitl Gálvez per Fuerza y ​​Corazón por México: coalizione dei 3 principali partiti del Paese prima dell’arrivo di Morena. Ossia il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI, centrista), il Partito di Alleanza Nazionale (PAN, di Centrodestra) e il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD, di Centrosinistra). Il Movimento Cittadino (MC, socialdemocratici), è l’unico partito senza coalizione: ha candidato un uomo, il deputato Jorge Máynez.

Messico elezioni presidente donna
Da sinistra, Claudia Sheinbaum e Xochitl Galvez. Foto Ansa

Sheinbaum può vincere

Diversi fattori favoriscono Claudia Sheinbaum e il suo partito Morena, sottolinea su X Sondaggi Bidimedia. In particolare l’alto indice di gradimento di cui gode ancora il presidente uscente e non ricandidabile López Obrador. Sheinbaum si è impegnata a portare avanti l’agenda di AMLO, in gran parte consolidando alcuni dei suoi principali progetti infrastrutturali, attuando le sue misure di austerità e preservando i suoi programmi di assistenza sociale.

Milioni di messicani hanno beneficiato di trasferimenti diretti di denaro e sussidi per carburante ed elettricità sotto l’amministrazione di López Obrador. Tuttavia AMLO è sotto accusa da pare di molti per aver tentato di approfittato della sua popolarità al fine di  indebolire le istituzioni di controllo dell’operato del Governo e dei processi elettorali. E anche di assegnare ai militari un ruolo enorme nella politica e nell’economia del Messico.

Il Messico secondo Gálvez

Al contrario, la Gálvez ha promesso un Governo di coalizione con una pluralità di voci che difenda controlli ed equilibri democratici. Propone inoltre di smilitarizzare gradualmente il Messico. Di ritirare le forze armate dai compiti civili e reindirizzarle per combattere la criminalità organizzata. E accusa Governo uscente non aver fatto abbastanza per reprimere gli alti livelli di violenza, soprattutto legati al traffico di droga, che affliggono il Messico in maniera cronica. Tuttavia, molti elettori vedono i partiti che sostengono Gálvez (PRI, PAN e pure PRD) come i responsabili della corruzione che il paese sta cercando di scrollarsi di dosso.

Jorge Maynez, candidato uomo presidenza Messico
Jorge Maynez, unico candidato uomo per le presidenziali messicane. Foto X @AlvarezMaynez

I dossier droga e migranti

Gli elettori vedono la crescente violenza dei cartelli della droga come una delle principali questioni elettorali. Il Governo di Lopez Obrador ha lottato per frenare le uccisioni, le sparizioni e gli atti di estorsione che devastano il Messico. Ma non ha ottenuto sostanziali successi. La violenza non ha risparmiato le elezioni di quest’anno. Decine di aspiranti sindaci e funzionari locali sono stati uccisi. Altri vengono presi di mira ogni mese in quella che secondo gli analisti è una campagna elettorale ancora più sanguinosa di quella del 2018 .

C’è anche una crisi migratoria. Sebbene le forze dell’ordine abbiano incarcerato più migranti di quanto non sia accaduto negli ultimi due decenni, un numero elevato di persone continua a passare attraverso il suo confine meridionale. Per cercare di raggiungere gli Stati Uniti. Il che ha provocato un peggioramento delle relazioni tra Messico e Usa.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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