NewsPoliticaPrimo piano

Elezioni europee: affluenza bassa, ma la posta in gioco è alta. Si vota fino alle 23

Malgrado i nomi altisonanti nelle liste - da Meloni a Schlein - gli italiani sembrano distaccarsi sempre di più dalla politica

In Italia le elezioni europee coincidono con un election day che prevede il voto anche in 3700 Comuni e il rinnovo della presidenza e del Consiglio regionale in Piemonte. Affluenza, leader, partiti, coalizioni, i risultati in tre Comuni, in particolare, e in una Regione. Ecco i sei fattori da tenere d’occhio alla chiusura dei seggi, alle 23 di oggi domenica 9 giugno. I riflettori sono puntati in primo luogo sulle elezioni europee, il cui risultato potrebbe questa volta cambiare gli equilibri dell’Unione. I partiti sovranisti e di estrema destra sono dati in ascesa. Nel primo giorno di votazioni, sabato 8 giugno, l’affluenza è stata in calo di 2 punti percentuali rispetto a 5 anni fa e alla fine questo potrebbe trasformarsi in un dato decisivo.

La corsa dei big – sono candidati Giorgia Meloni, Elly Schlein, Antonio Tajani, Carlo Calenda, Matteo Renzi, Emma Bonino, Vittorio Sgarbi – catalizza l’attenzione. Il sistema elettorale prevede lo sbarramento al 4% e preferenze e, dunque, come si dice nel gergo politico, i leader (e i loro partiti) si ‘conteranno’. Ma non bisogna perdere di vista nemmeno la sfida di alcuni candidati che potrebbero riservare più di una sorpresa: il generale Roberto Vannacci, l’attivista Ilaria Salis, i giornalisti Lucia Annunziata, Michele Santoro e Marco Tarquinio.

Elezioni europee Italia affluenza bassa
Foto Ansa/Massimo Percossi

Elezioni, per Meloni è un referendum

Le ‘chiavi’ per interpretare il voto, argomenta l’Agi, saranno anche altre. L’ordine di arrivo dei movimenti nel Centrodestra (ci sarà il sorpasso di Forza Italia sulla Lega?) e nel centrosinistra (il Pd staccherà il M5S o Conte riuscirà a tallonare Schlein?). L’Italia eleggerà 76 eurodeputati: la loro composizione sarà decisiva anche per valutare la fiducia che gli elettori ripongono nel governo guidato da Meloni, che ha chiesto agli elettori di scrivere ‘Giorgia’ sulla scheda, di fatto proponendo un referendum. Una richiesta che le offre la possibilità di confermare la sua forza dopo un anno e mezzo a Palazzo Chigi ma che rappresenta anche un rischio se le cose non dovessero andare come auspicano i Fratelli d’Italia.

I segnali da cogliere arriveranno anche dalle elezioni amministrative. Si vota, infatti, per scegliere sindaco e Consiglio comunale in circa 3.700 città e paesi. Le sfide più importanti riguardano Bari, Firenze, Cagliari, Perugia, Campobasso e Potenza. Potrebbe essere significativo soprattutto il risultato nei primi tre Comuni. Gli elettori piemontesi, infine, sceglieranno il presidente e i consiglieri della Regione, un altro dato rilevante soprattutto per le scelte dei partiti (il centrodestra è unito, mentre Pd e M5S hanno due candidati diversi). Appuntamento, quindi, dopo la chiusura dei seggi. Chissà se il verdetto sarà inappellabile o se, come succede in quasi tutte le tornate elettorali, ciascuno troverà il mondo di cantare vittoria.

voto elezioni europee comunali regionali Italia
Foto Ansa/Alessandro Di Marco

Decisivo il voto in Francia e Germania

L’affluenza per le europee 2024 è in calo rispetto ai precedenti del 2009 e del 2004, quando si votò anche di sabato. Con il 75% delle sezioni esaminato, l’affluenza alle ore 23 è per ora ferma al 14,49%. Alle europee del 2009 l’affluenza alle 22 del sabato fu del 17,8%. Nel 2004 del 20,5%. La Grecia ha iniziato a votare il 9 giugno per scegliere i propri eurodeputati, mentre nei principali Stati membri dell’Unione europea, inclusa l’Italia, i seggi sono stati aperti il pomeriggio dell’8 giugno. Così anche in Francia e in Germania, dove al mattino del 9 giugno è cominciata la seconda e ultima giornata di voto. In gioco, in queste elezioni, c’è l’attribuzione di 720 seggi al Parlamento europeo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio