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Lo sbarco in Normandia: dopo 80 anni quell’Europa liberata rischia un conflitto nucleare

Angloamericani e sovietici sconfissero il nazifascismo. Oggi i loro eredi sono su fronti opposti. La guerra in Ucraina sembra voler dilagare

Il 6 giugno scorso gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, la Francia e tutta l’Europa, Italia compresa, hanno celebrato l’80° anniversario dello sbarco delle truppe statunitensi, inglesi e canadesi in Normandia. All’alba del 6 giugno 1944 quasi 160mila uomini in armi misero piede nella Francia dominata dal nazismo. Anche quest’anno, come ogni anno, in segno di rispetto e gratitudine, cittadini francesi hanno strofinato un pugno di sabbia di Omaha Beach sulle lapidi di ciascuno dei 9.386 soldati americani lì sepolti. Giovani che persero la vita sotto il fuoco nemico il giorno stesso dello sbarco per liberare l’Europa occidentale dal giogo di Hitler.   

Quel giorno – il cosiddetto ‘giorno più lungo’ – morirono, come detto, circa 10mila soldati alleati sotto il fuoco tedesco. E fra i 4mila e i 9mila soldati tedeschi. Ma fu l’inizio della fine per il nazismo e per il fascismo italiano. Dopo che il 10 luglio 1943 gli angloamericani erano sbarcati in Sicilia; il 22 gennaio 1944 ad Anzio (Roma) e il 4 giugno – due giorni prima dello sbarco in Normandia – era avvenuta la liberazione di Roma. Tutto mentre l’Unione sovietica, che aveva rischiato l’implosione a Stalingrado, resistendo accanitamente ai tedeschi invasori, si preparava ad avanzare verso la Germania.

Soldati Usa sbarco Normandia
Soldati americani si preparano allo sbarco sulle coste della Normandia, il 6 giugno 1944. Il sergente. Sandy Martin (in alto a sinistra) è morto a Omaha Beach dove sono sepolti 9.386 militari Usa che quel giorno furono uccisi dal fuoco tedesco. Foto X @BeschlossDC

L’America e i dittatori di oggi

Il 6 giugno 2024, sulle spiagge della Normandia, il presidente Usa Joe Biden ha ricordato lo sbarco alleato e il sacrificio dei giovani americani. Ma ha citato anche la guerra in Ucraina e ha lanciato un appello a “non abbandonare (altri Paesi) di fronte ai dittatori“.

Il chiaro riferimento era a Putin e alla Russia di oggi, non invitata a celebrare gli 80 anni dello sbarco angloamericano in Francia. “L’isolazionismo – ha detto Biden nel suo discorso a Colleville-sur-Mernon era la risposta 80 anni fa e non lo è oggi. Le forze oscure non spariscono mai“. L’Ucraina, ha detto, “è invasa da un tiranno” e “noi non possiamo abbandonare di fronte a dei dittatori, è inimmaginabile“.

Gli ha fatto eco re Carlo III d’Inghilterra. “Le nazioni devono restare unite per opporsi alla tirannia” ha detto il sovrano britannico al British Normandy Memorial di Ver-sur-Mer, in Normandia. Carlo III, alla cerimonia insieme al presidente Francese Emmanuel Macron e al premier britannico Rishi Sunak, ha ricordato “la più grande tragedia dello sbarco: il numero inimmaginabile di civili morti in questa battaglia comune per la libertà“. E ha salutato “l’incredibile coraggio e il sacrificio degli uomini e delle donne della Resistenza francese“.

Perché quel giorno è così importante

Lo sbarco degli angloamericani in Normandia è la più grande invasione anfibia che la storia militare ricordi. Senza quell’operazione di così grandi proporzioni l’Europa avrebbe sofferto chissà ancora per quanto tempo la dominazione nazista. La guerra nel vecchio continente terminò invece meno di un anno più tardi. Il prezzo di sangue pagato allo sbarco fu di migliaia di soldati statunitensi, britannici e canadesi periti in poche ore quello stesso del 6 giugno 1944. Bersagliati da cannoni e mortai tedeschi. Falciati dal micidiale fuoco incrociato delle mitragliatrici. Dilaniati dalle mine, annegati in mare. I bombardamenti degli alleati sulla Francia a copertura dell’invasione di terra provocarono il massacro di decine di migliaia di civili innocenti. Da quel giorno in poi, per il resto della guerra, perirono fra le 50mila e le 70mila persone: uomini, donne e bambini francesi.

La storia dello sbarco in Normandia

Mentre Hitler si attendeva che gli angloamericani avrebbero tentato l’invasione dalla regione di costa bassa di Calais, la più vicina alla costa britannica, lo sbarco avvenne lungo un breve tratto di costa alla foce della Senna. Fra Le Havre e la penisola di Cherbourg: un tratto impervio e sovrastato da scogliere. E per accrescere l’imprevedibilità fu deciso di procedere anche col tempo cattivo e con l’arrivo dell’alta marea. A capo della Operation Neptune c’era il generale (e futuro presidente Usa) Dwight D. Eisenhower con il britannico Bernard Montgomery in seconda.

All’alba del 6 giugno 1944 il dispiegamento di forze che i tedeschi si trovarono di fronte in mare era impressionante. Oltre 1.200 navi da guerra alleate fra cui 5 corazzate che scortavano 800 navi da cargo piene di truppe e veicoli, 700 imbarcazioni di appoggio. Oltre 4.000 mezzi da sbarco con quasi 160mila soldati e 800 fra carri armati, blindati e altri veicoli. I settori dello sbarco erano stati divisi in 5 differenti spiagge, con nomi in codice: Utah Beach e Omaha Beach (truppe Usa); Gold Beach, Sword Beach e Juno Beach (truppe britanniche e canadesi).

Omaha Beach, spiaggia di sangue

Benché preceduti da massicci raid aerei e dal fuoco di copertura dalle cannoniere navali, gli sbarchi furono esposti a un feroce fuoco di sbarramento su spiagge minate, irte di ostacoli, e nelle prime ore fu un massacro. In particolare a Omaha Beach, dove i tedeschi tennero gli invasori inchiodati sulla battigia dall’alto delle scogliere che la circondavano. Nell’arco del solo D-Day sulle 5 spiagge dello sbarco persero la vita circa 10.000 soldati alleati e fra i 4 e i 9.000 tedeschi (cifra mai appurata).

In 24 ore gli Alleati riuscirono a stabilire delle teste di ponte da cui, nei giorni successivi, continuarono a sbarcare uomini e mezzi fino a creare una forza di invasione di quasi un milione e mezzo di effettivi. In una lunga e difficile campagna – la Operation Overlord – contro 700mila tedeschi che impiegò quasi 2 mesi per prendere Parigi, liberata il 25 agosto 1944.

Sbarco Normandia angloamericani cartina geografico-militare
La cartina illustra le forze in campo nel giorno del D-Day. Foto Wikimedia Commons

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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