Mario Testino: “Ogni scatto mi insegna la forza del sacrificio personale”
Il fotografo, acclamato in tutto il mondo, si racconta in un'intervista esclusiva a VelvetMAG
“Nei miei viaggi mi sono reso conto che quando un Paese perde il legame tra la sua storia e il suo abito tradizionale, qualcosa di veramente prezioso è andato perduto”, afferma Mario Testino.
Il genio della fotografia, osannato a livello internazionale fin da sempre per l’arte nella moda, le cui immagini sono diventate leggendarie come le persone che ha fotografato, personaggi del calibro di Lady D, Kate Moss, Madonna, Naomi Campbell, negli ultimi sette anni, dal 2017 ad oggi, si è cimentato ad indagare gli abiti ed i costumi tradizionali di Paesi lontani da noi.
Il pensiero del geniale creativo diventa linfa vitale per la mostra A Beautiful World, a Roma a Palazzo Bonaparte fino al 25 agosto 2024, vero manifesto di un nuovo percorso artistico dell’iconico fotografo. Un progetto ideato e fortemente voluto da Testino insieme a Barrett Wissman, appassionato imprenditore, filantropo, pianista concertista e amico di lunga data del genio della fotografia mondiale. Ed è proprio Wissman ad organizzare per Testino, dopo il vernissage, un ricevimento esclusivo e cosmopolita, con celebrità come Giancarlo Giammetti, Maria Grazia Chiuri, German Larkin, Ginevra Elkan a Palazzo Colonna nella settecentesca Coffee House e Terrazza dei Paesaggi. Proprio in questa occasione Mario Testino si racconta a VelvetMAG in un’intervista esclusiva.
Mario Testino, intervista esclusiva VelvetMAG
Il suo sguardo si è posato su luoghi lontani, oltre ai confini del mondo. Quali di questi scenari ha toccato maggiormente la sua anima e perché?
Probabilmente laddove ho sentito, visto le storie legate alla fede, alla religione, laddove l’essere umano si spinge fino agli estremi. Un esempio è la comunità di Sadhu, che rinuncia a ogni bene materiale fino al punto di camminare nudi per strada. Ho parlato con molti appartenenti a queste comunità religiose che dedicano la loro vita a qualcosa di trascendente, non terreno. Questo mi colpisce profondamente, soprattutto perché io stesso tendo a essere materialista. Resto sempre ammirato di come le persone possano sacrificare così tanto. Ogni scatto che cattura questi momenti è carico di emozione e mi insegna la forza della dedizione e del sacrificio personale.
Quanto sono importanti i costumi tipici locali e le tradizioni per un popolo?
Mi sono reso conto che l’abito tradizionale viene utilizzato in vari contesti come la religione, la lotta, la geografia, le celebrazioni e il teatro. Questi contesti sono il luogo dove emergono l’originalità e la tradizione degli abiti, mantenuti vivi nel corso del tempo. Ho compreso che l’appartenenza è un aspetto fondamentale per l’essere umano; gli abiti tradizionali rappresentano modi attraverso cui esprimiamo questa appartenenza. Gli abiti parlano il linguaggio della cultura e dell’identità: per ascoltarlo, dobbiamo osservare non solo il design e i materiali, ma anche comprendere i contesti e le storie che essi raccontano.
In A Beautiful Word si allontana dalla fotografia di moda per focalizzarsi sui costumi dei popoli lontani. Cosa ha tratto da questa esperienza a livello personale?
Ho capito che la bellezza, per me, assume molteplici forme. Tradizionalmente, la bellezza fisica è stata definita dalle proporzioni e dalla fisionomia, classificando alcune persone come più belle di altre. Questa è una percezione di bellezza generalizzata e, in un certo senso, superficiale. Viaggiando per il mondo e fotografando diverse persone, mi sono reso conto che la bellezza può manifestarsi in modi incredibilmente variati. Ho imparato ancora di più ad essere aperto e riconoscerla.
Ha scelto Roma per la sua mostra, cosa l’affascina della Città Eterna?
La sua capacità di convivere con una memoria storica secolare, con tracce, testimonianze straordinarie ad ogni passo presenti, eppure di essere anche così spontanea, caotica, diretta. Questo mix di cultura “alta” e cultura” bassa” che coesistono sotto il filtro dell’ironia romana, del sapersi guardare con disincanto.
E’ nato in Perù, ma ha vissuto a Londra ed ha origini italiane ed irlandesi. Questo mix di culture come ha influito nella sua personalità?
Probabilmente proprio nella capacità di cogliere, accogliere, leggere i “diversi”, gli esclusi anche. Pormi con curiosità e gioia davanti ad ognuno.
Ha fotografato donne straordinarie, tra queste Lady D. Che ricordi ha della Principessa?
Era una persona speciale, unica. Una persona di altissimo lignaggio che ha scelto di stare accanto ai più poveri, agli ammalati, e lavorare, anche molto, per loro. Era una persona capace di mettere a proprio agio ed essere naturale con tutti.
Barrett Wissman ha scelto Palazzo Colonna per la festa in suo onore di Mario Testino nella giornata dell’anteprima della mostra?
Ho scelto Palazzo Colonna, e in particolare la Terrazza dei Paesaggi e la settecentesca Coffee House, per la festa in onore del mio amico Mario Testino e della mostra che ho contribuito a portare a Roma, anche proprio per l’esclusività della location e perché volevo fare di questa occasione non solo un evento conviviale, ma anche un esempio straordinario del primo evento Domus Artium Reserve, cioè un mix di arte, vini, cultura permettendo agli invitati di vivere un’esperienza dal vivo di rara suggestione e bellezza in un contesto monumentale all’insegna della bellezza, complici anche i giochi di luce e la musica. Un connubio reso ancora più unico proprio dalla presenza di Mario Testino.