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Ucraina: per Usa, Germania e Francia Kiev può sparare con armi NATO in territorio russo

Drammatica escalation nella guerra che ora rischia di estendersi a tutta Europa se Mosca dovesse rispondere con l'uso di armi nucleari

La fine di maggio 2024 è già passata alla storia: segna un aggravamento della guerra in Ucraina, in direzione di un conflitto armato globale in tutta Europa. Un incubo spaventoso e inimmaginabile fino a 2 anni fa, quando la Russia invase l’Ucraina puntando dritto (ma invano) su Kiev.

Il 27 maggio l’Assemblea parlamentare della NATO ha adottato una dichiarazione a sostegno della revoca delle restrizioni che vietano all’Ucraina di sparare missili e altre armi, fornite dall’Occidente, contro obiettivi militari all’interno della Russia. Il 28 maggio Putin ha risposto dall’Uzbekistan affermando che se arriveranno in Ucraina soldati occidentali a combattere contro i russi “il conflitto sarà globale“. Il 31 maggio la Germania ha dato il suo via libera a Zelensky circa l’uso sul suolo russo delle armi giunte da Berlino. Lo aveva già fatto il presidente francese Macron, che per primo a febbraio e poi ancora in primavera ha parlato della necessità di spedire soldati NATO in Ucraina a combattere contro la Russia. Per evitare il crollo del paese sotto i colpi dell’avanzata delle truppe di Mosca.

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Foto Ansa/Epa Vada Kalnina

Ucraina, il sì della Germania

A smuovere quella che appare come una valanga non è però soltanto la barbarie del regime russo di Vladimir Putin. Uno Stato che ha già mandato a morire al fronte della sua folle guerra contro l’Ucraina centinaia di migliaia di soldati, molti dei quali provenienti dalle zone più sperdute e povere del paese. C’è anche la decisione del presidente americano Joe Biden, anticipata dai giornali Usa, di consentire un sostanziale via libera a che Volodymyr Zelensky faccia sparare missili, droni e altri armamenti americani e dei paesi NATO contro le basi militari nemiche in Russia.

È per questo che adesso anche la Germania del riluttante cancelliere Olaf Scholz dice sì all’uso di armi tedesche per colpire obiettivi di Mosca sul suo territorio. Per la prima volta in maniera esplicita, la Germania autorizza direttamente Kiev all’uso di dispositivi bellici per frenare l’avanzata del nemico. “Nelle ultime settimane, la Russia ha preparato, coordinato ed eseguito attacchi. In particolare nella regione di Kharkiv, da posizioni nell’area di confine russa immediatamente adiacente” si legge in una nota del portavoce del cancelliere Scholz, Steffen Hebestreit. L’Ucraina, dice la Germania, deve potersi difendere e potrà farlo “anche con le nostre armi“.

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Il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Foto Ansa/Alessandro Di Meo

L’Italia è contraria

In un contesto in cui un sempre maggior numero di paesi NATO sta progressivamente aderendo a questa prospettiva, l’Italia conferma il suo “no“. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito la linea del Governo Meloni: “Continueremo a sostenere l’Ucraina ma non autorizzeremo l’uso di armi per colpire il territorio russo. La Costituzione all’articolo 11 ce lo vieta. Siamo al fianco di Kiev ma non siamo in guerra con Mosca“.

La Germania, come altri paesi della NATO, aveva finora escluso l’uso delle armi fornite a Kiev sul territorio russo, per timore di un’escalation. Con la minaccia di fondo dell’uso dell’arma nucleare da parte di Putin. Ora tutto cambia perché, secondo i giornali, americani, il presidente Usa, Joe Biden, ha autorizzato l’Ucraina a condurre attacchi limitati all’interno del territorio russo con armi di fabbricazione americana.

Gli Usa contro la Russia

La decisione di Biden, se fosse confermata, segnerebbe un precedente assoluto. Per la prima volta un presidente americano consentirebbe risposte militari limitate all’interno dei confini di un avversario dotato di armi nucleari. I funzionari della Casa Bianca, tuttavia, hanno insistito sul fatto che l’autorizzazione si estende solo a quelli che vengono definiti “atti di autodifesa“. Soprattutto per consentire alle truppe di Kiev di difendere Kharkiv e le aree circostanti da missili, bombe plananti e proiettili di artiglieria lanciati dal territorio russo.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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