Come la Cina sta già invadendo il mercato europeo di auto cinesi
Pechino si nasconde dietro ai brand occidentali con operazioni di rebadge. E sfida i dazi americani
Gli USA hanno recentemente inasprito la guerra commerciale contro la Cina, aumentando i dazi. A pesare soprattutto quelli sulle auto elettriche, che arriveranno dal 1 Agosto al 102%. Mentre lo sbarco delle auto cinesi in Europa è già una realtà. E forse è già troppo tardi.
Con o senza dazi, è molto probabile che queste auto si faranno strada sulle vie europee. Minacciando uno dei settori di punta dell’industria del Vecchio Continente. Nonostante l’immagine di prodotti Made in China è ancora un problema in Europa. Dove la produzione industriale di Pechino per molti anni ha sfornato copie di bassa qualità dei prodotti occidentali, non guadagnandosi dunque il premio dell’affidabilità. Oggi i produttori cinesi hanno seriamente intenzione di accaparrarsi una fetta dei mercati occidentali con prodotti altamente competitivi. E non è detto che basteranno i dazi per fermare l’avanzata delle auto elettriche di Pechino. La Cina infatti sta già penetrando sapientemente il mercato europeo, ma come?
Come la Cina si nasconde dietro ai brand occidentali
Crediamoci o no, secondo gli esperti le auto elettriche cinesi sono competitive, attraenti e hanno il chiaro obiettivo di sedurre gli automobilisti al di fuori della Cina. Altrimenti gli USA non si sarebbero spaventati tanto da imporre un vero e proprio muro commerciale, con dazi che dal 1 Agosto sfioreranno il 102%. La verità è che Pechino negli ultimi decenni ha guardato e investito sul futuro, acquistando le materie prime cruciali di domani e investendo miliardi nella ricerca, mentre noi europei ancora litigavamo sul patto di stabilità. Tuttavia, molti consumatori sono ancora riluttanti all’idea dell’hi tech cinese perché associano Pechino alla bassa qualità. Ma cosciente di questo, il Dragone sta già agendo silenzioso e scaltro. Uno dei metodi più comuni è la cosiddetta operazione di “rebadge”.
In poche parole i pezzi sono prodotti in Cina, ma la macchina viene assemblata in Italia. Un’operazione che scavalca quindi la diffidenza del consumatore nei riguardi dell’affidabilità del brand Made in China. Anche se la macchina di fatto è un modello cinese a tutti gli effetti ed è stato solo leggermente modificato nei connotati per l’omologazione in Italia. Uno dei casi automobilistici più dibattuti del panorama italiano al riguardo è la molisana DR Automobiles Group e dei suoi numerosi marchi satellite, EVO, Tiger, ICH-X e Sportequipe, che continuano a scalare le classifiche di vendita con dei modelli costruiti in Cina e “personalizzati” a Macchia d’Isernia. I loro prodotti non sono diversi però dai modelli delle case cinesi Chery, BAIC e JAC.
Pechino è un impero globale
È il caso anche del brand lombardo Cirelli Motor Company protagonista recentemente di un’accesa diatriba proprio con DR e SAIC. Il gruppo cinese da cui ha acquistato le auto poi marchiate Cirelli. Che è lo stesso con cui DR reclama di aver sottoscritto da tempo un accordo esclusivo. Nel 2023 DR Automobiles è stato il secondo produttore cinese in Europa, dietro solo a MG. Dove quest’ultimo rappresenta un ulteriore esempio di come la Cina si stia ben nascondendo dietro i marchi occidentali. Sebbene MG sia nato come marchio britannico 100 anni fa, è stato acquisito dalla cinese SAIC nel 2007 e da allora è stato interamente progettato, prodotto e pianificato in Cina. Il nome e la storia di MG, sono serviti a bypassare le diffidenze del consumatore europeo. MG è il marchio cinese più venduto in UE, rappresentando il 70% delle vendite di auto di Pechino nel Vecchio Continente. Ma avrebbe avuto questo successo se avesse avuto un nome cinese?
Ovviamente c’è chi nel settore intende comunque puntare sul proprio know how e alto livello tecnologico come la casa automobilistica BYD. E per sfidare i dazi americani, l’azienda sta già inondando con le proprie navi i porti d’Europa. Soprattutto quello olandese di Vlissingen, dove è attraccata la Byd Explorer numero 1. Una nave di nuova generazione, alimentata con combustibili non inquinanti, costruita in Cina con unico scopo: trasportare automobili elettriche verso l’Europa. Abbattendo i costi di trasporto viaggiando su imbarcazioni a loro volta Made in China. Insomma isolare e tagliare i mille tentacoli del Dragone non è facile come recidere un erbaccia cattiva. La Cina, alla pari degli USA, è a tutti gli effetti un impero globale. Ad aver perso terreno negli ultimi trent’anni è solo l’Europa.